Rivoluzione d'ottobre: differenze tra le versioni
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== Eventi successivi ==
La mancata estensione della rivoluzione ai Paesi europei complicò le trattative per l'uscita dalla guerra, che si conclusero nel marzo 1918 con la sottoscrizione della [[pace di Brest-Litovsk]] con la [[Impero tedesco|Germania]].<ref>{{cita|Boffa|p. 106}}.</ref><ref>{{cita|Orlov et al.|p. 343}}.</ref> Le condizioni sfavorevoli a cui era stata costretta la Russia causarono l'abbandono del governo da parte dei socialrivoluzionari di sinistra,<ref>{{cita|Boffa|p. 111}}.</ref> che erano entrati a far parte del Sovnarkom in dicembre.<ref>{{cita|Bezborodov, Eliseeva|pp. 152-153}}.</ref><ref>{{cita|Boffa|pp. 72-75}}.</ref>
In estate, mentre veniva ratificata dal V Congresso dei Soviet la [[Costituzione sovietica del 1918|Costituzione della RSFS Russa]],<ref>{{cita|Boffa|pp. 80-83}}.</ref> si ebbe proprio per mano dei socialrivoluzionari una serie di attentati terroristici, in uno dei quali venne gravemente ferito Lenin, cui il governo rispose con la proclamazione del cosiddetto "[[terrore rosso]]".<ref>{{cita|Boffa|p. 117}}.</ref> Intanto, con l'intervento delle potenze straniere in supporto delle realtà che internamente si opponevano al potere sovietico, già dalla primavera si era riacceso lo scontro militare.<ref>{{cita|Boffa|pp. 130-132}}.</ref><ref>{{cita|Orlov et al.|p. 347}}.</ref>
Nella situazione sempre più complessa in cui si era venuto a trovare il potere sovietico, fu varato il cosiddetto [[comunismo di guerra]],<ref>{{cita|Mandel 1993²|pp. 74-75}}.</ref><ref>{{cita|Boffa|p. 150}}.</ref> revocato dal 1921 con il lancio della [[Nuova Politica Economica]] (NEP).<ref>{{cita|Mandel 1993²|p. 75}}.</ref><ref>{{cita|Orlov et al.|pp. 354-355}}.</ref> In questa fase il pericolo che il proletariato, provato dai grandi sforzi degli anni precedenti, soccombesse di fronte al ritorno delle forze capitaliste spinse alla messa al bando delle altre organizzazioni politiche e al divieto di frazionismo nel partito,<ref>{{cita|Mandel 1993¹|p. 11}}.</ref><ref>{{cita|Boffa|p. 193}}.</ref> che limitò quella che fino ad allora era stata una vita interna intensamente democratica.<ref>{{cita|Le Blanc|pp. 221-222}}.</ref><ref>{{cita|Mandel 1993²|pp. 89-92}}.</ref>▼
Mentre iniziava a divampare la [[Guerra civile russa|guerra civile]] i bolscevichi vararono una serie di misure sociali ed economiche, come la nazionalizzazione su larga scala dell'industria e le requisizioni di grano dalle campagne, che sarebbero state definite "[[comunismo di guerra]]".<ref>{{cita|Mandel 1993²|pp. 74-75}}.</ref><ref>{{cita|Boffa|p. 150}}.</ref> Fra il 1920 e il 1921, quando l'[[Armata Bianca]] veniva definitivamente sopravanzata, il Paese fu investito da una drammatica crisi economica che portò a gravi carestie e che determinò una serie di rivolte contro le politiche del comunismo di guerra; tra queste, assunsero particolare rilievo quella della provincia di Tambov, dove per tutto il 1921 l'Armata Rossa fronteggiò migliaia di insorti, e [[Rivolta di Kronštadt|quella di Kronštadt]].<ref>{{cita|Boffa|pp. 185-188}}.</ref>
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Contemporaneamente si spegnevano con il successo bolscevico gli ultimi focolai di guerra civile,<ref>{{cita|Boffa|p. 206}}.</ref> e alla fine del 1922 si arrivò alla nascita dell'[[Unione Sovietica]].<ref>{{cita|Boffa|pp. 217-218}}.</ref>
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