Alessandro Scarlatti: differenze tra le versioni

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Così, il conte [[Francesco Maria Zambeccari]], acuto indagatore dei costumi musicali ed attento interprete dei gusti del pubblico contemporaneo, individuò per primo ([[1709]]) uno dei principali motivi che contribuiranno alla progressiva ed inesorabile scomparsa dal repertorio della quasi totalità della sterminata opera di Alessandro Scarlatti, ossia l'estrema complessità formale che contraddistingue il linguaggio d'un autore votato ad uno stile severo e rigoroso, sostenuto dalla più solida dottrina contrappuntistica, appresa inizialmente a [[Palermo]], e successivamente affinata nella [[Roma]] dominata dall'imponente figura di [[Giacomo Carissimi]] ([[1605]]-[[1674]]), compositore presso cui (secondo alcuni studiosi) il giovane Alessandro avrebbe svolto un breve ma intenso periodo di apprendistato nel corso dei primi mesi di soggiorno nella Città Eterna.
 
Già in quell'epoca il musicista siciliano (che nel [[1678]] aveva ottenuto l'incarico di Maestro di Cappella presso la Chiesa di [[Chiesa di San Giacomo in Augusta|S. Giacomo degli Incurabili]]) si era segnalato per la stupefacente padronanza dei più complessi artifici retorici, che sapeva profondere nelle sue opere non disgiuntamente dalla sublime vena di malinconia che iniziava a velare la freschezza di melodie ancora memori della predominante scuola veneziana e dell'influsso di [[Alessandro Stradella]] ([[1644]]-[[1682]]), protagonista della musica romana che stava per concludere la sua sventurata e romanzesca parabola di uomo e di compositore nella lontana [[Genova]] per mano di un anonimo assassino.
 
Il primo documento che attesti l'attività di Alessandro Scarlatti in veste di compositore risale al [[1679]], e riguarda l'assegnazione d'un importante incarico – la stesura d'un oratorio – da parte della prestigiosa e potentissima Arciconfraternita del SS. Crocifisso: