Papa Innocenzo XIII: differenze tra le versioni

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Nato a Poli, vicino a [[Roma]], Michelangelo dei Conti discendeva dalla nobile famiglia dei [[Conti di Segni]], alla quale era appartenuto un altro pontefice, [[papa Innocenzo III|Innocenzo III]] ed altri ([[papa Gregorio IX|Gregorio IX]], [[papa Alessandro IV|Alessandro IV]]) gliene venivano attribuiti. Suo padre era Carlo IV, duca di Poli e [[Guadagnolo]], e sua madre era donna Isabella Muti. Studiò al [[Collegio Romano]].
 
Fu introdotto nella curia romana da [[papa Alessandro VIII]], che nel 1690 gli commissionò la consegna al [[doge]] di Venezia, [[Francesco Morosini]], del berrettone e dello stocco. Nel 1695 fu nominato arcivescovo titolare di [[Arcidiocesi di Tarso|Tarso]] e nunzio a [[Lucerna]]. Nel 1698 fu inviato da [[papa Innocenzo XII]] come [[nunzio apostolico]] a [[Lisbona]], dove rimase fino al 1710; e sembra che qui si sia formato il suo giudizio critico nei confronti dell'ordine dei [[gesuiti]], che ebbe tanta importanza successivamente<ref name=kelly700/>.
 
Il 7 giugno [[1706]] fu creato [[cardinale]] da [[papa Clemente XI]]. Nel [[1709]] gli fu assegnata la [[Arcidiocesi di Ancona-Osimo|diocesi di Osimo]] e nel [[1712]] quelle di [[Diocesi di Viterbo|Viterbo e Tuscania]] ma nel [[1719]], a causa di problemi di salute, dovette dare le dimissioni.
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L'8 maggio 1721 la maggioranza dei voti confluì sul cardinale Conti, per le sue doti umane e spirituali; inoltre non era apertamente schierato con nessuno dei due gruppi filofrancese o filoimperiale; ottenne infatti alla fine il voto unanime di tutto il Sacro Collegio. In onore di [[papa Innocenzo III]] a cui lo accomunava il lignaggio, scelse il nome di Innocenzo XIII. Eletto papa, confermò l'incarico del cardinale Paolucci alla Segreteria di Stato.
 
Tra i suoi primi atti vi fu inoltre il reinserimento graduale nella curia del cardinale [[Giulio Alberoni]], che era stato esautorato da Clemente XI a causa di problemi diplomatici insorti nelle corti europee; gli atti del processo su Alberoni furono portati a Castel Sant'Angelo, mentre lui stesso fu tenuto per breve tempo in prigione, come chiesto esplicitamente dalla Spagna, ma poi rilasciato.
 
Poco dopo, nel [[1722]], diede l'investitura di [[re di Sicilia]] all'imperatore [[Carlo VI d'Asburgo]], ratificando quanto stipulato nel [[trattato di Utrecht]] del 1713 e poi in quello dell'[[L'Aia|Aja]] del [[1720]], mentre l'imperatore gli inviava il suo giuramento di fedeltà ed alleanza. Comunque i territori di [[Comacchio]], che erano stati in precedenza sottratti dall'impero al Papa, non furono affatto restituiti ed inoltre l'imperatore impose che il [[ducato di Parma e Piacenza]], da diversi secoli nella sfera dello stato pontificio e governato dalla famiglia [[Farnese]], fosse considerato feudo imperiale, con l'obbligo di tenervi una guarnigione austriaca, tra l'altro a spese dei Farnese. Il Papa invitò [[Francesco Farnese]] a rifiutarsi di pagare tale tributo, ma fu inutile.
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Come il suo predecessore, stabilì una rendita annuale di ottomila scudi per il pretendente inglese [[Giacomo Edoardo Stuart]], figlio dell'ultimo re cattolico [[Giacomo II d'Inghilterra]], permettendogli così di mantenere una pur piccola corte a Roma, nel [[palazzo Muti Papazzurri]] (un lontano cugino del Papa, Francesco Maria Conti di [[Siena]], fu creato ''gentiluomo di camera'' dal pretendente [[giacobitismo|giacobita]]). Innocenzo si spinse ad assicurare allo Stuart un aiuto di circa centomila ducati per armarsi e riconquistare il regno. Aiutò inoltre i veneziani e soprattutto l'isola di [[Malta]] nelle loro lotte contro i [[Turchia|turchi]].
 
