Cultura dei castellieri: differenze tra le versioni

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{{NN|Storia|luglio 2010}}
La '''cultura dei castellieri''' si sviluppò in [[Istria]] nell'[[età del bronzo]] medio per espandersi successivamente in [[Friuli]] (''cjastelîr'' in [[lingua friulana|friulano]]), [[Venezia Giulia]], [[Dalmazia]], [[Veneto]] e zone limitrofe. Durò oltre un millennio (dal [[XV secolo a.C.|XV]] al [[III secolo a.C.]] circa) ed ebbe termine solo con la conquista romana. Prende il nome dai borghi [[fortificazione|fortificati]] che sorsero un po' ovunque nella sua zona di diffusione e definiti per l'appunto [[castelliere|castellieri]].
 
==Territorio e popolazioni==
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==I Castellieri==
{{vedi anche|Castelliere}}
Erano dei borghi fortificati, generalmente situati su montagne e colline o, più raramente, in pianura (Friuli sud-orientale), e costituiti da una o più cinte murarie concentriche, dalla forma rotonda, ellittica (Istria e Venezia Giulia), o quadrangolare (Friuli), all'interno delle quali si sviluppava l'abitato. Va rilevato che lo spessore delle mura poteva raggiungere anche i quattro o i cinque metri, mentre per quanto riguarda l'altezza questa era generalmente compresa fra i cinque e i sette metri. Erano dunque delle cinte piuttosto massicce il cui perimetro poteva misurare anche due o tre chilometri. La tecnica costruttiva era ''a sacco'': venivano edificati due muri paralleli costituiti da grandi blocchi di pietra e riempiti, nello spazio interno, da piccole pietre, terra ed altri materiali residuali. Le case di abitazione, generalmente di modeste dimensioni e dalla forma circolare (spesso a trullo) avevano una base di pietra calcarea o arenaria e per il resto erano costruite con materiali deperibili, soprattutto legno.
 
In Istria, Friuli, e FriuliVenezia Giulia sono rimaste alcune centinaia di castellieri fra cui quello di ''Leme'', in Istria centro-occidentale, di ''Elleri'', nei pressi di [[Muggia]], di ''Monte Giove'', in prossimità di [[Prosecco (Trieste)]], di ''[[Slivia]]'', frazione del comune di Duino-Aurisina, e di ''S.Polo'', (o della Gradiscata) non lontano da [[Monfalcone]]. Ma forse il castelliere più importante e popoloso era quello di ''[[Nesazio|Nesactium]]'' (Nesazio), nell'Istria meridionale, a pochi chilometri da [[Pola]]. Nesactium era circondata da una doppia cinta muraria e fu anche, per lungo tempo, capitale e massimo centro religioso della nazione degli [[Istri]]. Dopo la conquista romana, Nesactium, come molti altri castellieri istriani, giuliani e friulani venne trasformato in roccaforte militare.
[[Immagine:Istria.png|thumb|left|upright=1.4|L'Istria, sede originaria della cultura dei Castellieri fin dal XV secolo a.C.]]
Recentemente a Udine, nel corso dei lavori di ristrutturazione di Palazzo Mantica, sede della Società Filologica Friulana, è stato trovato l'aggere del castelliere della città di [[Udine]] (datato alla media età del Bronzo). Nel corso di successivi scavi stratigrafici coordinati dalla Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia, è stato possibile studiarne la struttura e la tecnica costruttiva.
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==Storia==
===Le Migrazioni indoeuropee===
Durante la prima età del ferro (X secolo a.C.-[[VIII secolo a.C.]]) le popolazioni pre-indoeuropee che in epoca protostorica avevano iniziato a plasmare la cultura dei Castellieri furono sostituite da altre di origine indoeuropea fra cui i [[Liburni]] (popolo [[Antichi_Veneti|Venetico]] successivamente illirizzato)<ref>Ai Liburni si deve anche la fondazione di una colonia sul litorale adriatico abruzzese, ribattezzata dai romani ''[[Truentum]]''</ref>, i [[Giapidi]] (o [[Japodi]]) in Dalmazia e nella zona di Fiume, e gli Istri (o Histri), nella penisola omonima e nelnella Venezia CarsoGiulia triestinomeridionale, fino al Timavo. Nella prima metà del [[IV secolo a.C.]] si vennero ad insediare nella parte centro-settentrionale del Friuli e della Venezia Giulia anche i [[Carni]], gruppo etnico celtico che non ebbe un ruolo marginale nell'elaborazione della cultura dei castellieri, dal momento che introdusse, in questa parte d'Italia, una [[siderurgia]] particolarmente avanzata per l'epoca. Il sovrapporsi, l'alternarsi o, in taluni casi, la condivisione di uno stesso territorio fra le varie etnie cui abbiamo fatto accenno, ebbe un'influenza del tutto insignificante sulle tecniche di costruzione utilizzate, le quali si mantennero inalterate fino ad età romana.
 
