Monetazione visigota: differenze tra le versioni

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La zecca di Narbona è esistita certamente durante il regno di [[Leovigildo]], ma probabilmente era attiva già nel 507, quando la città per qualche tempo divenne la capitale dei Visigoti.<ref name= MEC44/>
 
Le monete dei Visigoti in Gallia erano quindi di imitazione romana e le prime ricalcavano le monete degli imperatori d'Occidente, fino a circa il [[481]];<ref name= MEC44/> in seguito, a partire da una data successiva al [[509]], sono imitate quelle dell'Impero romano d'Oriente, ad iniziare da quelle di [[Anastasio I Dicoro|Anastasio I]].<ref name= MEC44/>
 
==== Imitazioni di Onorio ====
Le prime monete coniate dai Visigoti, battute nei [[anni 420|decenni 420]]-[[anni 440|440]], imitano quelle emesse alla zecca di [[Ravenna]] dall'imperatore [[Flavio Onorio]] ([[393]]-[[423]]).<ref name= MEC44/>
 
Il tipo prevalente reca al [[dritto]] la legenda <small>D N HONORI – VS P F AVG</small> ed il busto dell'imperatore con diadema e corazza, mentre al [[Rovescio (moneta)|rovescio]] la legenda recita <small>VICTORI – A AVGGG</small> ed è raffigurato l'imperatore in piedi che tiene il [[labaro]] con la mano destra e con la sinistra un globo sul quale è raffigurata la [[Vittoria (divinità)|Vittoria]]; il piede sinistro poggia su un prigioniero steso a terra. Ai lati dell'imperatore compiano le lettere <small>R – V</small>, a indicare zecca di Ravenna, ed in esergo <small>COMOB</small>.<ref name= originale_onorio>[[File:Solidus Honorius 402 76001657.jpg|80px|border]]<br /> L'originale di Onorio</ref>
 
Le monete dei Visigoti si distinguono per lo stile (il disegno è più crudo, nei personaggi minori la testa è esageratamente grande rispetto al corpo) e per le lettere: in particolare le barrette verticali delle "G" sono corte mentre negli originali sono particolarmente lunghe.<ref>Grierson: ''MEC'', p. 44</ref>
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Dagli [[anni 450]] le monete imitate sono quelle di [[Valentiniano III]] ([[425]]-[[455]]) e di [[Severo III]] ([[461]]-[[465]]). Le monete emesse a nome di Valentiniano sono un solido e due tremissi.<ref name= MEC44/>
 
Il solido (MEC 167-169) imita una moneta di pari valore dell'imperatore (Cohen VIII 212,19; RIC X 2011). Presenta al dritto il busto imperiale volto a destra, con diadema, mantello e corazza; sul rovescio è raffigurato l'imperatore stante con un piede su un [[serpente (immaginario)|serpente]] a testa umana. Nella mano destra tiene una lunga croce e nella sinistra un globo su cui è rappresentata la Vittoria.<ref>[[File:Valentinian III Solidus 425 691788.jpg|80px|border]]<br />L'originale di Valentiniano</ref><ref>[[File:Visigoth Valentinian solidus 450 74000886.jpg|80px|border]]<br />Copia barbarica</ref> L'immagine dell'imperatore che tiene il piede sul serpente è introdotta nell'iconografia imperiale per la prima volta da questo sovrano;<ref name= MEC44/> nell'iconografia cristiana, il serpente è una della immagini che simboleggiano il [[demonio]].
 
Il primo tremisse (MEC 171-172) presenta al rovescio una croce circondata da una corona d'alloro ed imita un tremisse coniato in varie zecche (Cohen VIII 216, 49), mentre il secondo (MEC 173) imita un solido (Cohen VIII 212,17)<ref>[[File:Valentininianus III solidus 76001662.jpg|80px|border]]<br />Il solido di Valentiniano</ref> sul cui rovescio è raffigurata una Vittoria stante di fronte, che tiene una lunga croce e con una stella nel campo a destra.
 
==== Imitazioni di Severo III ====
Le monete a nome di Severo III (Libio Severo; 461-465) sono vari solidi che imitano un'analoga moneta di questo imperatore (Cohen VIII, 227.8). Il tipo è lo stesso dei solidi a nome di Valentiniano, con l'imperatore che schiaccia il serpente androcefalo<ref>[[File:Libius Severus solidus 612158.jpg|80px|border]]<br />Il solido di Libio Severo</ref>.
 
== Monetazione in Hispania ==
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}}
Nel 507 fu combattuta la [[battaglia di Vouillé]] tra i [[Franchi]] comandati da re [[Clodoveo I]] ed i Visigoti guidati da [[Alarico II]]. Alarico morì nella battaglia e l'esercito visigoto subì una dura sconfitta, che aprì a Clodoveo la strada per [[Tolosa]], capitale del Regno visigoto, e della Gallia centromeridionale occidentale (territorio compreso attualmente fra il [[Poitou]] e il [[Berry (regione)|Berry]] a nord e la [[Guascogna]] a mezzogiorno). Dei loro possedimenti gallici i Visigoti riuscirono a difendere solo la [[Settimania]], regione situata tra la foce del [[Rodano (fiume)|Rodano]] ed i [[Pirenei]].
 
