Battaglia di Licosa: differenze tra le versioni

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|Esito = Vittoria della coalizione locale
|Schieramento1 = Coalizione locale:
*[[File:{{simbolo|Double-headed_eagle_of_the_Greek_Orthodox_Church.svg|18px]]18}} [[Ducato di Napoli]]
*[[File:Flag of the Republic of Amalfi.svg|18px]] [[Ducato di Amalfi]]
*[[File:{{simbolo|Bandiera del Ducato di Gaeta.jpg|18px]]18}} [[Ducato di Gaeta]]
*[[File:{{simbolo|Stemma del Ducato di Sorrento.png|18px]]18}} [[Ducato di Sorrento]]
|Schieramento2 = [[Saraceni]]
|Comandante1 = [[Sergio I di Napoli]]
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}}
 
La '''battaglia navale di Licosa''', combattuta nell'anno [[846]] presso l'[[Punta Licosa|omonimo promontorio]], oppose ai [[Saraceni]] una coalizione di ducati indipendenti del Meridione d'Italia, ispirata e guidata dal [[Duca di Napoli]] [[Sergio I di Napoli|Sergio I]]. Dell'alleanza facevano parte alcuni di quei soggetti politici la cui spiccata propensione marittima era minacciata dai danni subiti a causa delle incursioni saracene: oltre al [[Ducato di Napoli|Ducato bizantino di Napoli]], essa comprendeva le potenze marinare di [[Ducato di Amalfi|Amalfi]], [[Ducato di Gaeta|Gaeta]] e [[Ducato di Sorrento|Sorrento]].
 
== Contesto bellico ==
La battaglia che si combatté a [[Punta Licosa]] nell'[[846]] non fu un evento isolato: essa costituiva l'atto conclusivo di una [[campagna navale]] iniziata nella primavera di quello stesso anno, con la quale si voleva rendere più sicura la navigazione nelle [[rotte navali]] dai porti del [[mar Tirreno]], minacciata dalle scorrerie dei pirati musulmani, le cui basi erano nei numerosi covi presenti sulla costa. Tra i rifugi in cui erano insediati i pirati, vi era, nell'attuale [[Cilento]], quello su [[Punta Licosa]], considerato la loro roccaforte in [[Campania]].
 
Prima di puntare su Licosa, l'alleanza aveva già riconquistato l'[[isola di Ponza]], caduta in possesso dei Saraceni nello scorcio iniziale di quello stesso anno<ref name="Amari364"/>.
 
==Esito e conseguenze==
 
Lo scontro si concluse con il successo della coalizione dei ducati campani, a cui fecero seguito altre vittoriose iniziative navali che videro sempre protagoniste le potenze marinare di [[Ducato di Amalfi|Amalfi]], [[Ducato di Gaeta|Gaeta]], [[Ducato di Napoli|Napoli]] e [[Ducato di Sorrento|Sorrento]]. Le campagne militari si susseguirono a più riprese fino all'[[849]], anno della storica [[Battaglia di Ostia]].
 
Nonostante le vittorie della coalizione anti-saracena, gli effetti sortiti dalle campagne militari non furono definitivi: infatti, già nell'851 si registrava in Campania una ripresa e una recrudescenza delle azioni di pirateria, favorite dalle tradizionali e mai sopite rivalità che opponevano i soggetti politici dell'[[Italia meridionale]] e della [[Langobardia Minor]]. Queste divisioni storiche, nella migliore delle ipotesi, impedivano l'unità di intenti necessaria per sconfiggere in modo definitivo il fenomeno piratesco. Unità di intenti consolidata col tempo solo a partire dagli inizi del X secolo, periodo in cui maturarono le condizioni per alleanze anti-saracene più durature, a partire dalla Lega Cristiana protagonista nel [[915]] della [[Battaglia del Garigliano]].
 
Va quindi tenuto presente che la responsabilità della minaccia saracena ricadeva in parte sugli stessi che la combattevano. Quella congerie di Stati, incluso il [[Ducato di Napoli]], in cui era frammentata l'Italia meridionale, aveva favorito l'insediamento costiero dei Saraceni negli [[anni 830|anni trenta]] del [[IX secolo|secolo]] al fine di servirsene come strumento per combattersi reciprocamente, assoldandoli di volta in volta come [[mercenari]]. La pirateria sorse allorquando quegli stessi mercenari si diedero a razzie decise in autonomia, approfittando dello scacco imposto ai Bizantini dopo le sconfitte inferte in [[Sicilia]] nell'[[845]]<ref name="Amari364">[[Michele Amari]], ''Storia dei Musulmani di Sicilia'', [[Le Monnier]], 1854, Vol. I, p. 364</ref>, nell'ambito della [[Guerre arabo-bizantine (780-1180)|belligeranza arabo-bizantina]].
 
===Razzia saracena di Roma===
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==Valore simbolico==
Per quanto effimera negli effetti, la battaglia di Licosa fu però un episodio molto importante dal punto di vista simbolico. Essa mostrò, infatti, che, messe da parte le divisioni intestine, l'azione congiunta di alcuni poteri locali era in grado di combattere efficacemente la minaccia saracena, potendo perfino fare a meno dell'appoggio di un soggetto politico e navale, come l'[[impero bizantino]], così importante nello scacchiere [[Italia|italianoitalia]]no e [[Mar mediterraneo|mediterraneo]].
 
La possibilità stessa di costituirsi in coalizione, e il ruolo guida sostenuto da Napoli, erano stati favoriti proprio dall'affievolimento della conflittualità, registratosi in quegli [[anni 840|anni quaranta]], tra il [[Ducato di Napoli]] e i [[Langobardia Minor|principati longobardi]] di [[Principato di Salerno|Salerno]] e [[Ducato di Benevento|Benevento]].
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;Fonti primarie
* [[Erchemperto]], ''[[Historia Langobardorum Beneventanorum]]''
* ''[[Chronicon Salernitanum|Chronicon Anonymi Salernitani ]]''
*''[[Annales Bertiniani]]'', anni 846–847
;Fonti secondarie
* Paolo Squatriti, «''{{Maiuscoletto|Licosa, Battle of}}''», in ''Medieval Italy: An Encyclopedia'' (a cura di Christopher Kleinhenz), Volume 2, L to Z, Index, p. &nbsp;639, [[Routledge]], 2003 ISBN 0-415-93931-3 (Volume 9 di ''The Routledge encyclopedias of the Middle Ages'')
* [[Michele Amari]], ''Storia dei Musulmani di Sicilia'', [[Le Monnier]], 1854, Vol. I, p. &nbsp;364
* [[John Bagnell Bury]], ''History of the Eastern Empire from the Fall of Irene to the Accession of Basil I: A.D. 802-867'', Londra, [[Macmillan Publishers]], 1912