Fatti di Pontelandolfo e Casalduni: differenze tra le versioni

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non mi pare che Rizzo e Stella vadano considerati "revisionisti neoborbonici", ammesso e non concesso che l'epiteto abbia un qualche significato
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{{citazione|Di Pontelandolfo e Casalduni non rimanga pietra su pietra.|Cialdini al colonnello Negri<ref>{{Cita|Giovanni De Matteo, 2000 |p. 210.}}</ref>}}
 
Il generale Cialdini, per l'attuazione del piano, incaricò il colonnello [[Pier Eleonoro Negri]] e il maggiore Melegari, che comandavano due reparti direttidella divisione del gen. [[Maurizio Gerbaix de Sonnaz]]. I due reparti si diressero rispettivamente a Pontelandolfo e a Casalduni. All'alba del 14 agosto i soldati raggiunsero i due paesi. Mentre Casalduni fu trovata quasi disabitata (gran parte degli abitanti riuscì a fuggire dopo aver saputo dell'arrivo delle truppe), a Pontelandolfo i cittadini vennero sorpresi nel sonno. Le chiese furono assaltate, le case furono dapprima saccheggiate per poi essere incendiate con le persone che ancora vi dormivano. In alcuni casi, i bersaglieri attesero che i civili uscissero delle loro abitazioni in fiamme per poter sparare loro non appena fossero stati allo scoperto. Gli uomini furono fucilati mentre le donne (nonostante l'ordine di risparmiarle) furono sottoposte a sevizie o addirittura vennero violentate<ref>{{cita|Vincenzo Mazzacane, Memorie storiche..|}}</ref>. Carlo Margolfo, uno dei militari che parteciparono alla spedizione punitiva, scrisse nelle sue memorie:
{{citazione|Al mattino del giorno 14 (agosto) riceviamo l'ordine superiore di entrare a Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno le donne e gli infermi (ma molte donne perirono) ed incendiarlo. Entrammo nel paese, subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava; indi il soldato saccheggiava, ed infine ne abbiamo dato l'incendio al paese. Non si poteva stare d'intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli cui la sorte era di morire abbrustoliti o sotto le rovine delle case. Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava…Casalduni fu l'obiettivo del maggiore Melegari. I pochi che erano rimasti si chiusero in casa, ed i bersaglieri corsero per vie e vicoli, sfondarono le porte. Chi usciva di casa veniva colpito con le baionette, chi scappava veniva preso a fucilate. Furono tre ore di fuoco, dalle case venivano portate fuori le cose migliori, i bersaglieri ne riempivano gli zaini, il fuoco crepitava.|Carlo Margolfo<ref>{{Cita|Giovanni De Matteo, 2000 |p. 210.}}</ref>}}