Arresto cardiaco: differenze tra le versioni

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== Decorso ==
La conseguenza immediata è l'assenza di [[perfusione]] sistemica. L'arresto cardiaco è una condizione di [[morte|morte clinica]] reversibile che, se non adeguatamente trattata, è destinata ad evolvere in [[morte biologica]] irreversibile a causa della [[ipossiemia|ipo-ossigenazione]] [[cerebrale]]. Le cause di arresto cardiaco possono essere:<ref name="pmid24568819">{{Cita pubblicazione | cognome = Israel | nome = CW. | coautori = | titolo = Mechanisms of sudden cardiac death. | rivista = Indian Heart J | volume = 66 Suppl 1 | numero = | paginepp = S10-7 | mese = | anno = | doi = 10.1016/j.ihj.2014.01.005 | idpmid = PMID 24568819 }}</ref>
* '''cardiache''' (tra le quali la più frequente è la [[cardiopatia ischemica]])
* '''non cardiache''', meno frequenti, a loro volta suddivisibili in meccaniche ([[tamponamento cardiaco]], [[embolia polmonare]], [[pneumotorace iperteso]], e altre) e anossiche (ad esempio ostruzione delle vie aeree ed eventi neurologici)
 
L'insorgenza dell'arresto cardiaco è spesso istantanea, senza [[segni clinici]] o [[sintomi]] premonitori. In alcuni casi il paziente può avvertire una sintomatologia riferibile alla condizione clinica che è causa dell'arresto: [[palpitazioni]], [[Vertigine (medicina)|vertigini]], [[dispnea]], [[dolore]] [[torace|toracico]]. L'obiettività in corso di arresto cardiaco è caratterizzata dall'assenza del [[polso]] centrale ([[carotide]]o), dalla [[perdita di coscienza]], e da una serie di segni clinici che compaiono dopo un lasso di tempo variabile: [[midriasi]], [[pallore]] o [[cianosi]] cutanea, [[respiro agonico]], [[sfintere|incontinenza sfinterica]], rilassamento della [[muscolatura]] scheletrica. L'evoluzione dell'arresto cardiaco verso la morte biologica irreversibile dipende in maniera critica dal tempo che intercorre tra l'evento primario e la messa in atto delle manovre assistenziali.<ref name="pmid24252433">{{Cita pubblicazione | cognome = Goto | nome = Y. | coautori = T. Maeda; Y. Nakatsu-Goto | titolo = Neurological outcomes in patients transported to hospital without a prehospital return of spontaneous circulation after cardiac arrest. | rivista = Crit Care | volume = 17 | numero = 6 | paginepp = R274 | mese = | anno = 2013 | doi = 10.1186/cc13121 | idpmid = PMID 24252433 }}</ref>
 
Il [[cervello]] è molto sensibile all'[[anossia]] derivante dall'arresto di circolo: in pochi secondi si ha perdita di coscienza, mentre dopo circa 4 [[minuti]] si hanno danni irreversibili. Il cuore è meno sensibile, ma anche l'attività cardiaca va deteriorandosi nel giro di qualche minuto; la [[tachicardia ventricolare]] senza polso e la [[fibrillazione ventricolare]] (FV), che sono in genere i ritmi di esordio dell'arresto cardiaco da [[ischemia miocardica]], decadono in qualche minuto a FV a basso voltaggio, e infine ad [[asistolia]]: se la [[rianimazione cardiopolmonare]] non portasse alla ripresa dell'attività elettrica cardiaca, in pochi minuti si giungerebbe alla morte biologica.
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* '''ritmi defibrillabili''' (TV-senza polso e FV)
* '''ritmi non defibrillabili''' ([[asistolia]] e pulseless electrical activity, o PEA)
Se il [[soccorritore]] si trova di fronte ad un ritmo TV-senza polso/FV, ha discrete probabilità che le manovre di rianimazione abbiano successo; se rileva un'[[asistolia]], le probabilità di successo si abbassano. Oltre al [[massaggio cardiaco]] si sono recentemente sviluppate delle tecniche rianimatorie con sistemi meccanici (speciali corpetti da apporre sul torace del paziente), che permettono un prolungamento della rianimazione sino all'arrivo in [[pronto soccorso]]<ref name="pmid22709917">{{Cita pubblicazione | cognome = Ong | nome = ME. | coautori = KE. Mackey; ZC. Zhang; H. Tanaka; MH. Ma; R. Swor; SD. Shin | titolo = Mechanical CPR devices compared to manual CPR during out-of-hospital cardiac arrest and ambulance transport: a systematic review. | rivista = Scand J Trauma Resusc Emerg Med | volume = 20 | numero = | paginep = 39 | mese = | anno = 2012 | doi = 10.1186/1757-7241-20-39 | idpmid = PMID 22709917 }}</ref>
 
La [[defibrillazione]], se attuabile, deve avvenire nel minor tempo possibile dall'arresto cardiaco; si ritiene che per ogni minuto trascorso le probabilità di successo decadano del 7-10%. Inoltre, alcuni fattori possono intervenire riducendo le probabilità di successo, ad esempio l'[[ipotermia]], l'[[ipossia]], l'[[acidosi]] e l'elevata [[impedenza]] toracica.