Operazione Anello: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 148:
Alle ore 8.05 del 10 gennaio i generali Voronov e Rokossovskij, al posto di comando della 65ª Armata, ordinarono al generale Bieskin, comandante dell'artiglieria dell'armata di dare inizio allo sbarramento di fuoco contro le difese tedesche del "naso di Marinovka": per 55 minuti oltre 7.000 cannoni e lanciarazzi bombardarono con grande violenza le linee nemiche distruggendo molte fortificazioni e indebolendo fontemente le precarie posizioni tedesche della 44ª Divisione fanteria, della 3ª e 29ª Divisione motorizzata e di una parte della 376ª Divisione fanteria<ref>A.Beevor, ''Stalingrado'', 388-389.</ref>. I reparti tedeschi erano già molto indeboliti dalle privazioni e dal freddo e, nonostante fossero stati rinforzati con pionieri e alcuni cannoni contraerei e [[cannone d'assalto (semovente)|cannoni d'assalto]], subirono pesanti perdite sotto il fuoco d'artiglieria. Dopo lo sbarramento iniziale, alle ore 9.00 i fucilieri sovietici passarono all'attacco avanzando rapidamente nella steppa innevata, sostenuti da piccoli gruppi di carri armati [[T-34 (carro armato)|T-34]] e dal fuoco dei cannoni che fu diretto in profondità nelle retrovie o sui punti di resistenza nemici; anche gli aerei d'assalto della 16ª Armata aerea sovietica intervennero con attacchi ai capisaldi tedeschi<ref>A.Beevor, ''Stalingrado'', p. 389.</ref>.
 
L'attacco principale venne sferrato da nord dalle divisioni della 65ª Armata del generale Batov, sostenute da alcune formazioni corazzate pesanti tra cui la famosa 91ª Brigata carri del colonnello [[Ivan Jakubovskij]], contro la 44ª Divisione austriaca del generale [[Heinrich Deboi]], mentre la 21ª Armata del generale Cistjakov attaccò frontalmente la 3ª e la 29ª Divisione motorizzata e la 376ª Divisione fanteria che avevano fortificato i centri di Marinovka e Karpovka contro un attacco da sud<ref name="ReferenceBE">A.Beevor, ''Stalingrado'', pp. 389-390.</ref>. Le difese della 44ª Divisione vennero superate in più punti e i soldati tedeschi dovettero abbandonare i loro ripari e ripiegare; di conseguenza l'avanzata dei fucilieri sovietici da nord mise in pericolo i fianchi e le spalle della 3ª Divisione motorizzata del generale [[Helmuth Schlömer]], della 29ª Divisione motorizzata del generale [[Hans-Georg Leyser]] e della 376ª Divisione fanteria del generale [[Edler von Daniels]], già in difficoltà per gli attacchi frontali della 21ª Armata. La resistenza tedesca fu tenace, alcuni reparti di riserva e i pochi carri armati rimasti tentarono anche di contrattaccare, ma entro la fine della giornata la divisione austriaca era ormai distrutta e alle ore 22.00 anche i soldati delle altre divisioni nel "naso di Marinovka" dovettero iniziare, sotto la pressione nemica, la ritirata a piedi nella neve, esposti allo scoperto dopo aver abbandonato sul posto i mezzi e le artiglierie<ref name="ReferenceBE"/>.
[[File:RIAN archive 607047 Great Patriotic War of 1941-45.jpg|thumb|left|upright=1.4|Colonna di carri armati sovietici in azione durante l'inverno 1942-1943.]]
Contemporaneamente all'offensiva principale nel settore di Marinovka, il Fronte del Don sferrò una serie di attacchi secondari in altri settori della sacca: a nord-ovest la 24ª Armata del generale Galanin riuscì ad aprire un varco tra la 76ª e la 113ª Divisione fanteria; in particolare la 76ª Divisione del generale [[Karl Rodenburg]] subì gravi perdite e l'11 gennaio fu costretta a ripiegare dopo aver abbandonato tutti i suoi cannoni e ridotta a soli 600 uomini<ref>W.Craig, ''Enemy at the gates'', pp. 334-335.</ref>; a nord, tra Kuzmici e Orlovka, la 66ª Armata del generale Žadov attaccò con limitati risultati la 16. Panzer-Division del generale [[Günther Angern]] e la 60ª Divisione motorizzata del generale [[Otto Kohlermann]]; gli ultimi carri della divisione corazzata riuscirono ancora a contenere lo sfondamento; nel settore meridionale del ''kessel'' la 64ª Armata del generale Sumilov passò all'offensiva tra [[Tsybenko]] e [[Yelkhi]] contro la 297ª Divisione fanteria del generale [[Moritz von Drebber]], il ''kampfgruppe'' del colonnello Mäder e l'82º reggimento rumeno. Sotto il fuoco nemico, i rumeni abbandonarono le loro posizioni e i sovietici poterono guadagnare terreno; solo alcuni disperati contrattacchi di un battaglione di pionieri e della 297ª Divisione, formazione ancora solida, evitarono uno sfondamento completo<ref>A.Beevor, ''Stalingrado'' pp. 390-391.</ref>. Nei giorni seguenti la divisione respinse ancora ripetuti attacchi della 36ª Divisione fucilieri della Guardia, della 42ª Divisione fucilieri e di parte del 13º Corpo carri sovietico.