Al-Hasan ibn Ali: differenze tra le versioni

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|ForzaOrdinamento = Hasan ibn Ali, al-
|Sesso = M
|PreData = {{Arabo[[Lingua araba|Arabo]] <big>الحسن بن علي بن أبي طالب|</big>, ''al-Ḥasan b. ʿAlī b. Abī Ṭālib}}''
|LuogoNascita = Medina
|GiornoMeseNascita =
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}}
 
Secondo lo Sciismo, colui che sarebbe diventato il suo secondo [[Imam|Imām]] nacque nel 624-5 (secondo anno dell'[[egira]]) a [[Medina]], forse a metà del mese sacro di ''ramaḍān''. Il nome sarebbe stato scelto per lui dal nonno (HasanḤasan vuol dire "bello" per virtù morali) mentre ʿAlī era orientato a dargli il nome [[clan]]ico di HarbḤarb. Alla nascita Maometto masticò un [[dattero]] per poi metterlo in bocca al nipote, trasmettendogli una ''baraka'' (benedizione) dalla evidente fortissima valenza spirituale.
 
Secondo la tradizione islamica, Maometto fu affezionatissimo al nipotino, interrompendo una volta un'allocuzione ( ''[[khutba]]'' ) dall'alto del ''[[minbar]]'' della [[moschea]] per rialzare il piccolo che era inciampato nel suo vestitino e facendosi gattonare addosso da al-Hasan nel corso della preghiera canonica della ''[[ṣalāt]]'' ), a dimostrazione di un'umanità e di un'indulgente tolleranza che in Maometto furono sempre assai marcate e che non sempre sono state adeguatamente imitate dai suoi fedeli.
 
Fino al momento dell'assassinio a Medina del terzo califfo, [[Uthman ibn Affan|ʿUthmān ibn ʿAffān]], sia al-HasanḤasan sia il suo fratello più piccolo, [[al-Husayn ibn ʿAlī|al-HusaynḤusayn]] non ebbero alcun ruolo di rilievo nella società islamica, pur partecipando col padre a tutte le imprese belliche che impegnarono il loro genitore. Si ricorda però un'osservazione fatta al padre da al-HasanḤasan subito dopo l'assassinio di ʿUthmān che ha un notevole significato. Notando come fosse stata opportuna l'assenza da Medina di certi personaggi pubblici musulmani al momento del delitto - utili a stornare da loro gli infamanti sospetti d'un complotto degenerato nell'assassinio del terzo califfo, mentre ʿAlī non s'era allontanato mai dalla capitale califfale (suscitando qualche malizioso sospetto fra i non pochi suoi avversari) - al-HasanḤasan si sentì rispondere dal genitore che nessun sospetto egli aveva nutrito circa ciò che si stava architettando, a indiretta dimostrazione della sua estraneità all'omicidio ingiustamente perpetrato ai danni di ʿUthmān.
 
al-HasanḤasan accompagnò il padre sia nella [[battaglia del Cammello]] sia nella [[Battaglia di Siffin|battaglia di Siffīn]] e, dopo la morte di ʿAlī ad opera di un [[Kharigismo|kharigita]], a lui si rivolsero le truppe califfali rimaste senza guida per proseguire la battaglia ideale e politica del cugino del Profeta.
 
Da questo punto di vista, secondo vari testi anche [[Sunnismo|sunniti]], si parla di "califfato " o "imamato" (i due termini all'epoca erano del tutto equivalenti) di al-HasanḤasan, inserito tra quello paterno e quello del primo [[Omayyadi|Omayyade]], [[Mu'awiya ibn Abi Sufyan|Muʿāwiya ibn Abī Sufyān]].
 
Non si giunse però mai allo scontro armato con il ''[[wali (governatore)|wālī]]'' ribelle di [[Siria]] perché questi invitò a un accordo il figlio di ʿAlī (che non aveva risorse sufficienti al regolare pagamento del soldo del suo esercito), promettendogli forse la successione califfale alla sua morte e concedendogli un generoso appannaggio annuo del controvalore di 1 milione di ''[[dirham]]'', un versamento ''una tantum'' equivalente a 5 milioni di ''dirham'' (che servirono al nipote del Profeta per provvedere alle necessità dell'ampia parentela che in lui aveva un valido patrono) e il mai corrisposto controvalore del ''[[kharaj]]'' della provincia persiana del [[Darabjerd]].
 
