Chiesa di Santa Maria della Catena (Napoli): differenze tra le versioni

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==La chiesa napoletana==
[[Immagine:Interno_Catena.jpg|thumb|Scorcio dell'interno]]
La primitiva chiesa della Madonna della Catena fu costruita da una confraternita che raccoglieva pescatori e marinai del borgo di Santa Lucia. La chiesa, iniziata nel 1576, fu benedetta il 5 settembre 1579 su licenza del cardinale [[arcivescovo di Napoli]], il [[Chierici regolari teatini|teatino]] [[Paolo Burali d'Arezzo]].
 
Primo cappellano fu Giovanni Vollero, ma alla cura spirituale degli abitanti concorsero i Francescano (zoccolanti riformati) dei vicini conventi di Santa Croce e della SS.ma Trinità di Palazzo.
 
A fine Cinquecento, in occasione della visita pastorale del cardinale arcivescovo [[Alfonso Gesualdo]], i lavori della chiesa risultavano quasi del tutto completi. Aveva volta carenata e pavimento in battuto. L'altare maggiore era in muratura. Sui lati si contavano tre cappelle. Gli arredi liturgici, pochissimi in argento, erano modesti e malridotti.
 
A metà del XVII secolo, quando vi compì la visita pastorale il cardinale arcivescovo [[Ascanio Filomarino]] (1648), la chiesa si presentava con forme eleganti. Era illuminata da cupola e finestre, ed era dotata di organo e cantoria. Sul presbiterio si affacciavano due coretti per la musica. La Madonna della Catena, titolare del luogo di culto, era raffigurata nella pala dell'altare maggiore, in dipinto non più esistente, tra i santi Andrea e Leonardo (nella descrizione della visita pastorale compiuta dal cardinale arcivescovo [[Giacomo Cantelmo]] nel 1688, la tavola era però descritta come raffigurante la Vergine, attorniata da puttini con catene, tra i santi Gennaro e Andrea, e con le anime del Purgatorio ai piedi). Al XVII secolo risalgono le decorazioni a stucco della cupola e il cupolino, opera di [[Gabriele Barrile]] con la partecipazione di Andrea Canale.
 
La chiesa fu completamente riedificata nel 1871 a cura dell'architetto Carmelo Passaro e portata alle dimensioni di circa m 27 per m 14. Contestualmente furono edificati vari nuovi appartamenti tutt'intorno all'edifico, perfino al di sopra, chiudendo così le finestre, lasciando appena libero il cupolino e realizzando un pozzo negli ambienti accanto all'altare maggiore. Nel 1881 la chiesa della Madonna della Catena acquistò una nuova e moderna veste neoclassica, con una facciata illuminata da un grande finestrone riquadrato, che si allungava fino al sottotetto. La facciata tuttavia è stata integralmente rifatta, riproponendo quella delle origini ricavate dai dipinti d'epoca, in occasione di radicali lavori di restauro compiuti nel 2005-2006 a cura dell'architetto Antonia Totaro.
 
Dal [[1799]] nella chiesa è conservata la salma dell'ammiraglio [[Francesco Caracciolo (ammiraglio)|Francesco Caracciolo]], condannato a morte nello stesso anno per ordine dell'ammiraglio [[Horatio Nelson]]. Il corpo, raccolto dopo l'esecuzione nei pressi del Castel dell'Ovo, fu prima deposto nella cripta, destinata originariamente a uso funerario e poi collocato nel transetto sinistro della chiesa, sormontato da una grande epigrafe marmorea. Un [[epitaffio]], posto nel [[1881]] in occasione della riapertura al culto della chiesa, ricorda con enfasi il contesto della condanna a morte dell'ammiraglio.
 
Alla chiesa era legata la festa della ''<nowiki>'</nowiki>Nzegna'', celebrata fino agli anni cinquanta del Novecento. Si svolgeva prima nella data del 15 agosto, poi trasferita ai primi di settembre.