Il baricentro dello Stato si spostò quindi, in quegli anni, prima nell'ex [[Tarraconense]], poi nella parte centrale della Penisola iberica, dove il loro regno prosperò fino all'invasione islamica del 711.
 
=== Monetazione pseudo-imperiale (509-580) ===
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|titolo = Re dei Visigoti<br />nel periodo 580-714
|contenuto =
 
* [[Leovigildo]], [[567]] - [[586]]
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=== Monetazione reale (580-710) ===
Dagli [[anni 580|anni ottanta]] del VI secolo, i re visigoti iniziarono a coniare monete a nome proprio. Quest'ultima fase della monetazione visigota si estese per circa centotrent'anni, fino al 710: non sono conosciute monete successive a questa data. In seguito lo stesso Regno visigoto cessò di esistere, con il passaggio della Penisola iberica sotto il dominio arabo.<ref name= MEC49/>
 
La denominazione usata fu esclusivamente il tremisse ed il solido non venne più coniato. Il contenuto in oro dei tremissi negli anni diminuì.<ref name= MEC49>Grierson, cit. pp. 49-52</ref> Le monete recavano il nome del sovrano e riportavano anche il nome della zecca dove venivano coniate. A differenza della monetazione dei Franchi non recavano il nome del magistrato responsabile della monetazione.
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Sotto Leovigildo si affermò così il tipo con i due busti di fronte sulle due facce della moneta. Secondo Grierson questo nuovo tipo, tipico della monetazione visigota, ebbe inizio tra il [[579]] ed il 586, negli ultimi anni del regno di Leovigildo, quando il fratello [[Liuva I|Liuva]], assieme al quale aveva regnato, era già morto.<ref name= MEC49/> Grierson afferma che sia i nuovi tipi sia la presenza dei nomi dei re visigoti al posto di quelli degli imperatori bizantini sono legati alle vicende che videro coinvolto il figlio maggiore di Leovigildo, [[Ermenegildo (re dei Visigoti)|Ermenegildo]], che nel [[573]] era stato nominato ''consors regni'' (co-regnante) e che nel 579 si era sposato con [[Ingunda (regina visigota)|Ingunda]]. La sposa era una principessa dei [[Franchi]], popolo che, a differenza dei Visigoti, non era [[Arianesimo|ariano]] bensì [[Cattolicesimo|cattolico]]: in seguito al matrimonio, lo stesso Ermenegildo abbandonò l'arianesimo, ribellandosi contro il padre e assumendo, nel 579, il titolo di re. La sua rivolta coinvolse tutte le regioni meridionali del Regno visigoto e fu domata solo nel [[584]]. Ermenegildo venne giustiziato l'anno seguente e la sua morte aprì la strada alla successione del fratello [[Recaredo I|Recaredo]]. La lotta tra Leovigildo e Ermenegildo fu condotta anche nelle monete, che appunto in questi anni recarono per la prima volta i nomi reali, cioè dei due contendenti alla corona.<ref name= MEC49/>
 
Dopo il 584 e fino al [[649]] circa, il tipo usato più frequentemente fu quello che vede su entrambe le facce un busto di fronte; su una è riportato il nome del sovrano, mentre sull'altra è indicato il nome della zecca. Questo tipo ebbe inizio quando Leovigildo ebbe sconfitto definitivamente Ermenegildo; si suppone che l'innovazione volesse indicare il nuovo stato di ''consors regni'' ottenuto da Recaredo.<ref name= MEC49/> Le monete furono coniate con questi tipi per oltre sessant'anni, fino alla fine del regno di [[Chindasvindo]] ([[641]]-[[652]]).
 
Le figure sono varie da un sovrano all'altro e tra le zecche. Da notare l'assenza della corona, nonostante [[Isidoro da Siviglia]] attribuisca a Leovigildo l'introduzione di questo simbolo tra quelli regali.<ref>Isidoro: ''Historia de regibus Gothorum, Vandalorum et Suevorum'', 51</ref>. Invece si nota che almeno uno dei busti ha i capelli lunghi che arrivano alle spalle, attributo di [[Re germanico|autorità regale]] presso i [[Germani]].<ref name= MEC49/>
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Intorno al 649 venne introdotto un nuovo tipo: al rovescio fu inserito il nome di [[Reccesvindo]], associato allora al trono dal padre Chindasvindo; lo spazio necessario venne ricavato al dritto mettendo il monogramma della zecca al posto del busto di Chindasvindo e al rovescio inserendo il busto di profilo.<ref>MIB 1, 257, tavola 13, p. 446</ref> Dopo la morte di Chindasvindo le zecche non ricevettero indicazioni sulle impostazioni tecniche e stilistiche da seguire e di conseguenza fecero scelte diverse: alcune tornarono ai due busti, uno per faccia (ad esempio [[Cordova]] e [[Toledo]]), altre ([[Siviglia]]) continuarono con il monogramma e il busto di profilo, altre ancora ([[Gerona]]) usarono il busto di profilo e al rovescio una croce.<ref name= MEC49/>
 
