Alhazen: differenze tra le versioni

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== L'arrivo in Egitto ==
Si trasferì ancora giovane in [[Egitto]], dove avrebbe operato per il resto dei suoi giorni. Vi giunse, secondo una versione (una [[leggenda]] per alcuni storici), per invito dell'[[Imam|Imām]] [[al-Hakim|al-Ḥākim]] della dinastia dei [[Fatimidi]] (che regnò anche in [[Sicilia]]) il quale, avendo saputo dei suoi straordinari talenti, lo avrebbe invitato a progettare un sistema per la regolazione delle acque del [[Nilo]], che causavano le ben note inondazioni; secondo altre versioni, parrebbe che Ibn al-Haytham avesse per suo conto elaborato un progetto, probabilmente per una [[diga]]. Giunto presso [[al-Janadil]], a sud di [[Assuan|Aswān]], con una nutritissima squadra di tecnici ed operai finanziatagli dall'[[Imam|Imām]]-[[califfo]], incontrò difficoltà che alcuni indicano tecniche, altri finanziarie, e dovette rinunziare al progetto.
 
Tornato alla capitale dovette subire la sprezzante umiliazione di al-Ḥākim che, rinnegandone le qualità "professionali", accusandolo cioè di non possedere le qualità di uno scienziato, gli assegnò un posto da impiegato - diremmo oggi - di concetto. Temendone però l'ira, perché al-Hākim era un eccentrico [[tiranno]] che si era distinto, sì, per un costante ed importante [[mecenatismo]], ma anche per una fredda crudeltà, Ibn al-Haytham si finse pazzo per una dozzina d'anni, sino alla morte violenta dell'Imām ([[1021]]).
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Durante questo periodo ebbe modo di viaggiare (pare che abbia visitato la [[Spagna islamica]] e la [[Siria]] dove - in base a ipotesi che non ha però riscontri - avrebbe vissuto), mentre è certo che si stabilì comunque in Egitto, nella sua capitale (vicino alla [[moschea]] di [[al-Azhar]]) dove la presunta pazzia non gli impedì di essere ammesso agli studi ed all'insegnamento presso quella stessa moschea che, come oggi, funzionava da [[università]]. Costituì inoltre una personale [[biblioteca]] le cui dimensioni, per l'epoca e per la posizione di Alhazen, erano impressionanti: si disse che fosse seconda solo a quella della [[Dar al-Hikma|Dār al-Ḥikma]] (Casa della Saggezza), eretta dagli Imām [[fatimidi]].
 
Al Cairo, grazie ai vantaggi offerti dalla vivissima attività [[cultura]]le della [[capitale (città)|capitale]], studiò a fondo la [[scienza]] nelle teorie sviluppate dagli studiosi [[greci]], traducendo in [[lingua araba|arabo]] un gran numero di opere e consegnando quindi al mondo [[islam]]ico, proprio nel momento in cui la fioritura delle scienze era presso di questo al suo più florido sviluppo, un contributo documentale ed informativo di grandissima importanza.
 
Restituì alcune opere perdute all'intera umanità: ''[[Le coniche]]'' di [[Apollonio di Perga]] erano in otto libri, dei quali l'ultimo era andato perduto. Ibn al-Haytham fu capace di rielaborare deduttivamente (e proseguendo i ragionamenti dei libri precedenti) il libro mancante, dandone una stesura del tutto compatibile con la possibile originaria.
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=== Demolizione delle vecchie teorie sull'ottica ===
In epoche successive sarebbe stato considerato il maggior esponente della "scuola araba" dell'ottica anche perché i suoi studi furono di notevole influenza nella demolizione delle vecchie [[teoria|teorie]] sulla natura e sulla diffusione delle [[immagine|immagini]] visive: in antico, con i primi studi si riteneva che la [[luce]] fosse una soggettiva (e per questo relativa) elaborazione della [[Psiche (psicologia)|psiche]] umana.
 
In seguito si era cominciato a parlare di "''scorze''" (o "''èidola''") sostenendo che particelle di ogni oggetto osservato (sorta di "[[ombra|ombre]]" che ne riproducevano la forma ed i [[colore|colori]]) si staccassero dall'oggetto per raggiungere l'occhio umano (sebbene questa teoria non potesse spiegare l'accesso all'[[occhio]] delle "ombre" di grandi [[montagna|montagne]] se non supponendo una misteriosa progressiva riduzione [[dimensione|dimensionale]] in corso di tragitto).
 
