Non Mollare: differenze tra le versioni

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'''''Non Mollare''''' fu un [[periodico]] clandestino [[antifascismo|antifascista]] - il primo in Italia - stampato senza cadenza fissa (''Esce quando può'') a [[Firenze]] tra il gennaio e l'ottobre del [[1925]]. Cessò le pubblicazioni dopo 22 numeri<ref>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/10/03/quei-ribelli-di-non-mollare.html</ref>. Con lo stesso nome riprese le pubblicazioni come [[rivista]] dal 1945 al 1961.
[[File:Rosselli 2.jpg|thumb|Alcuni redattori del giornale nel [[1925]]: [[Nello Traquandi]], [[Tommaso Ramorino]], [[Carlo Rosselli]], [[Ernesto Rossi]], [[Luigi Emery]], [[Nello Rosselli]].]]
A partire dal gennaio [[1925]], un gruppo d'intellettuali salveminiani – [[Nello Traquandi]], [[Tommaso Ramorino]], [[Carlo Rosselli|Carlo]] e [[Nello Rosselli]], [[Ernesto Rossi]] e lo stesso [[Gaetano Salvemini|Salvemini]] – dopo l'esperienza [[Firenze|fiorentina]] del ''Circolo della cultura'', destinata ad essere bruscamente interrotta da una violenta incursione delle [[camicie nere]] nella sede del circolo in [[Borgo Santi Apostoli]], e quella ancor più rischiosa di ''[[Italia Libera]]''<ref>Un'associazione di reduci antifascisti indirizzata a propagandare la disobbedienza civile e ad organizzare azioni dimostrative, nata nel [[1924]] nello studio dell'avvocato [[Enrico Bocci]] e diretta da [[Dino Vannucci]], Ernesto Rossi, Carlo Rosselli, [[Piero Calamandrei]] e Nello Rosselli.</ref>, decise di dare vita ad un «foglio clandestino di battaglia».
 
Il titolo, come ricorda Gaetano Salvemini richiamandosi ad un racconto di Ernesto Rossi, venne suggerito da Nello Rosselli.
 
{{Citazione|Avevamo passato in rassegna i nomi dei periodici italiani e stranieri che conoscevamo, risalendo fino a quelli del Risorgimento. Nessuno ci sembrava adatto per la testata del giornaletto che volevamo fare. In mancanza di meglio ci eravamo fermati sul nome “Il Crepuscolo”. Ma non eravamo soddisfatti. Poteva dar luogo ad equivoci […] dal sostantivo si sarebbe potuto trarne l’aggettivo “crepuscolari”, con il quale non ci sarebbe certo piaciuto di essere qualificati… Fu Nello Rosselli finalmente a suggerire: Chiamiamolo “Non Mollare”. E tutti fummo subito d’accordo.|G. Salvemini, ''Il «Non Mollare», introduzione alla riproduzione fotografica dei numeri usciti''.}}
 
Traquandi e Rossi avevano il compito di reperire notizie riservate sulle [[tipografia|tipografie]], osservando le rigorose regole della clandestinità.
 
Gli scopi del ''Non Mollare'', nelle intenzioni dei suoi fondatori, non erano tanto quelle di costituire un quotidiano di informazione, ma soprattutto quelle di disobbedire alle proibizioni impartite dal governo fascista, esercitando il diritto a promuovere il ''libero pensiero''.
 
Regolarmente venivano stampate due o tremila copie, grazie al contributo volontario dei lettori e nel torno di poco tempo il giornale clandestino iniziò a circolare rapidamente. Il numero 5, del febbraio [[1925]], tirò 25&nbsp;000 copie grazie alla pubblicazione del memoriale di [[Filippo Filippelli ]]<ref>Direttore del quotidiano fascista ''Corriere Italiano'' e proprietario dell'automobile con cui era stato ucciso [[Giacomo Matteotti]] e, pertanto, reso da [[Benito Mussolini|Mussolini]] parzialmente responsabile dell'omicidio.</ref>, in cui [[Benito Mussolini|Mussolini]] venne chiamato in causa come mandante dell'assassinio di [[Giacomo Matteotti]].
 
Nell'aprile del [[1925]] i fascisti trovarono alcuni pacchetti del giornale nello studio di tre avvocati fiorentini.
 
A questo punto per il “gruppo dei salveminiani” l'esilio divenne una via obbligata.
 
