Ferdinando Palasciano (nave ospedale): differenze tra le versioni

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[[File:Pfo Konig Albert1.jpg|thumb|left|upright=1.4|Il piroscafo ''König Albert'' nel porto di Genova.]]
Nel 1895 il [[Norddeutscher Lloyd]] di [[Brema (città)|Brema]], una delle più importanti compagnie di navigazione tedesche, ordinò ai [[cantiere navale|cantieri]] [[Stettiner Maschinenbau AG Vulcan|AG Vulcan]] di [[Stettino]], [[Blohm + Voss|Blohm & Voss]] di [[Amburgo]] e Schichau di [[Danzica]] un gruppo di sei grossi piroscafi passeggeri da 10.000 tonnellate di stazza lorda, la classe «Barbarossa»: i sei transatlantici avrebbero avuto i nomi di ''Barbarossa'' (costruito ad Amburgo), ''Bremen'' (costruito a Danzica), ''Friedrich der Grosse'', ''Königin Luise'', ''König Albert'' e ''Prinzess Irene'' (tutti costruiti a Stettino)<ref name="piccione">Paolo Piccione, ''Genova, città dei transatlantici. Un secolo di navi passeggeri'', pp. 52-53-54-55</ref><ref name="mmi">[http://www.marina.difesa.it/storiacultura/storia/almanacco/Pagine/ospedale/palasciano_osp.aspx Almanacco storico navale]</ref>. Costruito nei cantieri di Stettino con numero di cantiere 242, il ''Konig Albert'', che stazzava 10.643 tsl e 6290 tsn<ref name="gazzuff"/>, in grado di raggiungere una velocità massima tra i 15 ed i 15,5 nodi, poteva trasportare in tutto 2175 [[passeggero|passeggeri]], 227 dei quali in prima classe, 119 in seconda (per altre fonti 261 in prima classe e 106 in seconda) e 1799 in terza<ref name="mmi"/>. La costruzione della nave costò 5.384.000 [[Marco tedesco|marchi]].
 
Tale gruppo di unità, costruite tra il 1896 ed il 1900, venne utilizzato principalmente sulle [[rotta navale|rotte]] [[Bremerhaven]]-[[Southampton]]-[[New York]] ed Amburgo-[[Yokohama]], e, in inverno, sulla rotta per l’[[Australia]]: con partenza da Bremerhaven e Southampton, le navi passavano il [[canale di Suez]] e facevano scalo ad [[Adelaide (Australia)|Adelaide]], [[Melbourne]] e [[Sydney]]<ref name="piccione"/>. [[File:König Albert, first class dining room.jpg|thumb|left|upright|La sala da pranzo di prima classe del ''König Albert''.]] Costruiti per la concorrenza alle compagnie inglesi, i piroscafi della classe Barbarossa erano le navi più grandi e veloci in servizio sulla linea dall’[[Europa]] all’Australia<ref name="piccione"/>. Dal 1903 tali navi (eccetto il ''Bremen'') furono utilizzate stagionalmente anche sulla rotta [[Genova]]-New York, sfruttando il crescente impulso dell’[[emigrazione italiana]]<ref name="piccione"/><ref>Nel 1904 partirono dall’Italia verso New York 118.058 emigranti, nel 1905 145.701. Il Norddeutscher Lloyd trasportò il 24 % di tali emigranti. Piccione, op. cit., pag. 53</ref>. Rispetto alle compagnie italiane (le cui navi erano peraltro di dimensioni inferiori), il Norddeutscher Lloyd offriva migliori alloggi per gli [[emigrante|emigranti]] e cabine più confortevoli per i passeggeri di classe<ref name="piccione"/>.
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=== La prima guerra mondiale e l’impiego come nave ospedale ===
 
Nel 1914, con lo scoppio della [[prima guerra mondiale]], il ''König Albert'' si fece [[internamento militare|internare]] nel [[porto di Genova]], per evitare la cattura da parte di unità della [[Royal Navy]]<ref name="piccione"/><ref name="mmi"/>. [[File: SS König Albert luxury cabin.jpg|thumb|left|Una cabina di prima classe del piroscafo.]] Il 25 maggio 1915, in seguito all’entrata in guerra dell’[[Italia]], il piroscafo venne [[requisizione|requisito]] nel porto [[Liguria|ligure]] dal [[governo]] italiano, mantenendo tuttavia il proprio nome<ref name="piccione"/><ref name="mmi"/><ref name="fp"/><ref>secondo alcune fonti la nave sarebbe subito stata ribattezzata Ferdinando Palasciano e convertita in nave ospedale.</ref>. La nave venne iscritta con matricola 57 di registro provvisorio al [[Compartimento marittimo]] di Genova<ref name="gazzuff">[http://augusto.digitpa.gov.it/gazzette/index/download/id/1919110_PM Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia]</ref>.[[File:Pfo Konig Albert2.jpg|thumb|Un dipinto del ''König Albert'' del pittore statunitense John Henry Mohrmann.]]
 
Agli inizi del 1916, nell’ambito della vasta operazione per il salvataggio dell’esercito [[Regno di Serbia|serbo]] in ritirata attraverso i [[porto|porti]] dell’[[Albania]], la [[Regia Marina]] decise di dotarsi di tre ulteriori [[nave ospedale|navi ospedale]] (oltre alle cinque già in servizio), ed una delle unità scelte allo scopo fu il ''König Albert'', che divenne, con una capienza di 1000 posti [[letto]], la più grande e capiente nave ospedale italiana<ref name="naviospedale">Enrico Cernuschi, Maurizio Brescia, Erminio Bagnasco, ''Le navi ospedale italiane 1935-1945'', pp. 8-9-10</ref>. La trasformazione, eseguita in breve tempo, dotò la nave di [[farmacia|farmacie]], sale di medicazione ed altre attrezzature mediche tra le più moderne all'epoca disponibili<ref name="quatdic">[http://www.14-18.it/periodico/pag/15087 14-18]</ref>.
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=== La Crociera Commerciale nell’America Latina ===
 
Il 21 maggio 1923 (per altre fonti nel 1922<ref name="fp"/> o nel marzo 1923<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>) la nave venne iscritta nei ruoli della Regia Marina come trasporto, venendo ribattezzata ''Italia''<ref name="naviospedalemmi"/><ref name="mminaviospedale"/>. Nel 1924 l’Italia compì una [[crociera]] (della durata di otto mesi) in [[Sudamerica]] con a bordo l’Esposizione Campionaria dell’industria e dell’artigianato italiani (Mostra Itinerante della Crociera Commerciale nell’America Latina)<ref name="piccione"/>: l’incorporazione nella Regia Marina era avvenuta appositamente per questo scopo<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/><ref name="marinaiditalia"/>.
 
La crociera era stata infatti proposta dalle [[corporazione|corporazioni]] degli industriali italiani ed appoggiata dal [[regime fascista]], che voleva mostrare i progressi dell’industria italiana, nonché tentare un’espansione commerciale verso i mercati dell’[[America centrale]] e meridionale, non ancora controllati, a differenza del resto del mondo, dalle nazioni anglosassoni (vi era invece una ostile presenza franco-tedesca)<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Allo scopo era stato costituito il Comitato per la Crociera Commerciale nell’America Latina, presieduto dal senatore Silvio Pellerano, patrocinato dal [[capo del governo]] [[Benito Mussolini]] ed appoggiato anche da [[Gabriele d'Annunzio]]<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Tale comitato includeva rappresentanti del governo, della Marina, nonché dell’[[industria]] e del [[commercio]] italiani, e provvide alla scelta dell’itinerario, nonché dei prodotti e delle rappresentanze da imbarcare<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Era stato deciso di noleggiare una nave, che, pur essendo disarmata (le uniche [[arma|armi]] presenti sarebbero state quelle del picchetto d’onore), sarebbe stata armata con personale della Regia Marina e comandata da un [[capitano di vascello]]<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. La scelta era caduta sul ''Palasciano'': ribattezzato ''Italia'', il piroscafo era stato portato nell’[[Arsenale Militare Marittimo della Spezia|Arsenale di La Spezia]] e sottoposto a lavori di rifacimento per adattarlo alla crociera in Sudamerica come nave esposizione<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Al comando dell<nowiki>'</nowiki>''Italia'' era stato designato il capitano di vascello Carlo Grenet, affiancato dal parigrado Paolo Cattani come assistente, dal [[capitano di fregata]] Roberto Soldati come comandante in seconda, dal [[capitano di corvetta]] Francesco Quentin come comandante in terza<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/> e dal [[Maggiore]] Carlo Ferrari del [[Corpo Sanitario della Marina Militare]] come responsabile dei servizi medici di bordo.
 
