Pirro: differenze tra le versioni

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Appartenente alla casa degli [[Eacidi]], che dichiarava di discendere da [[Neottolemo]], figlio di [[Achille]], ed imparentata agli Argeadi e quindi ad [[Alessandro Magno]]<ref>{{Cita|Jones|p.45|Jones}}.</ref><ref>{{Cita|American Numismatic Society|p.196|American Numismatic Society}}.</ref>, dal [[306 a.C.]] fu re della sua gente, i [[Molossi (popolo)|Molossi]]<ref>{{Cita|Borza|p.62|Borza}}.</ref><ref>{{Cita|Chamoux|p.62|Charmoux}}</ref>, tribù preponderante dell'[[Epiro]] nei periodi [[288 a.C.|288]]-[[285 a.C.]] e [[273 a.C.|273]]-[[272 a.C.]] La storia lo accredita come uno dei principali antagonisti della [[Repubblica romana]]<ref name= Britannica >{{cita web|url=http://www.britannica.com/EBchecked/topic/485118/Pyrrhus|titolo=Pyrrhus|accesso=30 settembre 2013}}.</ref><ref>{{Cita|Plutarco||Plutarco}}.</ref>.
 
== BiografiaInfanzia e giovinezza ==
=== Infanzia e giovinezza ===
Nato nel [[318 a.C.]] da [[Eacide]], sovrano dell'Epiro, e da [[Ftia II|Ftia]], di stirpe tessala, la sua giovinezza fu tutto fuorché quieta. Infatti, aveva appena due anni quando il padre fu esiliato dai sudditi in rivolta e morì di morte violenta. Nel [[317 a.C.]], quindi, Pirro, insieme alla madre e alle sorelle, fu accolto da [[Glauco (Taulanti)|Glauco]] (re dei [[Taulanti]], una delle più importanti tribù d'[[Illiria]])<ref name= Britannica />, la cui moglie, Beroea, discendente degli Eacidi, si assunse il compito di educare il bambino<ref>{{Cita|Plutarco|2-3|Plutarco}}.</ref><ref>{{Cita|Giustino|17.3|Giustino}}.</ref><ref>{{Cita|Wilkes|p.124|Wilkes}}.</ref>.
 
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La durata del suo regno è oggetto di controversie: [[Dexippo]] e [[Porfirio]] affermano che Pirro tenne la corona per appena sette mesi e quindi nell'inverno tra il [[287 a.C.|287]] e il [[286 a.C.]]; altri scrittori sostengono invece che il suo regno iniziò poco dopo la morte di Demetrio<ref>{{Cita|Plutarco|11-12|Plutarco}};{{Cita|Pausania|1.10.2|Pausania}}.</ref>, anche se probabilmente fu più duraturo<ref>[[Barthold Georg Niebuhr]], ''History of Rome'', v. III, nota 813.</ref>. In ogni caso, Pirro riuscì a conquistare anche il resto delle terre un tempo possedute da Demetrio, per poi venirne scacciato da Lisimaco stesso<ref name= Britannica />, che nel [[284 a.C.]] poté brevemente invadere lo stesso Epiro, approfittando dell'assenza di Pirro<ref>{{Cita|Pausania|1.9.7|Pausania}}</ref>.
 
=== La campagna militare in Italia ===
{{Vedi anche|Guerre pirriche}}
Nel [[281 a.C.]] la città di [[Taranto]], in [[Magna Grecia]] entrò in conflitto con [[Repubblica Romana|Roma]], e stava preparandosi a un attacco romano che le avrebbe inferto una sicura sconfitta. Roma era già diventata una potenza egemone, e si muoveva con l'intenzione di sottomettere tutte le città greche dell'Italia meridionale. I tarantini mandarono una delegazione a Pirro, perché intervenisse e la salvasse dalla conquista romana<ref name= Britannica />.
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Pirro, già desideroso di vittorie, vide la possibilità di fondare senza sforzi un regno in [[Italia]], nonché quella di conquistare la [[Sicilia]] ed espandersi in Africa; inoltre, fu incoraggiato nell'impresa dalle predizioni dell'[[oracolo di Delfi]], nonché dall'aiuto dei re ellenistici: [[Tolomeo Cerauno]] gli fornì truppe mentre [[Antigono II Gonata|Antigono II]] una piccola flotta ed [[Antioco I Sotere|Antioco I]], danaro. In vista dell'impresa Pirro riconquistò l'isola di Corcira<ref>{{Cita|Pausania|1.12.1|Pausania}}.</ref> e affidò il proprio regno al figlio quindicenne [[Tolomeo (figlio di Pirro)|Tolomeo]]<ref>{{Cita|Giustino|17.2-18.1|Giustino}}.</ref>
 
==== Lo sbarco nell'Italia meridionale ed i primi successi (280-279 a.C.) ====
Pirro sbarcò in Italia nel [[280 a.C.]] con 3.000 [[Cavalleria|cavalieri]], 2.000 [[arciere|arcieri]], 500 [[fromboliere|frombolieri]], 20.000 [[Fanteria|fanti]] oltre a venti [[elefante da guerra|elefanti da guerra]]<ref name= Britannica />, che per la prima volta appaiono sul suolo italico<ref name=vegetti220>Vegetti, op. cit., p. 220.</ref>. Precedentemente aveva inviato un suo generale, Milone, con un distaccamento di oltre 3.000 soldati per rafforzare la guarnigione di Taranto<ref>{{Cita|Plutarco|15|Plutarco}}.</ref><ref>{{Cita|Giustino|17.2|Giustino}}.</ref>. Pirro riesce anche ad ottenere l'alleanza dei [[Sanniti]]<ref name=vegetti220/>.
 
