Concilio ecumenico: differenze tra le versioni

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Il numero e l'autorità dei [[concilio|concili]] varia a seconda delle [[chiese cristiane]]. La [[Chiesa cattolica]], oltre ai concili del primo millennio del [[cristianesimo]], avvenuti prima del [[Grande Scisma]], considera ecumenici anche quelli convocati, nel secondo millennio, dalla sola Chiesa cattolica (senza la partecipazione della [[Chiesa ortodossa]] e delle Chiese appartenenti alla [[Riforma protestante]]).
 
== Criteri di ecumenicità. ==
Nei primi secoli di vita del cristianesimo, proliferavano i sinodi locali o provinciali. Più tardi, a quelli considerati come rappresentanti la Chiesa intera e validi per la Chiesa intera è stata attribuita un'autorità superiore. Le dispute concernenti l'accettazione o il rigetto di determinati concili, quali quelli di [[Concilio di Efeso|Efeso]] ([[431]]) e di [[Concilio di Calcedonia|Calcedonia]] ([[451]]), hanno dato origine al problema di stabilire dei criteri per definire quando un concilio potesse dirsi veramente ecumenico. A rendere necessaria una chiarificazione fu inoltre la tendenza sempre più evidente e marcata delle Chiese di [[Santa Sede|Roma]], di [[Patriarcato di Costantinopoli|Costantinopoli]] e di [[Patriarcato di Alessandria|Alessandria]] a diversificare le proprie dottrine ecclesiologiche, in rapporto soprattutto al primato papale e alla preminenza dell'una o dell'altra sede patriarcale.
 
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Nello stesso Secondo Concilio di Nicea non erano presenti i patriarchi di Alessandria, di Antiochia e di Gerusalemme: lo storico dei concili [[Karl Josef von Hefele|Hefele]] afferma che a questi non era nemmeno arrivato l'invito al concilio e i due monaci (non vescovi) giunti da tali patriarcati non pretendevano di rappresentare gli stessi patriarchi.<ref>[https://books.google.it/books?id=6_VJAwAAQBAJ&pg=RA4-PA361&dq=Hefele+%22information+of+the+summoning%22&hl=en&sa=X&ei=VnyeVYThIrLB7AbVzbfYBg&redir_esc=y#v=onepage&q=Hefele%20%22information%20of%20the%20summoning%22&f=false Charles Joseph Hefele, ''A History of the Councils of the Church: from the Original Documents, to the close of the Second Council of Nicaea A.D. 787'' (Wipf and Stock 2007, p. 361)] ISBN 9781556352478</ref>
 
Il [[Concilio di Costantinopoli I]], inizialmente inteso come sinodo locale,<ref name="Hariankis">[https://books.google.it/books?id=MB7lQKmusxwC&pg=PA222&dq=Hariankis+%22considered+to+be+local%22&hl=en&sa=X&ei=Ep-eVbXCHKTC7Abd0aPYDA&redir_esc=y#v=onepage&q=Hariankis%20%22considered%20to%20be%20local%22&f=false Stylianos Hariankis, ''The Infallibility of the Church in Orthodox Theology'' (St Andrew's Orthodox Press 2008, p. 222)] ISBN 9781920691981</ref> è stato convocato nel [[381]] da [[Teodosio I]], allora imperatore solo dell'[[Impero bizantino]],<ref>Solo il 15 maggio 392 diverrà imperatore anche d'Occidente.</ref> con partecipazione di 150 vescovi del suo dominio, ma senza i vescovi occidentali, compreso quello di Roma, che ha riconosciuto tale Concilio come ecumenico solo nel [[VI secolo]].<ref>[https://dlib.bc.edu/islandora/object/bc-ir:101890/datastream/PDF/view Pierluigi De Lucia, ''The Petrine Ministry at the Time of the First Four Ecumenical Councils'' (Boston College 2011), p. 48–50]</ref><ref>[https://books.google.it/books?id=9Ak57WuLRFAC&pg=PA17&dq=%22Concilio+di+Costantinopoli+381%22+Feldkamp&hl=en&sa=X&ei=65ueVcX4LKaE7gajxa7ICA&ved=0CCAQ6AEwAA#v=onepage&q=%22Concilio%20di%20Costantinopoli%20381%22%20Feldkamp&f=false Michael F. Feldkamp, ''La diplomazia pontificia'' (Jaca Book 1998, p. 17)] ISBN 9788816437067</ref>
 
Tutti e sette i concili riconosciuti come ecumenici dalle Chiese cattolica e ortodossa sono stati convocati dagli Imperatori romani, i quali ne hanno poi ratificato i decreti. Ma questo criterio varrebbe pure per concili quali il [[Secondo Concilio di Efeso]] e il Concilio di Hieria, che nessuna Chiesa ora qualifica come ecumenici.<ref name="Millet 2010, p. 47">Millet 2010, p. 47</ref><ref name=Morini/>
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L'ortodosso russo Aleksey Stepanovic Chomiakov (1804–1860) era dell'opinione che, per essere ecumenico, un concilio deve essere recepito dai fedeli, dalla base, una tesi rigettata da altri teologi ortodossi.<ref name=Hariankis/> Secondo Robert L. Millet, non è affatto chiaro che il Concilio di Calcedonia sia stato «recepito dai fedeli, dalla base», dato che la maggior parte del [[Patriarcato di Alessandria]] e la metà circa di quello di [[Patriarcato di Antiochia|Antiochia]] l'hanno rifiutato.<ref>[https://books.google.it/books?id=bV4RUW6Unn4C&pg=PA48&dq=Millet+%22accepted+by+the+faithful%22&hl=en&sa=X&ei=XqeeVa7BD4PD7galhI2YCA&redir_esc=y#v=onepage&q=Millet%20%22accepted%20by%20the%20faithful%22&f=false Robert L. Millet, ''By what Authority?: The Vital Question of Religious Authority in Christianity'' (Mercer University Press 2010), pp. 48–49]</ref>
 
Lo stesso dubbio riguardante l'accettazione del Concilio di Calcedonia da parte di alcuni patriarcati conta anche contro il criterio – avanzato a seguito del rigetto del Concilio di Hieria, che ha reso evidente l'insufficienza del criterio «imperiale» – del consenso [[pentarchia|pentarchico]], cioè dell'approvazione di tutti e cinque i patriarcati dell'Impero romano, proprio quando le conquiste arabe avevano nella prassi ridotto i cinque in due: [[Santa Sede|Roma]] e [[Patriarcato di Costantinopoli|Costantinopoli]].<ref name="Morini">[https://books.google.it/books?id=jIAqFoVzZdIC&pg=PA27&dq=Morini+Hieria&hl=en&sa=X&ei=e76eVdm7PMHB7AarqL-gBg&redir_esc=y#v=onepage&q=Morini%20Hieria&f=false Enrico Morini, ''L'albero dell'Ortodossia'' (Edizioni Studio Domenicano 2006, pp. 26–27)] ISBN 9788870946116</ref>
 
La Chiesa cattolica considera essenziale (pur senza dichiararlo unico) il criterio che «Mai si ha Concilio Ecumenico, che come tale non sia confermato o almeno accettato dal [[Papa|Successore di Pietro]]».<ref>[http://www.vatican.va/archive/ccc_it/documents/2663cat017-308.PDF ''Catechismo della Chiesa cattolica'', 884]</ref> Per la Chiesa ortodossa, tale criterio è insufficiente, visto che essa non accetta come ecumenico il [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze]], al quale è stata conferita l'approvazione sia papale che imperiale.<ref name="Millet 2010, p. 47"/>