Bahman Jadhuyeh: differenze tra le versioni

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|Etnia = persiano
|Religione = Mazdeismo
|Nazione_servita = [[File:{{simbolo|Derafsh Kaviani.png|20px]]}} Impero sasanide
|Forza_armata = Esercito sasanide
|Arma =
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|Ref = {{Cita libro|cognome=Pourshariati|nome=Parvaneh|titolo=Decline and Fall of the Sasanian Empire: The Sasanian-Parthian Confederacy and the Arab Conquest of Iran|città=London and New York|editore=I.B. Tauris|anno=2008|isbn=978-1-84511-645-3|url=http://books.google.com/books?id=I-xtAAAAMAAJ}}}}
 
'''Bahman Jādhūyah / Jādūyah''' (anche '''Jādhōē / Jādōē'''; {{farsi|بهمن جادویه}}), o '''Bahman Jādhawayh''' ({{arabo|بهمن جاذويه}}) (in [[Lingua pahlavi|Medio Persiano]] '''Vahūman Ĵādaggōw''') fu un [[generale]]<ref>In {{Farsi|فرمانده|Farmāndeh}}, ossia "Comandante".</ref> [[sasanide]].
 
Di pessima reputazione presso gli [[Arabi]] che egli combatté fino alla morte,<ref name="iranicaonline.org">[http://www.iranicaonline.org/articles/bahman-jaduya ''Bahman Jādūya'', [[M. Morony]], ''Encyclopaedia Iranica'']</ref> guidò i Sasanidi a una importante vittoria sugli Arabi nella [[battaglia del Ponte]]. Le forze arabo-[[musulmane]] chiamavano Bahman ''Dhū l-Ḥājib'',<ref>{{Cita libro|cognome=Ṭabarī|nome=Yohanan Friedmann|titolo=The battle of al-Qādisiyyah and the conquest of Syria and Palestine|anno=1992|editore=SUNY Press|pp=56|url=http://books.google.com/books?id=lj9_SE3_DXkC&pg=PA56&dq=bahman#v=onepage&q=bahman&f=false|isbn=978-0-7914-0733-2}}</ref> ({{arabo|ذو الحاجب}}, "Quello dei sopraccigli cespugliosi").<ref name="iranicaonline.org"/> Viene spesso confuso con Mardānshāh,<ref name="iranicaonline.org"/> un altro generale sasanide.
 
== Biografia ==
Nulla si sa della sua gioventù, ma quanto meno improbabile è la notizia che Bahman Jādhūyeh - ricordato come un uomo anziano nel 634 - possa essere stato il figlio del generale sasanide [[Hormazd Jadhuyeh|Hormazd Jādhūyeh]], che avrebbe guidato i Sasanidi nella [[battaglia di Firad|battaglia di Firāḍ]]. Bahman è per la prima volta menzionato nelle cronache arabe nel 633, come uno dei rappresentanti dei Sasanidi e membro della fazione Parsig guidata da [[Piruz Khosrow]].<ref name="Pourshariati 2008, p. 195">Pourshariati (2008), p. 195</ref> Nel 633, l'Imperatore sasanide ordinò a un altro generale, [[Andarzaghar]], che era in carica e che doveva provvedere alla protezione delle frontiere del [[Grande Khorasan|Khorasan]]<ref name="Pourshariati 2008, p. 195"/> di presidiare i confini occidentali contro gli [[Arabi]] che razziavano la Persia. Andarzaghar, con Bahman Jādhūyeh, scatenò quello stesso anno un contrattacco contro l'esercito di [[Khalid ibn al-Walid]] nella [[battaglia di al-Walaja]], ma i Sasanidi furono sconfitti. Dopo la disfatta, Bahman si precipitò a [[Ctesifonte]], dove trovò l'Imperatore [[Yazdegerd III]] ammalato. Lo [[shah|ShahanshahShah]]anshah gli ordinò comunque di contrattaccare gli Arabi ma Bahman stavolta disubbidì all'Imperatore fanciullo e inviò invece Jābān a combattere gli Arabi.<br />
Jābān, che era stato mandato al fronte occidentale da solo, fu sgominato nella [[battaglia di Ullays]].<ref>Pourshariati (2008), p. 196</ref>
 
Quando gli Arabi, sotto il comando di [[Abu ʿUbayd]] organizzarono una spedizione nel [[Sawad]] (634), [[Rostam Farrokhzād|Rostam-e Farrokhzād]] inviò Bahman Jādhūyeh and [[Galinus]] contro di lui con una forza armata composta dalla potente classe dei [[Wuzurgan]], che poteva contare su [[elefanti da guerra]] e sui [[Immortali|Jāwīdān]] ({{farsi|جاویدان}}), sotto il vessillo di pelli di [[leopardo]] (''Derafsh-e Kāvīān'').<br />
Rostam è noto per aver detto a Bahman: "Se [[Galinus]] torna con qualcosa di simile a una sconfitta, allora tagliagli la testa".<ref>Pourshariati (2008), p. 217</ref> Bahman, scontratosi con gli Arabi a Sawaw, aggirò i musulmani a [[Babilonia]], a ovest del [[Tigri]] e poi dell'[[Eufrate]], per accamparsi a Qoss al-Nātef, sulla sua riva destra. [[Abu 'Ubayd]] si accampò nei pressi del fiume e quando traversò l'Eufrate a sua volta su un ponte di barche, fu attaccato dall'esercito di Bahman.<br />
Bahman prese alle spalle i musulmani che traversavano il fiume e inflisse loro una tremenda disfatta nella [[battaglia del Ponte]]. Durante lo scontro, l'esercito di Bahman trasse vantaggio dalla presenza di [[elefanti da guerra]], che terrorizzavano i cavalli degli Arabi, tanto da provocare la morte dello stesso [[Abu 'Ubayd]], forse ucciso proprio da un pachiderma. Il ponte fu rotto allora dagli Arabi, 4.000 dei quali perirono annegati o uccisi dai guerrieri di Bahman. [[Al-Muthanna ibn Haritha|Al-Muthanna]] tentò di allontanarsi dal ponte e di radunare i 3.000 Arabi sopravvissuti ma alcuni di loro fuggirono verso [[Medina]]. Bahman però non li inseguì per eliminarli definitivamente.<ref>Richard Nelson Frye, ''The Cambridge History of Iran: The period from the Arab invasion to the Saljuqs'', Cambridge University Press, 1975. (p. 9)</ref>
 
Bahman non poté sfruttare appieno la sua vittoria perché, subito dopo, una fazione che a [[Ctesifonte]] (per gli Arabi [[al-Mada'in|al-Madāʾin]]) faceva capo a Fīrūzān allontanò dal potere Rostam-e Farrokhzād e la sua fazione. Bahman dovette deporre la sua carica militare e dovette tornare nella capitale sasanide, facendo sfumare qualsiasi possibilità dei Persiani di vanificare l'azione conquistatrice dei musulmani Arabi.
 
Nel 636, durante la [[battaglia di al-Qadisiyya]], Bahman fu ucciso da [[Qa'qa' ibn 'Amr]] che volle vendicare così la morte di [[Abu 'Ubayd]] e degli altri musulmani trucidati nella [[battaglia del Ponte]].<ref name="iranicaonline.org"/>
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[[Categoria:Sasanidi]]
[[Categoria:Generali|sasanidi]]