Grecia salentina: differenze tra le versioni

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=== Perché il griko sta scomparendo? ===
La lingua grika è stata per un millennio completamente isolata dalla madre-patria. Prima la cacciata dei Bizantini e poi la soppressione del rito greco durante le funzioni religiose, fecero perdere al greco il carattere di lingua colta. La Grecìa Salentina si ritrovò circondata da un "mare latino" che andava corrodendo l'ellenismo del Salento. Lentamente, l'area grika non riuscì più a resistere culturalmente alla pressione latina che, giocoforza, era la lingua ufficiale dei governi che si succedevano sul trono di Napoli. Lo studio della lingua greca, forte a tal punto da spingere Lorenzo de' Medici a mandare studiosi nel Salento ad acquistare i codici greci, scomparve del tutto intorno al XVI secolo. I feudatari, estranei al Salento, non parlavano il greco e ciò spinse la piccola aristocrazia locale ad abbandonare l'uso della lingua, per "equipararsi" ai grandi signori feudali. La lingua greca finì così per diventare la lingua del popolo. Fino al XIX secolo, comunque, il popolo continuò a parlare in griko, spesso senza conoscere il dialetto romanzo. L'unità d'Italia introdusse la scolarizzazione obbligatoria: i maestri disprezzavano i griki, ritenendo che parlassero un rude dialetto, togliendo dignità alla lingua. Il declino della lingua greca d'Italia andava di pari passo con l'aumento della scolarizzazione. Gli anni '60sessanta, l'amore per il moderno, distrussero completamente la società contadina e, con essa, il greco. A partire dagli anni '70settanta, nessun bambino parlò più griko. Oggi, il numero di parlanti si attesta a 10.000 unità, quasi tutte persone anziane.
 
== La lingua ==
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Durante la settimana santa i paesi ellenofoni di Terra d'Otranto si sentivano uniti tramite un unico, singolare canto:"I passiuna tù Cristù" è un componimento in quartina. Descrive minuziosamente la passione di Cristo, dal tradimento di Giuda alla resurrezione. È accompagnato da complessi movimenti mimici tramandati da secoli tra i cantori. Rappresenta l'ultimo componimento in cantastorie dell'intera Puglia. Come tutte le tradizioni grike, anch'esso ha rischiato di scomparire, ma grazie all'impegno degli ultimi cantori, in particolare Antimio Pellegrino di [[Zollino]], e di alcune associazioni culturali locali è stato possibile salvare l'antico cantico e oggi agli ultimi depositari della tradizione pasquale si sono accostati non pochi giovani.
 
Fino agli anni '80ottanta, i cantori, di solito in coppia, accompagnati da uno o più fisarmonicisti e con un piccolo coro di voci bianche, percorrevano i paesi e le masserie della Grecìa Salentina, cantando il lunghissimo canto composto da 66 strofe. Nelle ultime strofe, si chiedeva agli ascoltatori un piccolo segno di devozione, donando ai cantori dei soldi o delle uova.
Oggi il canto è scomparso nella sua forma tradizionale: i cantori non percorrono più l'area ellenofona a bordo di carretti, non cantano più nei crocicchi o nelle piazzette delle masserie. Il canto è eseguito da associazioni di cultori della moribonda lingua grika, spesso all'interno delle Chiese, senza richiedere più il compenso che tanto dava la caratteristica suggestione che per un millennio ha accompagnato la Settimana Santa dei paesi greci.