Mario Camerini: differenze tra le versioni

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Nel [[1932]] diresse un giovane e debuttante [[Vittorio De Sica]] in ''[[Gli uomini, che mascalzoni...]]'', garbata ed accattivante commedia sentimentale d'ambientazione piccolo-borghese che aprì la sua {{senza fonte|cosiddetta "pentalogia borghese":}} seguirono infatti altri quattro film dello stesso genere, sempre ambientati nel mondo della piccola borghesia (''[[Darò un milione]]'', ''[[Ma non è una cosa seria (film 1936)|Ma non è una cosa seria]]'', ''[[Il signor Max (film 1937)|Il signor Max]]'' e ''[[I grandi magazzini]]''), quasi tutti interpretati dalla coppia [[Vittorio De Sica]] - [[Assia Noris]]. Quest'ultima, russa di origine, diventò, in quegli anni, moglie del regista.
 
Camerini si concesse una divagazione nella farsa vivace (''[[Il cappello a tre punte (film)|Il cappello a tre punte]]'' del [[1934]], con [[Eduardo De Filippo|Eduardo]] e [[Peppino De Filippo]]) ed una nel [[cinema di propaganda fascista]] (''[[Il grande appello]]'' del [[1936]], con [[Camillo Pilotto]] e [[Roberto Villa]], sulle conquiste africane del [[fascismo]]).
 
Oltre alle commedie romantico-borghesi del filone dei ''[[Cinema dei telefoni bianchi|telefoni bianchi]]'' (di cui fu il regista più rappresentativo), Camerini si cimentò egregiamente anche con altri generi come il melodramma sentimentale, con il film ''T'amerò sempre'', girato in due versioni: la [[T'amerò sempre (film 1933)|prima]] del [[1933]] con [[Elsa De Giorgi]] e [[Nino Besozzi]], e la [[T'amerò sempre (film 1943)|seconda]] del [[1943]] con [[Alida Valli]] e [[Gino Cervi]], e con i film in costume, tra cui spicca la versione cinematografica de ''[[I promessi sposi (film 1941)|I promessi sposi]]'' del [[1941]], con [[Gino Cervi]] e [[Dina Sassoli]], che fu uno dei film di maggior successo del cinema italiano dell'epoca fascista.