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Nel [[278 a.C.]] Pirro ricevette due offerte allo stesso tempo: da un lato, le ''[[poleis]]'' [[siceliote]] gli proposero, in quanto genero di [[Agatocle di Siracusa|Agatocle]]<ref>{{Cita|Diodoro|22.8.2|Diodoro}}.</ref>, di scacciare i [[Cartagine]]si dalla metà occidentale dell'isola; dall'altro, i Macedoni gli chiesero di salire al trono di Macedonia al posto di re [[Tolomeo Cerauno]], decapitato nell'[[Spedizioni celtiche nei Balcani|invasione della Grecia e della Macedonia]] da parte dei [[Galati]]. Pirro giunse a conclusione che le opportunità maggiori venivano dall'avventura in Sicilia, e decise di restare.
 
==== La campagna militare in Sicilia (278-276 a.C.) ====
[[File:Pyrrhus.JPG|thumb|Busto di Pirro di epoca romana, dal [[Museo Archeologico Nazionale di Napoli]].]]
In Sicilia, i Cartaginesi stavano tentando di avvantaggiarsi della instabilità politica dominante sull'isola determinatasi dopo la morte di Agatocle: le maggiori ''poleis'' erano in mano di signori locali (un Eracleide a [[Leontinoi]], un Tindaro a [[Tauromenion]], un Onomarco a [[Katane]]), mentre a [[Syrakousai|Siracusa]] era stato eletto ''strategòs aurokrátor'' [[Iceta di Siracusa (tiranno)|Iceta di Siracusa]], che ricoprì la carica fino al 279 a.C. A Siracusa era in atto un conflitto interno, motivato dal rifiuto di concedere la cittadinanza ai mercenari di Agatocle ora senza padrone. Concordato con essi che avrebbero potuto vendere i propri beni e lasciare la Sicilia, essi si allontanarono da Siracusa, ma razziarono [[Gela]] e [[Camarina]], per poi volgersi verso [[Messana]], che fu occupata e ribattezzata Mamertina, dal nome che essi stessi si erano dato, "[[Mamertini]]" (preso a sua volta dal nome del dio [[Osci|osco]] della guerra, Mamer).<ref name=dreher71>Dreher, op. cit., pp. 71-72.</ref>
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A riguardo la tradizione afferma che il sovrano, rivolgendosi ad alcuni compagni poco dopo aver abbandonato l'isola, esclamasse: "Che meraviglioso campo di battaglia stiamo lasciando, amici miei, a Cartaginesi e Romani"<ref>{{Cita|Garouphalias|pp. 109–112|Garouphalias}}.</ref>.
 
==== La fine della guerra (275 a.C.) ====
{{vedi anche|Battaglia di Benevento (275 a.C.)}}
Qui, i Romani lo aspettavano: nel [[275 a.C.]] mossero a battaglia contro un esercito epirota stanco e provato da anni di lotte lontano dalla patria, presso ''Maleventum''. La [[Battaglia di Benevento (275 a.C.)|battaglia]], sebbene fosse dal punto di vista tattico, inconcludente, segnò la decisione del re epirota di ritornare in patria dal momento che non aveva ricevuto alcun rinforzo dalla Grecia e dagli altri sovrani ellenistici cui era stata fatta richiesta<ref>{{Cita|Garouphalias|pp. 121–122|Garouphalias}}.</ref>. In ricordo della [[Battaglia di Benevento (275 a.C.)|battaglia]] i romani ribattezzarono il villaggio ''[[Benevento|Beneventum]]''.
 
=== Ritorno in Epiro e morte ===
{{vedi anche|Assedio di Sparta (272 a.C.)}}
[[File:The-Siege-Of-Sparta-By-Pyrrhus-319-272-Bc-1799-1800.jpg|thumb|''L'assedio di Sparta'', dipinto di [[Jean-Baptiste Topino-Lebrun]].]]
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Entrato di soppiatto con l'esercito in città, Pirro si ritrovò coinvolto in una confusa battaglia strada per strada. Una donna anziana, vedendolo dal tetto della sua casa, gli lanciò una tegola che, secondo quanto si dice, lo colpì e lo distrasse, permettendo a un soldato argivo di ucciderlo. I suoi resti furono portati nel tempio di [[Demetra]]<ref>{{Cita|Pausania|1.13.8|Pausania}}.</ref>.
 
=== L'eredità di Pirro ===
[[File:Pyrrhus Kingdom of Epirus.JPG|thumb|Moneta del Regno d'Epiro con iscrizione in [[Greco antico|Greco]] indicante ΒΑΣΙΛΕΩΣ ΠΥΡΡΟΥ ''Basileōs Pyrrou'', "appartenente al re Pirro"]]