Durante il suo pontificato continuò la [[controversia dei riti cinesi]]. Il generale dei [[gesuiti]], padre [[Michelangelo Tamburini]], ricevette il 13 settembre [[1723]] dal segretario della Congregazione di [[Propaganda Fide]], Pier Luigi Carafa Junior ([[1677]]-[[1755]]), un precetto formale con il quale si vietava l'ulteriore ammissione nella [[Compagnia di Gesù]] di novizi e l'invio di missionari nelle Indie Orientali finché non fosse stata dimostrata l'obbedienza dei [[gesuiti]] alle proibizioni dei riti cinesi pubblicate dal predecessore [[papa Clemente XI|Clemente XI]]<ref name=kelly700> John N.D. Kelly, ''Gran Dizionario Illustrato dei Papi'', p.&nbsp;700</ref>, in particolare con la Bolla ''Ex illa die'' del 19 marzo [[1715]]. Innocenzo XIII si convinse della bontà del resoconto del Legato Pontificio [[Carlo Ambrogio Mezzabarba]] secondo il quale i gesuiti residenti presso la corte imperiale di [[Pechino]] avrebbero istigato l'imperatore [[Kangxi]] a far imprigionare i missionari inviati dalla Congregazione di Propaganda Fide.
 
Innocenzo XIII concesse ai gesuiti di replicare con un memoriale di difesa, la cui presentazione fu resa impossibile dalla sopraggiunta morte del Pontefice. Lo storico [[Ludwig von Pastor]] ritenne che la crisi del 1723 anticipò in qualche modo la soppressione della [[Compagnia di Gesù]] nel [[1773]].
 
[[File:Tomb of Innocentius XIII.jpg|left|thumb|Tomba di Innocenzo XIII, nelle [[Grotte vaticane]]]]
L'ostilità dimostrata nei confronti dei [[gesuiti]] forse incoraggiò sette vescovi francesi a contattarlo con una petizione affinché fosse ritirata la [[bolla pontificia|bolla]] ''[[Unigenitus]]'' di [[papa Clemente XI]] che era una Costituzione apostolica con la quale venivano confutati e condannati i punti fondamentali del [[Giansenismo]]; la richiesta comunque, venne prontamente negata, anzi, il Papa non si limitò a condannare tale petizione ma richiese in modo incondizionato la sottomissione a questa Costituzione pontificia.
 
L'autorità del Papa però in quel momento era alquanto ridotta tanto che ad esempio non poté impedire che il reggente al trono di Francia, [[Filippo II d'Orléans|Filippo d'Orléans]], gli imponesse di conferire il cardinalato al primo ministro francese [[Guillaume Dubois]], uomo dai costumi libertini. Il Papa, costretto a procedere alla nomina, impose tuttavia che nella cerimonia di consegna della berretta, si procedesse alla pubblica lettura di una bolla in cui elencava le dissolutezze del Dubois, esortando il ministro a cambiare stile di vita.
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=== Morte ===
Il 7 marzo 1724 morì e fu sepolto nelle [[Grotte Vaticane]] sotto la Basilica di San Pietro. Volle che il suo cuore fosse conservato nel [[Santuario della Mentorella]] presso Guadagnolo nelle terre della sua famiglia; santuario di cui egli fu [[Abate Commendatario]] fino alla sua morte.
 
In occasione del trecentocinquantesimo anniversario della nascita ([[1655]]-[[2005]]), si è a lungo parlato dell'eventualità di presentare alla [[Santa Sede]] una richiesta formale per l'introduzione della causa di [[beatificazione]] di Innocenzo XIII.
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== Collegamenti esterni ==
* [{{cita web|http://www.araldicavaticana.com/creati%20da%20innocenzo_xiii.htm |Cardinali nominati da Papa Innocenzo XIII]}}
* {{en}}cita [web|http://www2.fiu.edu/~mirandas/bios1706-ii.htm#Conti |''The Cardinals of the Holy Roman Church-Conti'']|lingua=en}}
 
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