Vittorio Cini: differenze tra le versioni
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Partecipò alla [[prima guerra mondiale]], poi si dedicò a valorizzare la sua città d'adozione, [[Venezia]], che volle non fosse più considerata unicamente un grande [[museo]], ma anche un centro di nuovo [[benessere]]: fu così che gettò le basi per la costruzione del [[porto]] [[industria]]le di [[Marghera]]. Gli venne affidata, più tardi, la gestione delle [[acciaieria|acciaierie]] [[ILVA]], in pessime condizioni economiche. Dal 1936 al 1943 fu Commissario Generale dell'[[EUR|Esposizione Universale di Roma]]: E42. Venne insignito il 16 maggio 1940 del titolo di Conte di Monselice<ref>{{Cita libro|autore= Tina Merlin|titolo= Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont|anno= 2001|mese= settembre|editore= Cierre Edizioni|ed= 4|pp= 62|isbn= 88-8314-121-0}}</ref>.
[[Ministri per le Comunicazioni del Regno d'Italia|Ministro
Nel [[1949]] il figlio morì in un incidente di volo e Vittorio Cini dedicò da allora la sua vita a opere di [[filantropia]]. Domandò e ricevette in concessione dallo Stato un'intera [[isola]], quella di [[San Giorgio Maggiore (Isola)|San Giorgio]], davanti alla riva di [[piazza San Marco]]; dopo aver finanziato gli importanti lavori di restauro necessari, istituì la [[Fondazione Giorgio Cini]], centro d'[[arte]] e di [[cultura]], sede di istituti di preparazione professionale e di addestramento dei giovani alla [[vita]] sul [[mare]].
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