[[File:Carlo Ferrari, maggiore.JPG|thumb| Il Maggiore Carlo Ferrari del Corpo sanitario militare marittimo in divisa di Gala, imbarcato sulla R.N. "Italia" durante la Crociera commerciale in America Latina. Carlo Ferrari era fratello di [[Pietro Ferrari (generale)]]. Sulla divisa di gala sono visibili la [[Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915-1918]], la Medaglia dell'[[Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro]] e la Medaglia dell'[[Ordine della Corona d'Italia]]]]
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Venne anche emessa una [[Crociera Italiana 1924|serie straordinaria di francobolli, da utilizzarsi, da quanti fossero imbarcati, per spedire lettere e cartoline in Italia]]<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>.
 
Durante i lavori di trasformazione, alcuni saloni del piroscafo vennero adattati allo stile italiano ed i locali furono adattati all’esposizione dei prodotti, che sarebbero stati collocati in vetrine eleganti e solide. Vennero inoltre installati uffici bancari e postali, [[bar (pubblico esercizio)|bar]], [[ristorante|ristoranti]] e diverse segreterie. Nei locali che avrebbero ospitato la mostra vennero installati apparati per il continuo ricambio dell’aria, ed i generatori di elettricità vennero potenziati. Il noto [[pittore]] [[Giulio Aristide Sartorio]] elaborò raffinate decorazioni che adornarono le scalinate di [[prua]] e di [[poppa]]. Le sale dell’esposizione erano dedicate rispettivamente alla seta, alla lana, agli [[oreficeria|orafi]] e affini, ai cotoni, ai [[filato|filati]], alla [[seta artificiale]], ai prodotti chimici, ai profumi, ai medicinali, al libro. Fu realizzato un atrio principale, attorniato da direzione, uffici, bar ed ufficio cambio. Adiacenti a tale zona erano inoltre la sala dei marmi, la sala delle [[ceramica|ceramiche]] e affini, la sala dei [[ministero|ministeri]] e delle rappresentanze ufficiali, il patronato industrie femminili e piccole industrie operaie, la sala dell'[[arredamento]] della casa, delle [[industria bellica|industrie belliche]] e affini, dell’industria della carta, la [[tipografia]], la sala degli [[strumento musicale|strumenti musicali]], dei [[vino|vini]], dei liquori, dei prodotti alimentari, delle industrie [[elettricità|elettriche]] e [[industria metalmeccanica|meccaniche]], delle [[macchina agricola|macchine per l'agricoltura]]. Vi era inoltre la sala delle [[automobile|automobili]], dei [[bicicletta|cicli]] e dei [[ciclomotore|motocicli]].
 
Tra i prodotti esposti vi erano le [[macchina da scrivere|macchine da scrivere]] [[Olivetti]], i [[feltro|feltri]] [[Borsalino]], il [[cioccolato]] [[Perugina]], le [[ceramica|ceramiche]] di [[Faenza]], i [[vetro di Murano|vetri di Murano]], le [[pistola|pistole]] [[Beretta]], gli [[occhiali]] [[Angelo Salmoiraghi|Salmoiraghi]], le automobili della [[FIAT]], i [[biscotto|biscotti]] della [[Lazzaroni]], il [[bitter (bevanda)|bitter]] [[Campari]], la seta artificiale della [[Snia Viscosa]] e le medicine della [[Carlo Erba (azienda)|Carlo Erba]]<ref name="larepubblica"/>. Anche la Regia Marina partecipò alla mostra, esponendo materiale tecnico prodotto dalla cantieristica navale italiana e tutta la [[cartografia]] dell’Ufficio Idrografico<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. La [[Lega Navale Italiana]] espose il [[busto (scultura)|busto]] di [[Cristoforo Colombo]] e due targhe, una delle quali riproduceva una parte del [[testamento]] del navigatore, mentre l’altra replicava una lettera di Colombo, inviata alla [[Repubblica di Genova]], contenente la frase «''… siendo io nascido a Genova ...''»<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Vennero inoltre imbarcate 16 urne, forgiate dallo [[scultore]] [[Romano Romanelli]] utilizzando [[bronzo]] fuso di cannoni austroungarici e riempite con [[terra]] del [[Carso]], da consegnare alle comunità italiane in Sudamerica<ref name="larepubblica"/>. La nave imbarcò inoltre 500 opere d’arte, scelte da un comitato presieduto da Sartorio e comprensivo anche, tra gli altri, di [[Vincenzo Gemito]], [[Adolfo De Carolis]], [[Antonio Mancini]] e [[Francesco Paolo Michetti]]<ref name="larepubblica"/>. Lo stesso Sartorio incluse numerose proprie opere, molte delle quali eseguite al fronte, durante la prima guerra mondiale (e durante la traversata il pittore dipinse più di 200 [[paesaggio|paesaggi]])<ref name="larepubblica"/>. [[Gino Coppedè]] progettò una sala del libro italiano, ispirata ad una stanza di [[Firenze]] con vista sui colli fiesolani<ref name="larepubblica"/>. Il [[Regio Esercito]] creò una propria esposizione, mostrando gli sviluppi del [[primo dopoguerra]]<ref name="larepubblica"/>.
 