===Le Invasioni celtiche===
Nel corso del [[IV secolo a.C.]] alcune popolazioni celtiche, fra cui anche gruppi di Carni, stabilitisi, come si è detto, nelle prealpi friulane e giuliane, invasero la Venezia Giulia meridionale, l'Istria e la Dalmazia. Gli Istri, i [[Liburni]] ed i [[Giapidi]] ne contrastarono l'avanzata, non potendo però impedire che alcuni di questi gruppi si insediassero permanentemente nella Dalmazia interna. Col tempo tali gruppi si fusero con i Giapidi dando origine ad una popolazione illiro-celtica che, in epoca romana, fu descritta da [[Strabone]]. Le invasioni celtiche che, com'è noto, raggiunsero nel III secolo a.C. persino la [[Grecia]] e la [[Anatolia|penisola anatolica]]<ref>Si veda la voce [[Spedizioni celtiche nei Balcani]].</ref>, ebbero un impatto molto minore sulle altre due popolazioni castricole e cioè sugli Istri ed i Liburni.
 
=== La Conquista romana ===
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Poco prima della II guerra punica i Romani avevano iniziato la loro penetrazione in area padano-veneta. Nel [[221 a.C.]] gli [[Istri]], che vivevano nella penisola omonima e nel carso triestino, furono costretti a pagare un tributo a Roma in segno di sottomissione, conservando però le proprie libertà. La deduzione di una colonia di diritto latino ad [[Aquileia]] ([[181 a.C.]]), a ridosso del territorio degli Istri, fu il preludio della definitiva annessione di questa nobile e fiera popolazione avvenuta pochi anni più tardi. Una spedizione romana nel [[178 a.C.]], varcò l'[[Isonzo]] ma venne decimata. L'anno successivo, un nuovo e più potente esercito romano entrò in Istria e la conquistò, riuscendo ad espugnare, dopo un lungo e durissimo assedio, la sua capitale Nesactium. Le fonti classiche tramandano che il re di questo popolo, Epulo, preferì togliersi la vita assieme ai pochi cittadini superstiti, piuttosto che cadere nelle mani dei suoi avversari.
 
Nel [[169 a.C.]] fu la volta dei Giapidi e dei Liburni del [[Quarnero]], sconfitti dal console G. Cassio Longino: la loro sottomissione definitiva avvenne però solo quaranta anni più tardi, nel [[129 a.C.]] I Carni del Friuli e dell'Istriadella Venezia Giulia settentrionale furono gli ultimi castricoli a perdere le proprie libertà: la loro incorporazione nello Stato romano ebbe luogo solo nel [[115 a.C.]], dopo lunga e fierissima resistenza.
 
==Economia==
=== Attività agropecuarie, manifatturiere, commerciali ===
Tutte le popolazioni che, nel corso dei secoli, si succedettero nella regione, avevano un carattere stanziale ed erano dedite, in prevalenza, ad attività primarie come l'agricoltura ([[cereali]]) e l'allevamento ([[suini]], [[ovini]] e [[caprini]] soprattutto, scarsi i [[bovini]]). Anche i campi destinati alla coltivazione venivano spesso delimitati da mura ed erano cosparsi di castellieri dalle dimensioni ridotte che con ogni probabilità venivano adibiti a rifugio o a deposito.
 
Per quanto riguarda le attività secondarie, grande sviluppo ebbe la siderurgia, curiosamente legata, almeno fino al V secolo a.C., più alla lavorazione del bronzo che non a quella del ferro. Quest'ultima iniziò a diffondersi capillarmente solo con l'arrivo dei Carni e di altre popolazioni celtiche nel Friuli ed in IstriaVenezia Giulia. Con la venuta dei [[Celti]] ricevette anche particolare impulso la lavorazione dell'argento. Le attività manifatturiere avevano un carattere artigianale: venivano fabbricate armi di vario tipo, attrezzi destinati all'agricoltura, [[fibula (spilla)|fibule]], borchie ed altri oggetti destinati a corredare l'abbigliamento. Non mancava una copiosa produzione di utensili per uso domestico, spesso di buona fattura. Va infine segnalata l'eccezionale perizia nella costruzione di imbarcazioni da parte dei Liburni i quali diedero il nome ad un celebre tipo di nave leggera: la ''liburna''. Questa, per la sua velocità e manovrabilità fu adottata dalle flotte romane fin dal [[I secolo a.C.]]
 
Sebbene i castellieri fossero dei centri produttivi di carattere autarchico, svolsero anche la funzione di luoghi destinati allo scambio. Dai ritrovamenti fatti (vasellame, monili, urne cinerarie, e persino statue, come a Nesactium) risultano evidenti i contatti che ebbero le popolazioni della regione con il resto del mondo adriatico e persino con l'[[Mar Egeo|Egeo]]. Tali contatti si intensificarono a partire dall'VIII secolo a.C. e raggiunsero il loro massimo sviluppo attorno al [[VI secolo a.C.|VI]] ed al V secolo a.C., in concomitanza con la diffusione della civiltà etrusca nell'Italia settentrionale e con l'ascesa delle colonie greche sulle sponde balcaniche dell'Adriatico: [[Orikos]] (Oρικος), [[Durazzo|Epidamnos]] (Επίδαμνος), ede [[Apollonia (Albania)|Apollonia]] (Απολλωνία).
[[FileImmagine:Hw-pompey.jpg|thumb|left|Gneo Pompeo Magno]]
 
===Attività illecite===