Metodo (filosofia): differenze tra le versioni

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Ai principi espressi dal neopositivismo quali quello della verifica empirica di un'asserzione, dell'uso del metodo scientifico e dei procedimenti analitici basati sulla logica formale [[Karl Popper]] ha contrapposto la constatazione che la scoperta scientifica non avviene per un passaggio dalle osservazioni empiriche all'elaborazione della teoria ma dalla iniziale posizione di ipotesi che devono essere verificate dai fatti tramite tentativi di falsificazione. Questo vuol dire che «''la base empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di "assoluto"''» date le caratteristiche di provvisorietà delle ipotesi scientifiche.
 
Dalle posizioni di Popper si è sviluppato nel secondo Novecento un dibattito teorico che in particolare con [[Thomas Kuhn]] che ha evidenziato come non possono indicarsi regole univoche per il metodo scientifico e come non sia possibile una definizione razionale e una commensurabilità delle teorie scientifiche: ne deriva così un antiempirismo per cui i cosiddetti "fatti" sono sempre «carichi di teoria» e i «paradigmi» scientifici in contrasto tra loro «ci dicono cose differenti sugli oggetti che popolano l’universo e sul comportamento di tali oggetti <ref>T. Kuhn, ''La struttura delle rivoluzioni scientifiche'' (1962)</ref>». Diventa perciò determinante per la conoscenza l'analisi della storia delle scienza mettendo da parte l'idea che vi sia un reale progresso scientifico. Con [[Paul Feyerabend]] la teoria di Kuhn viene estremizzata sino a sostenere una visione "anarchica" della conoscenza per cui ''anything goes'', «''qualsiasi cosa può andar bene''» <ref>P. Feyerabend, ''Contro il metodo: abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza'', 1975</ref> così che non vi è un'implicita razionalità nella scienza che tanto meno può presumere di prevalere su le altre attività dell'uomo.
 
==Note==