Si ritirò così da una competizione armata certamente cruenta che lo angustiava grandemente, in quanto foriera di morte per tanti musulmani (a qualsiasi schieramento appartenenti), non senza suscitare la contrarietà di vari suoi sostenitori, uno dei quali giunse addirittura ad accoltellarlo non superficialmente a una coscia, costringendolo a curarsi ad [[al-Mada'in|al-Madāʾin]]. La rinuncia al potere lo farà accreditare fra i suoi sostenitori di meritevole ''zuhd'' ("distacco dal mondo" o "ascesi") e al-HasanḤasan trascorse così a Medina il resto dei suoi giorni.
 
Gli avversari del padre e suo lo accusarono malignamente di [[Lussuria|crapula]] e inclinazione a una vita viziosa e dissipata, sussurrando tra l'altro che egli perseguisse a tal punto la voluttà carnale da fargli sposare e poi ripudiare un grandissimo numero di donne (da 60 a 90, oltre a 400 [[concubine]]), a dispetto del numero relativamente contenuto di figli (7-8 maschi e 6 femmine) che fanno invece immaginare una normalissima vita matrimoniale, del tutto allineata con gli standard dell'epoca (che consentivano un massimo di 4 matrimoni contemporanei).
 
al-HasanḤasan morì improvvisamente nel 669-70 a Medina e se i suoi avversari chiamarono in causa il suo stile di vita intemperante, gli alidi accusarono invece Muʿāwiya di averlo segretamente fatto avvelenare. Taluni affermano che a perpetrare il crimine sarebbe stata la moglie Jaʿda bt. al-Ashʿath b. Qays, mentre [[al-Haytham ibn 'Adi]] affermava che responsabile sarebbe stata la sorella di [[Suhayl ibn 'Amr]], che avrebbe ricevuto per questo l'equivalente di 100.000 [[dirham]] da Muʿāwiya<ref>Riportato da [[al-Dhahabi]] nel suo ''Siyar al-nubalāʾ'', III, 274.</ref> ma neanche la sua morte placò i dissensi esplosi in modo irrimediabile all'interno della ''[[Umma]]''. Se infatti il desiderio di al-Hasan era stato quello di essere seppellito accanto al nonno e ai due primi califfi, ciò gli fu impedito da [[Aisha|ʿĀʾisha bint Abī Bakr]] e da [[Marwan ibn al-Hakam|Marwān ibn al-HakamḤakam]], massimo collaboratore del terzo califfo (omayyade come lui) e futuro califfo [[Omayyadi|omayyade]], anche se alcune fonti alidi dicono che ad opporsi non sarebbe stata la vedova del profeta. Sia come sia, al-HasanḤasan fu seppellito accanto a sua madre [[Fatima bint Muhammad|Fāṭima]], nel cimitero di Medina del [[al-Baqi|Baqīʿ al-Gharqad]].
 
==Fratelli==
Al-Ḥasan ebbe diversi fratelli e sorelle, vista la [[poliginia]] praticata dal padre, tradizionale nella società araba tanto dell'età [[Jahiliyya|preislamica]] quanto di quella [[islam]]ica.<br>
Essi erano:
*[[al-Husayn ibn Ali|al-Ḥusayn b. ʿAlī ibn Abī TālibṬālib]]
*[[Zaynab bint Ali|Zaynab bt. ʿAlī]]
*al-ʿAbbās b. ʿAlī ibn Abī TālibṬālib
*ʿUmar b. ʿAlī ibn Abī TālibṬālib
*Umm Kulthūm bint ʿAlī
*al-Muḥsin b. ʿAlī
*[[Ibn al-Hanafiyya|Muḥammad ibn al-Ḥanafiyya]]
*Abū Bakr b. ʿAlī ibn Abī TālibṬālib
== Note ==
<references/>
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== Bibliografia ==
* Henri Lammens, ''Etudes sur le règne du Calife Moʿâwia I<sup>er</sup>'', Lipsia, 1908 (pp. 147-149).
* [[Leone Caetani]], ''Annali dell'[[Islam]]'', Milano-Roma, Hoepli – Fondazione Caetani della Reale Accademia dei Lincei, vol X, 1926.
* al-Zubayrī, ''Kitāb [[nisba|nasab]] [[Quraysh]]'' (Il libro della genealogia dei Quraysh), [[Evariste Lévi-Provençal|E. Lévi-Provençal]] (ed.), Il Cairo, Dār al-maʿārif, 1951.
 
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