Amministrazione pubblica: differenze tra le versioni

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== La "fuga dall'amministrazione" nella realtà istituzionale italiana ==
 
Dopo che l'amministrazione pubblica di tipo piemontese per decenni aveva fatto capo ad un ente pubblico (lo Stato) con poteri amministrativi e gestionali accentrati (che di fatto condizionavano anche l'esercizio dei poteri di gestione dei pochi altri enti territoriali esistenti)<ref>[[Sabino Cassese]], Ipotesi sul ruolo degli apparati burocratici dell’Italia liberale, in collaborazione con A. Caracciolo, in “Quaderni storici”, 1971, n. 18, pp. 601-608.</ref>, [[Giolitti]] aveva aggiunto - con la nazionalizzazione delle ferrovie - il modello dell'[[azienda autonoma]], votato ad introdurre elementi di economicità nel tradizionale approccio della [[funzione pubblica]] di ascendenza francese<ref>F. Cammeo, ‘’Corso di diritto amministrativo’’, Firenze, 1931.</ref>. Il rigetto di questo modello, da parte del [[fascismo]]<ref>[[Camera dei deputati del Regno d'Italia]], sessione 1924-26, Documenti, Disegni di legge e Relazioni, n. 808 e n. 2243, commentati da Sabino Cassese, ‘’I grandi periodi della storia amministrativa’’ in S. Cassese (a cura di), ‘’L’amministrazione centrale’’, Torino, Utet, 1984, p. 13, secondo cui la relazione Acerbo tradisce l'imbarazzo della cultura giuridica di fronte alla singolare realtà di «un soggetto pubblico diverso dallo Stato, ma con poteri estesi - come quelli dello Stato - a tutto territorio nazionale». Secondo [[Sabino Cassese]], «la figura dell'azienda autonoma perse quota e rapidamente sostituita dall'ente pubblico, non tanto per diffidenza verso il modello in sé, quanto per i temuti effetti della sua introduzione»: si temette cioè quella «equazione fra sindacalismo e modello "aziendale" nata agli inizi del secolo con la nazionalizzazione ferroviaria» (ibidem). </ref>, produsse un fenomeno che è rimasto essenzialmente italiano: "la scelta del modello alternativo dell'ente pubblico e la conseguente «fuga dall'amministrazione» che ne deriva rappresentano la soluzione della contraddizione tra le istanze per uno Stato più «efficiente» e «industriale» e le esigenze della legalità e della uniformità organizzativa: l'azienda autonoma, posta sotto diretto controllo del ministro, costituisce una risposta solo parziale a quest'ordine di problemi; l'ente con personalità giuridica propria rappresenta già un passo più drastico verso la costituzione di quella «burocrazia parallela» che il fascismo affiancherà sempre più decisamente all'amministrazione tradizionale"<ref>GUIDO MELIS, ‘’DUE MODELLI DI AMMINISTRAZIONE TRA LIBERALISMO E FASCISMO. BUROCRAZIE TRADIZIONALI E NUOVI APPARATI’’, Roma, 1988</ref>.
 
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Un monitoraggio, delle modalità con cui gli Stati europei agiscono, attesta un arco assai vasto di scelte operative<ref>[http://www.oecd.org/gov/regulatory-policy/45079126.pdf OECD ''Better Regulation in Europe'' EXECUTIVE SUMMARIES]</ref>. Tra di esse i moduli di amministrazione pubblica - riferibili al soggetto pubblico regolatore/agevolatore/controllore - appaiono essenzialmente ricondursi al [[Ministero]] nei Paesi nordici (con l'importante variante federale per la Germania, in cui la funzione va ripartita tra i relativi uffici pubblici a livello di [[Bund]] e di [[Land]]), mentre nei Paesi latini essi valorizzano anche l'Ente autarchico o comunque di diritto pubblico o l'azienda pubblica ovvero anche l'ente o istituto o società di diritto privato, ma con funzione non economica e sotto controllo del relativo Ministero (o struttura pubblica equivalente dell'ente territoriale, nelle realtà federali o ad ampio decentramento).
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* [[Sabino Cassese]], Lo stato dell’amministrazione pubblica a vent’anni dal Rapporto Giannini, in “Giornale di diritto amministrativo”, 2000, n. 1, pp. 99-100 (Relazione al Convegno organizzato dal [[Dipartimento della funzione pubblica]], Roma, 16 novembre 1999).
 
== Note ==
<references/>
 
== Voci correlate ==