A questa teoria seguì quella dei "raggi visuali", per la quale l'analisi dell'assunzione delle [[informazione|informazioni]] visive da parte del [[Non vedente|cieco]], che le ricava con un bastone, avrebbe dovuto spiegare che l'occhio sarebbe stato dotato di una sorta di "bastoni" coi quali percuotere il mondo visibile e ricavarne le informazioni ottiche. La teoria era esposta alle argomentazioni di chi eccepiva che questa non avrebbe spiegato la mancanza di [[Vista (senso)|visione]] [[notte|notturna]] (o in assenza di luce), non avrebbe spiegato quella che oggi si conosce come [[rifrazione]] e, soprattutto, non spiegava come potesse fare l'occhio umano a "toccare" coi suoi supposti bastoncini sensoriali oggetti lontanissimi come il [[Sole]] e le stelle.
 
=== La scuola araba delle scorzettine dell'ottica ===
Della scuola araba dell'ottica, ibn al-Haytham è in genere considerato il primo e massimo, [[Genio (filosofia)|geniale]], esponente. Fu grazie ai suoi studi che si poterono formulare nuove ipotesi, fresche anche per mancanza di inerzie [[cultura]]li, e che lo studio di queste materie ebbe la possibilità di costituirsi in "[[scuola]]", destinata a formare un numero (per i tempi assai rilevante) di studiosi specialistici.
 
Un elemento che attrasse la sua attenzione fu la persistenza delle immagini [[retina|retinee]], insieme alla sensazione [[dolore|dolorosa]] procurata dall'osservazione di fonti di intensa [[Intensità luminosa|luminosità]], come il Sole. Se infatti, fu il suo ragionamento, davvero fosse stato l'occhio a "cercare" con raggi o bastoncini l'oggetto, non vi sarebbe potuta essere persistenza delle immagini durante la pur rapida chiusura delle [[palpebra|palpebre]] (mentre questo rapido movimento è comunemente impercettibile proprio per la persistenza dell'immagine - oggi sappiamo - sul fondo della [[retina]]). Inoltre, se l'occhio, [[Organi di senso|organo di senso]], davvero gestisse autonomamente le informazioni visive, non "toccherebbe" lo "scottante" Sole e nessun'altra fonte fastidiosa, non procurandosi dolore né [[abbacinamento]].
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=== La ricerca del sensorio ===
Non disponendo di migliori elementi, e non potendo accettare che l'immagine si capovolgesse (giacché l'uomo la vede "correttamente" - oggi si sa però che non è così), ma comunque ben saldo nella consapevolezza del valore della sua teoria, si risolse a cercare il "[[sensorio]]", cioè il [[nervo]] che trasmette le informazioni al [[cervello]], in un punto della traiettoria delle scorzettine che fosse raggiunto precedentemente al punto di "capovolgimento" (il centro del globo oculare).
 
E davanti al centro del globo vi erano l'ininfluente liquido, il foro della pupilla ed il solo elemento trasparente ma solido, il cristallino. Fu in questo perciò che Alhazen dedusse doversi trovare il sensorio e quindi doversi raccogliere l'immagine corretta.
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== Bibliografia ==
* [[George Sarton]], ''Introduction to the History of Science'', Huntington, N.Y., R. E. Krieger Pub. Co., 1975.
* H.J.J. Winster, "The optical researches of Ibn al-Haytham", in ''Centaurus'', III (1954), pp. 190-210 190–210.
* Muṣṭafā Nazīf Bek, ''Ibn al-Haytham wa buḥūthuhu wa kushūfuhu al-naẓariyya'', 2 voll., Il Cairo, 1942-3,
* [[Carlo Alfonso Nallino]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/ibn-al-haitham_%28Enciclopedia_Italiana%29/ «IBN al-HAITHAM»], ''[[Enciclopedia Italiana]]'' (1933), [[Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani]]
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[[Categoria:Astronomi arabi]]
[[Categoria:Ottici arabi]]
 
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