Cui prodest?: differenze tra le versioni

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La locuzione fu ripresa più tardi da Cicerone, nella orazione [[Pro Milone]], e nella [[Pro Roscio Amerino]].
 
Le stesse parole vengono pronunciate da [[Medea (mitologia)|Medea]] nell'[[Medea (Seneca)|omonima tragedia]] di [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]]. Ai versi 500-501 ella afferma: ''"cui prodest scelus, is fecit"'', cioè "colui al quale il [[reato|crimine]] porta vantaggi, egli l'ha compiuto".<ref name="treccani" />
 
Il concetto è applicato nella [[investigazione|ricerca investigativa]]: la scoperta di un possibile [[movente]] costituisce un indizio nell'individuazione del colpevole.<ref name="treccani" /> La locuzione è inoltre impiegata sempre con funzione retorica nei commenti politici e, più in generale, nel linguaggio comune.<ref>[http://www.agoravox.it/Il-ridimensionamento-del-Senato.html]</ref>