Francesco Maria Barracu: differenze tra le versioni

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Nella [[prima guerra mondiale]] prestò servizio in [[Libia]] come ufficiale di fanteria. Smobilitato il 31 agosto del [[1921]], si iscrisse al [[Partito Nazionale Fascista]] e ottenne diversi incarichi all'interno del PNF, tra cui quella di presidente del Fascio della [[Sardegna]]. Partecipò alle operazioni militari in [[Africa Orientale Italiana|Africa Orientale]], durante la [[guerra d'Etiopia]], come comandante del III battaglione Dubat perdendo un occhio a seguito delle ferite ricevute il 3 marzo 1937 durante un'azione di rastrellamento.
 
Tornato in patria fu insignito didella medaglia d'oro al valore. Si dedicò poi al giornalismo soprattutto su questioni coloniali. Dopo l'[[Armistizio di Cassibile|8 settembre del 1943]] rimase fedele a [[Benito Mussolini]] e partecipò alla fondazione della [[Repubblica Sociale Italiana]] (RSI), contribuendo a convincere il maresciallo [[Rodolfo Graziani]] ad assumere il ministero della Difesa Nazionale.
 
Nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri della RSI, ebbe notevole ruolo sul trasferimento al [[nord]] dei funzionari dei ministeri e nell'organizzazione dell'amministrazione repubblicana. Tentò, ma senza successo, di annettere la [[Sardegna]] al governo di [[Salò]], poi costituì una legione di militi sardi nota come [[Battaglione Volontari di Sardegna - Giovanni Maria Angioy]].
 
Durante la prima riunione del neonato [[Partito Fascista Repubblicano]] attaccò duramente il segretario [[Alessandro Pavolini]] ed il ministro [[Guido Buffarini-Guidi]], supplicando invano al [[duceDuce]] di prenderne il posto. Accusato da [[Giovanni Preziosi]] d'esser massone, negli ultimi mesi di guerra si schierò con la corrente estremista e chiese che [[Milano]] non venisse abbandonata, nel tentativo di farne l'"[[Assedio dell'Alcázar di Toledo|Alcazar]] del fascismo".
 
Dopo la celebre riunione alla sede arcivescovile del [[Alfredo Ildefonso Schuster|cardinale Schuster]] (cui partecipò), il 25 aprile 1945 seguì Mussolini nella sua fuga verso il [[lago di Como]], ma fu preso prigioniero insieme ad altri gerarchi a [[Dongo (Italia)|Dongo]] dai partigiani che tre giorni dopo lo giustiziarono e ne esposero la salma in [[piazzale Loreto]]: rivolto al plotone d'esecuzione, percuotendosi il petto all'altezza del cuore disse "''Qui dovete sparare: io sono una medaglia d'oro!''" ma ciononostante fu obbligato a voltarsi come gli altri per poi essere fucilato alla schiena.
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{{Governo della RSI}}
{{Portale|biografie|fascismo|guerra}}
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