Terminato l’allestimento, dopo aver imbarcato i campioni di prodotti e circa 800 persone tra rappresentanti di industria, commercio ed artigianato italiani, nonché una missione del Regio Esercito, una della [[Regia Aeronautica]], un gruppo di [[gerarca|gerarchi]] della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]], Giulio Aristide Sartorio come direttore artistico e l’on. [[Giovanni Giuriati]] quale [[ambasciatore]] straordinario dell’Italia presso gli Stati sudamericani<ref name="larepubblica"/>, il 18 febbraio 1924 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' salpò da [[La Spezia]], arrivando a [[Gibilterra]] il 22 febbraio<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/><ref name="larepubblica">[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/12/09/la-nave-italia-volo-in-sudamerica.html La Repubblica]</ref><ref name="marinaiditalia"/>. Lasciata Gibilterra, la nave fece rotta verso sudovest, toccando [[Las Palmas]] e [[Ilha do Sal#Località#Santa Maria|Santa Maria di Capo Verde]] prima di dirigere, senza ulteriori scali, per il Sudamerica<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Grazie alla stagione favorevole, non furono incontrate condizioni meteomarine avverse in [[Oceano Atlantico|Atlantico]], mentre qualche problema derivò dal far adattare i passeggeri alle regole in vigore su un’unità militare (allo scopo il comandante Grenet formò una commissione con il compito di riferire al comando le necessità dei passeggeri)<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Problemi non molto gravi, causati da un’organizzazione non ottimale, sorsero soprattutto nei primi giorni, dopo di che le tensioni si acquietarono grazie ad una maggiore comprensione e tolleranza reciproca tra [[equipaggio]] e passeggeri<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>.
 
[[File:menu' Vera Cruz.JPG|thumb| Menu' della Cena di Gala in occasione della visita a Vera Cruz in Messico della R.N. "Italia".]]
[[File:menu' Baranquilla.JPG|thumb| Menu' della Cena di Gala in occasione della visita a Baranquilla in Colombia della R.N. "Italia".]]
 
Il 21 marzo l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' raggiunse il continente americano, [[ormeggio|ormeggiandosi]] a [[Pernambuco]], dove si trattenne sino al 25 marzo<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Subito furono avviate relazioni commerciali<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Il piroscafo prese poi di nuovo il mare, costeggiando l’America Latina verso sud e toccando i principali porti di [[Brasile]], [[Uruguay]] ed [[Argentina]]: [[Salvador (Brasile)|Bahia]], Baia di Espirito Santo (aprile 1924), [[Rio de Janeiro]], [[Santos]], [[Florianopolis]], [[Rio Grande do Sul]], [[Montevideo]], [[Buenos Aires]] e [[Bahía Blanca (Argentina)|Bahia Blanca]]<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Dopo aver raggiunto [[Punta Arenas]], l’11 giugno 1924 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' attraversò lo [[stretto di Magellano]], incontrando [[vento]] e [[mare]] inconsuetamente calmi, poi iniziò a risalire la costa opposta del continente, toccando i principali porti di [[Cile]], [[Perù]], [[Ecuador]] e [[Colombia]]: Baia Fortescue, [[Coronel (Cile)|Coronel]], [[Talcahuano]] (giugno 1924), [[Valparaiso]], [[Antofagasta]], [[Iquique]], [[Arica]], Mollendo, [[Callao]] e [[Guayaquil]]<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Dopo aver attraversato il [[canale di Panama]], la nave raggiunse [[Colon]] in agosto, poi proseguì visitando il [[Messico]] e le [[Antille]], toccando [[Veracruz]], [[L'Avana]] (agosto 1924) e [[Port au Prince]], dopo di che tornò verso sud visitando [[Cartagena de Indias|Cartagena]], Porto Columbia, [[La Guaira]] e [[Port of Spain]], all’estremità nordorientale dell’America Latina<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Il 29 settembre 1924 l<nowiki>'</nowiki>''Italia'' lasciò Port of Spain per tornare in patria: il 20 ottobre il piroscafo raggiunse La Spezia, dopo aver percorso 23.000 miglia e fatto scalo in 31 porti di dodici nazioni straniere<ref name="anmitaranto"/><ref name="larepubblicamarinaiditalia"/><ref name="marinaiditalialarepubblica"/>.
 
