Davide con la testa di Golia (Caravaggio Roma): differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→‎Storia e descrizione: risolta disambigua, modifiche estetiche e altre modifiche
Riga 14:
'''''Davide con la testa di Golia''''' è un dipinto a [[Pittura a olio|olio]] su [[Pittura su tela|tela]] (125x100 cm) realizzato tra il [[1609]] ed il [[1610]] dal [[pittore]] [[italia]]no [[Michelangelo Merisi da Caravaggio]]. È conservato nella [[Galleria Borghese di Roma]].
 
== Storia e descrizione ==
Gli ultimi mesi di vita Caravaggio li passa a [[Napoli]], dove l'artista si è trasferito nella speranza che gli venga presto accordata la grazia.
Il David con la testa di Golia viene dipinto forse alla fine del 1609, e accluso alla domanda di grazia che Caravaggio invia al cardinale [[Scipione Caffarelli-Borghese|Scipione Borghese]], il potente nipote di [[papa Paolo V]]. E a riprova dell'estremo atto di contrizione formulato dall'artista, sulla lama che il giovane stringe in pugno si leggono le lettere "H-AS OS", sigla che riassume il motto [[Sant'Agostino|agostiniano]] "''Humilitas Occidit Superbiam''" (l'umiltà uccise la superbia).
 
È un quadro assai più violento e sconvolgente della [[Davide con la testa di Golia (Caravaggio Vienna)|versione di Vienna]], generalmente datata [[1606]]-[[1607]], dove [[Davide|David]] incarna la fredda virtù che trionfa sui malvagi. Qui, invece, il giovane ha una espressione di umana |compassione dipinta sul volto, e contempla la testa urlante di [[Golia]] senza baldanza.
 
È noto che già i biografi seicenteschi individuano nella fisionomia del gigante sconfitto un autoritratto di Caravaggio, fatto questo che ha fornito lo spunto a numerose letture del quadro in chiave psicoanalitica. Il confronto con gli altri supposti autoritratti dell'artista sembrerebbe avvalorare questa ipotesi. Rispetto all'uomo che contempla malinconico il ''[[Martirio di san Matteo]]'', Caravaggio appare ora invecchiato e stanco, con pesanti segni sotto gli occhi e la fronte percorsa da rughe.
Secondo una recente interpretazione di Sergio Rossi ("Arte come fatica di mente", Lithos editrice, Roma 2012, pp.  110 e ss.) il dipinto sarebbe in realtà un doppio autoritratto, anzi più precisamente una doppia autoidentificazione: il Merisi si rappresenta cioè sia nei panni di Golia che in quelli di David, sorta di immagine idealizzata del pittore adolescente. Lo confermano i confronti tra questa figura, il "Bacchino malato" della Galleria Borghese di Roma e l'uomo raffigurato tra la folla del "Martirio di S. Matteo" in S. Luigi dei Francesi. In sostanza, secondo questa interpretazione, il David-Caravaggio non ancora toccato dal peccato uccide il Golia-Caravaggio ormai peccatore incallito secondo un'ottica espiativa che ben si accorda con il carattere del dipinto, molto probabilmente inviato a Roma al cardinale Scipione Borghese a supporto della domanda di grazia che, paradosso dei paradossi, raggiungerà in effetti Caravaggio proprio insieme alla morte. Tale interpretazione viene formulata anni prima da Giuseppe Resca nel saggio "La spada e la Misericordia" (Armando editore, anno 2001, pag. 16).
 
Il buio che inghiotte la spalla di David ha la profondità delle tenebre dell'[[inferno]], a stento rischiarate dalla luce della grazia che colpisce violentemente i tratti stravolti di Golia. Alla metà di luglio del [[1610]] Caravaggio si imbarca su una feluca che lo depositerà a [[Porto Ercole]], ultima tappa delle sue tormentate peregrinazioni.