Dino Alfieri: differenze tra le versioni
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|Attività2= diplomatico
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità =,
|Immagine = Dino Alfieri ispeziona la triennale d'Oltremare a Napoli.jpg
|Didascalia = Dino Alfieri ispeziona la [[triennale d'Oltremare]] a Napoli
}}
==Biografia==
Nel [[1911]] si laurea in legge e poco dopo gli studi aderisce al [[nazionalismo]] di [[Enrico Corradini]]. Interventista e volontario nella [[Prima guerra mondiale]], nel [[1923]] criticò la confluenza dell'[[Associazione Nazionalista Italiana]] nel [[Partito Nazionale Fascista]], tra le file del quale fu comunque eletto [[deputato]] nel [[1924]]. Durante il [[governo Mussolini]] gli vennero assegnati vari incarichi: dal [[1929]] al [[1932]] fu sottosegretario alle Corporazioni.
Nel 1932 fu direttore della [[Mostra della Rivoluzione Fascista]] <ref>[http://search.acs.beniculturali.it/OpacACS/guida/IT-ACS-AS0001-0003706 Home<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> che aveva ideato come direttore dell'[[Istituto fascista di cultura]] di Milano. Dal [[1935]] fu sottosegretario alla Stampa e Propaganda, facendo le funzioni del ministro [[Galeazzo Ciano]], impegnato nella [[guerra d'Etiopia]], dall'11 giugno [[1936]]. Quando il genero del [[duce]] occupò il dicastero degli Esteri, Alfieri venne nominato [[ministro]] della Cultura Popolare nel [[1937]]
Ambasciatore d'[[Italia]] presso il [[Vaticano]] nel [[1939]], un anno dopo si trasferisce con lo stesso ruolo in [[Germania]], dove ebbe l'opportunità di conoscere personalmente [[Adolf Hitler]]. Membro del [[Gran Consiglio del Fascismo]], nel luglio del [[1943]] vota sì all'[[ordine del giorno Grandi]] e per evitare ritorsioni fugge in [[Svizzera]], entrando dal valico di [[Astano]] grazie ai contatti del parroco don Isidoro Marcionetti. [[Condannato a morte]] in [[contumacia]] nel [[processo di Verona]] ([[1944]]), nel [[1947]] tornò in patria
==Note==
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