== Nel dopoguerra ==
{{Testata giornalistica
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'''''Non Mollare''''' fu un [[periodico]] clandestino [[antifascismo|antifascista]] - il primo in Italia - stampato senza cadenza fissa (''Esce quando può'') a [[Firenze]] tra il gennaio e l'ottobre del [[1925]]. Cessò le pubblicazioni dopo 22 numeri<ref>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/10/03/quei-ribelli-di-non-mollare.html</ref>. Con lo stesso nome riprese le pubblicazioni come [[rivista]] dal 1945 al 1961.
[[File:Rosselli 2.jpg|thumb|Alcuni redattori del giornale nel [[1925]]: [[Nello Traquandi]], [[Tommaso Ramorino]], [[Carlo Rosselli]], [[Ernesto Rossi]], [[Luigi Emery]], [[Nello Rosselli]].]]
A partire dal gennaio [[1925]], un gruppo d'intellettuali salveminiani – [[Nello Traquandi]], [[Tommaso Ramorino]], [[Carlo Rosselli|Carlo]] e [[Nello Rosselli]], [[Ernesto Rossi]] e lo stesso [[Gaetano Salvemini|Salvemini]] – dopo l'esperienza [[Firenze|fiorentina]] del ''Circolo della cultura'', destinata ad essere bruscamente interrotta da una violenta incursione delle [[camicie nere]] nella sede del circolo in [[Borgo Santi Apostoli]], e quella ancor più rischiosa di ''[[Italia Libera]]''<ref>Un'associazione di reduci antifascisti indirizzata a propagandare la disobbedienza civile e ad organizzare azioni dimostrative, nata nel [[1924]] nello studio dell'avvocato [[Enrico Bocci]] e diretta da [[Dino Vannucci]], Ernesto Rossi, Carlo Rosselli, [[Piero Calamandrei]] e Nello Rosselli.</ref>, decise di dare vita ad un «foglio clandestino di battaglia».
 
Il titolo, come ricorda Gaetano Salvemini richiamandosi ad un racconto di Ernesto Rossi, venne suggerito da Nello Rosselli.
 
{{Citazione|Avevamo passato in rassegna i nomi dei periodici italiani e stranieri che conoscevamo, risalendo fino a quelli del Risorgimento. Nessuno ci sembrava adatto per la testata del giornaletto che volevamo fare. In mancanza di meglio ci eravamo fermati sul nome “Il Crepuscolo”. Ma non eravamo soddisfatti. Poteva dar luogo ad equivoci […] dal sostantivo si sarebbe potuto trarne l’aggettivo “crepuscolari”, con il quale non ci sarebbe certo piaciuto di essere qualificati… Fu Nello Rosselli finalmente a suggerire: Chiamiamolo “Non Mollare”. E tutti fummo subito d’accordo.|G. Salvemini, ''Il «Non Mollare», introduzione alla riproduzione fotografica dei numeri usciti''.}}
 
Traquandi e Rossi avevano il compito di reperire notizie riservate sulle [[tipografia|tipografie]], osservando le rigorose regole della clandestinità.
 
Gli scopi del ''Non Mollare'', nelle intenzioni dei suoi fondatori, non erano tanto quelle di costituire un quotidiano di informazione, ma soprattutto quelle di disobbedire alle proibizioni impartite dal governo fascista, esercitando il diritto a promuovere il ''libero pensiero''.
 
Regolarmente venivano stampate due o tremila copie, grazie al contributo volontario dei lettori e nel torno di poco tempo il giornale clandestino iniziò a circolare rapidamente. Il numero 5, del febbraio [[1925]], tirò 25&nbsp;000 copie grazie alla pubblicazione del memoriale di [[Filippo Filippelli ]]<ref>Direttore del quotidiano fascista ''Corriere Italiano'' e proprietario dell'automobile con cui era stato ucciso [[Giacomo Matteotti]] e, pertanto, reso da [[Benito Mussolini|Mussolini]] parzialmente responsabile dell'omicidio.</ref>, in cui [[Benito Mussolini|Mussolini]] venne chiamato in causa come mandante dell'assassinio di [[Giacomo Matteotti]].
 
Nell'aprile del [[1925]] i fascisti trovarono alcuni pacchetti del giornale nello studio di tre avvocati fiorentini.
 
A questo punto per il “gruppo dei salveminiani” l'esilio divenne una via obbligata.
 
== Nel dopoguerra ==
Le edizioni di «Non Mollare» ripresero tra il [[1945]] e il [[1961]] come organo del [[Partito d'Azione]] di [[Firenze]], sul quale scrisse tra gli altri [[Giorgio Spini]].<ref>[http://www.polistampa.com/asp/so.asp?id=7036 Edizioni Polistampa - Giorgio Spini e la rinascita civile dell'Italia / 1945-1961: Polistampa pubblica i suoi scritti giornalistici<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>