In un secondo tempo tutte le zecche usarono un tipo con un busto di profilo ed al rovescio una croce sopra ad alcuni gradini. Sono presenti diverse rappresentazioni del busto: in alcuni casi è elmato, in altri a testa nuda. Il re è generalmente rappresentato con la barba, a differenza dei busti effigiati fino ad allora, che erano stilizzati secondo i prototipi bizantini.<ref name= MEC49/> Anche nei regni successivi furono usati gli stessi tipi; solo durante il regno congiunto di [[Egica]] e [[Witiza]] fu introdotta una variante, con l'utilizzo al dritto di un tipo con i due busti affrontati e separati da uno scettro sormontato da croce.<ref name= MEC49/> Un caso a parte è il tremisse coniato sotto [[Ervige]], con al dritto il busto di Cristo di fronte (MEC 267) al posto del re; dietro, una croce su scalini. I primi tremissi con questi tipi sembrano essere stati coniati alla zecca di [[Mérida (Spagna)|Mérida]].
 
Negli anni l'esecuzione dei conii divenne meno accurata e in alcune monete i bracci della croce sembrano le orecchie di Cristo.<ref name= MEC49/> Questo tipo precede di pochi anni un solido simile introdotto a [[Costantinopoli]] da [[Giustiniano II]] verso il [[692]].<ref name= MEC49/> La moneta di Giustiniano, successiva di alcuni anni alla moneta di Ervige, presenta un Cristo con il [[nimbo]] ornato da croce.<ref>[[File:Solidus-Justinian II-Christ b-sb1413.jpg|80px]]<br />Il [[solido (moneta)|solido]] di Giustiniano II.</ref> Grierson ipotizza che entrambe le monete riflettano una discussione teologica, essendo collocate temporalmente prima dell'[[iconoclastia]] e apparentemente provocate dalla condanna del [[monotelitismo]] da parte di un sinodo a Roma nel [[679]] e da parte del [[Terzo Concilio di Costantinopoli]] nel [[680]]-[[681]].<ref name= MEC49/>
 
Non sono note coniazioni successive alla fine del regno di Witiza (710). Sono invece attestati dei falsi di [[Roderico]] (MEC 1471).
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== Zecche ==
 
Miles individuò 79 zecche. Poche altre sono venute alla luce in seguito, quindi il totale supera di poco le 80.<ref name=MEC53>Grierson, ''cit''. p. 53</ref><ref>Miles: ''Coinage...''</ref>
 
La maggior parte di queste hanno comunque poca importanza e sono note solo grazie a un numero esiguo di esemplari giunti fino ai nostri giorni, a volte non più di uno o due.<ref name=MEC53/>
 
La metà delle circa 3500 monete conservate è accreditata a quattro zecche: la capitale ''Toleto'' (Toledo) e tre centri meridionali: ''Emerita'' (Mérida), ''Ispalis'' (Siviglia) e ''Cordoba'' (Cordova). Con minore produzione (circa cento, duecento esemplari) ci sono una zecca meridionale (''Eliberis'' vicino Granada), e tre zecche a nord: ''Cesaracosta'' (''Cæsaraugusta'', Saragozza), ''Tarraco'' (Tarragona) e ''Narbona''.<ref name=MEC53/> Quest'ultima fu l'unica zecca rimasta ai Visigoti a nord dei [[Pirenei]] dopo la battaglia di Vouillé.
 
Altre zecche minori si trovavano in ''Gallaecia'' (Galizia), dove esistevano miniere che risalivano al tempo dei [[Storia romana|Romani]].<ref name=MEC53/>
 
Non abbiamo invece documenti di zecca e non conosciamo né la loro organizzazione né i rapporti tra le zecche e le autorità politiche, anche se solo queste ultime possono aver determinato i cambiamenti subiti dalla coniazione nel tempo.<ref name=MEC53/>
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== Collegamenti esterni ==
* {{Es}}cita [web|url=http://books.google.it/books?id=YagycPlUba4C&pg=PA71&lpg=PA71&dq=Real+Academia+de+la+Historia+Monedas+visigodas&source=bl&ots=d-c2GJQTiT&sig=T4Cb-6l0bPgm-0munf_tAIT6Fwk&hl=it&ei=2qPtSZepNY2L_QaAj_jrDw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2#PPP1,M1 |titolo=Real Academia de la Historia, ''Monedas visigodas'' (Google books)]|lingua=Es}}
* {{Es}}cita [web|http://www.ucm.es/info/documen/articulos/art_primera/art_maria.pdf |María Ruiz Trapero, ''En torno a la moneda visigoda'']|lingua=Es}}
* {{Es}}cita [web|http://www.numisma.es/MarcoLuis/Utilidades/MONEDA_%20ARAGON_VISIGODO1.pdf |Marco L. Royo Ortín, ''La moneda en el Aragón visigodo'']|lingua=Es}}
 
{{portale|Bisanzio|Germani|numismatica}}