La crociera ebbe un successo superiore alle aspettative: l’esposizione itinerante fu visitata da circa 2.000.000 di persone, e le transazioni commerciali superarono la somma di 120.000.000 di [[lira italiana|lire]]<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Durante la navigazione furono organizzante anche esposizioni a terra, a [[San Paolo (Brasile)|San Paolo]], [[Lima]], Buenos Aires, [[Santiago del Cile|Santiago]]<ref name="larepubblica"/>. Se sotto il profilo della pubblicizzazione dei prodotti italiani il viaggio ebbe un notevole successo, sotto quello dello studio dei mercati più adatti su cui venderli non fu possibile fare molto a causa della mancanza di tempo<ref name="larepubblica"/>. Il successo pubblico non fu del tutto sfruttato anche perché le attenzioni [[colonialismo|coloniali]] si erano andate spostando verso l’[[Africa]].
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Le fonti divergono sull’accoglienza riservata alla nave<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. Secondo alcune, in [[Argentina]] l’accoglienza fu calorosa verso l’equipaggio, mentre fu più fredda nei confronti dei rappresentanti del fascismo, ma si trattò dell’unica occasione<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>. I [[giornale|giornali]] dell’epoca celebrarono un’accoglienza trionfale riservata dalle varie comunità italiane, comprensiva di comitati d'accoglienza di tali comunità, [[fuoco d'artificio|fuochi d’artificio]] e picchetti in [[divisa]] a rendere gli onori<ref name="larepubblica"/>. In diverse città si tennero cerimonie ufficiali e [[banchetto|banchetti]]<ref name="larepubblica"/>. Il [[ministro degli Esteri]] brasiliano celebrò Mussolini come un «''eroe vittorioso''», il capo della diplomazia dell’Argentina definì l’Italia «''disciplinata e formidabile, sicura di sé, raggiante di fede giovanile e di fiducia nell' avvenire''»<ref name="larepubblica"/>. Secondo altre fonti, invece, in alcune località l’accoglienza fu invece piuttosto tiepida a causa soprattutto del [[delitto]] Matteotti: in particolare a [[Montevideo]], ove vi era una consistente tradizione [[radicalismo|radicale]], in Messico, ove l'[[antifascismo]] era piuttosto forte, a [[Cuba]], a Valparaiso (dove la nave giunse durante un [[comizio]] [[anarchia|anarchico]]) ed a Santiago (i cui [[studente|studenti]] universitari contestarono Giuriati gridando «''Viva Matteotti!''»)<ref name="larepubblica"/>.
 
La storia operativa del piroscafo ebbe sostanzialmente termine con la conclusione della crociera in Sudamerica. Radiata nel gennaio 1925<ref name="naviospedalemmi"/><ref name="mminaviospedale"/> e restituita alle Ferrovie dello Stato<ref name="anmitaranto"/><ref name="marinaiditalia"/>, l’unità fu [[demolizione|smantellata]] a Genova nel 1926<ref name="piccione"/><ref name="mmi"/><ref name="fp"/>.
 
Nel 1999 fu inaugurata la mostra ''Aristide Sartorio 1924: la crociera della Regia nave Italia nell'America Latina'' a cura di Bruno Mantura e Maria Paola Maino presso l'Istituto Italo-Latino Americano di Roma, 9 dicembre 1999 - 5 febbraio 2000.