Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea: differenze tra le versioni

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edificio
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Introduzione{{Museo
|Nome=Galleria Nazionale d'Arte<br />Moderna e Contemporanea
|Tipologia= [[Arte moderna]] e [[Arte contemporanea|contemporanea]]
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</gallery>
 
== SaleDescrizione [[XIX secolo]]edificio ==
LA SUDDIVISIONE DELLE SALE È STATA TOTALMENTE MODIFICATA NEL 2012. LA SEGUENTE SUDDIVISIONE VA INTESA COME PRECEDENTE A TALE DATA.
=== Salone dell'Ercole (1) ===
Il salone è dedicato al periodo di passaggio tra [[Neoclassicismo]] e [[Romanticismo]], tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento.
 
Ideato dall’architetto Cesare Bazzani per costituire il padiglione principale dell’Esposizione Universale del 1911, il Palazzo delle Belle Arti ha l’intento di celebrare la grandiosità della cultura italiana che il governo dell’epoca intendeva promuovere.
Importante esempio di scultura neoclassica è:
* [[Antonio Canova]]: ''[[Ercole e Lica (Canova)|Ercole e Lica]]'' 1815. Marmo 350x152x212. La scultura è accompagnata dalle statue delle dodici divinità dell'Olimpo che, come in origine, gli facevano ala nel demolito palazzo Torlonia a [[piazza Venezia]]. Canova si è ispirato all'[[Ercole Farnese]] oggi al [[Museo archeologico nazionale di Napoli]]. L'episodio scolpito è tra i più terribili della mitologia greca: Ercole, impazzito di dolore per la morte del centauro Nesso, uccide il messaggero di tale notizia. Lica sta per essere scagliato e invano si trattiene alla criniera e all'altare. Notare la circolarità dello sforzo contrapposto. La statua deve essere vista da dietro, per comprendere la disperata resistenza di Lica. Fino ad alcuni anni fa la statua veniva movimentata ad orari prestabiliti<ref>Bora, ''I luoghi dell'arte'', Electa</ref>. Nella sala sono presenti opere di [[Francesco Podesti]], il pittore che aveva affrescato la sala di Palazzo Torlonia dal quale proviene l'[[Ercole e Lica (Canova)|Ercole e Lica]].
 
L’edificio si presenta con uno stile classicheggiante. Lo schema è quello di un tempio greco con una monumentale scalinata d’accesso al pronao, fiancheggiato da due lunghe ali laterali scandite da lesene con quattro coppie di colonne binate caratterizzate da decorazioni in stile liberty. Compaiono festoni d’amore, intrecci di corde, inserti di rose, mascheroni e teste d’ariete che conferiscono  all’edificio un’autorevole eleganza. Nella fascia superiore tre fregi ad altorilievo ornano la facciata: ''Il corteo della Bellezza e della Forza'' di Ermenegildo Luppi a sinistra; ''Il corteo della Vita e del Lavoro'' di Adolfo Laurenti a destra; ''L’artista e le battaglie artistiche'' di Giovanni Prini al centro, all’interno del pronao. Le quattro sculture di coronamento rappresentano ''L’Architettura e La Pittura'' (a sinistra); ''La Scultura e La Decorazione'' (a destra).
Alle pareti la grande pittura storico e mitologica. Gli artisti romantici dipingono episodi della storia italiana per incitare il popolo alla ribellione contro l'oppressore austriaco. Negli anni seguenti al [[congresso di Vienna]], infatti, l'Italia era divisa in tanti stati, mancava ogni forma di libertà e l'Austria dominava direttamente sul Lombardo Veneto, mentre influenzava gli altri stati. Fra i vari quadri presenti nella sala consideriamo:
* [[Francesco Hayez]]: ''I Vespri Siciliani'' 1846. L'opera rievoca un episodio realmente accaduto nel 1282 durante la dominazione angioina della Sicilia, l'offesa recata a una donna da un soldato francese scatenò la ribellione e la cacciata dei francesi. Svenuta per l'oltraggio subito, la donna è sorretta dai famigliari, mentre lo sposo con i pugni chiusi medita la vendetta. La figura dipinta alle spalle del soldato, in atteggiamento di preghiera è un eccezionale ritratto, genere nel quale l'Hayez fu particolarmente apprezzato. Dietro al gruppo di figure principali l'inizio della ribellione, il contadino che raccoglie il sasso, l'altro con il pugnale invoca Dio. Sullo sfondo il monte Pellegrino<ref>Baldi, Dal testo alla storia, ed. Paravia</ref>.
 
Caratterizzato da ampi ambienti interni  e alti soffitti, il palazzo di Bazzani è in grado di ospitare l’imponente collezione della Galleria garantendo grande libertà nella gestione degli spazi. Le sale sono distribuite funzionalmente intorno al Salone delle Cerimonie, in cui la luce naturale entra maestosa dall’alto grazie alla presenza di grandi finestre e lucernai. 
Altre opere presenti nella sala sono<ref name="Enciclopedia Arte">Enciclopedia Arte Garzanti 2002</ref>:
* [[Federico Faruffini]], ''La vergine al Nilo'', 1865;
* [[Tranquillo Cremona]], ''Marco Polo'', 1863.
 
L’edificio è rialzato rispetto al livello stradale e risulta diviso in tre livelli: il primo livello comprende il portico di accesso, l’atrio, circa diciotto sale espositive e il Caffè delle Belle Arti; il secondo livello ospita circa venticinque sale espositive e comprende un’ampia corte centrale a pianta rettangolare con due fontane sui lati corti; sul lato nord-ovest è situata la libreria della Galleria. Il terzo livello comprende solo otto piccole sale e costituisce la chiusura superiore delle due ali estreme del Palazzo.
Si segnala inoltre la presenza di dipinti di [[Vincenzo Camuccini]], di [[Bernardo Celentano]] e di sculture di [[Pelagio Palagi]].
 
A causa dei danneggiamenti dovuti alla Seconda Guerra Mondiale, tra gli anni Cinquanta e Sessanta il Palazzo delle Belle Arti è stato restaurato più volte. Tra i vari interventi  da ricordare è sicuramente  l’inserimento  dell’ampio giardino antistante che consente di ospitare esposizioni all’aperto. Anche durante gli anni Settanta e Ottanta del novecento ci furono interventi significativi di trasformazione: dall’ampliamento ad opera di Luigi Cosenza alla nuova biblioteca progettata da Costantino Dardi nel 1987, fino all’adeguamento dell’ala destra per le collezioni del XX secolo.
=== Sala della Psiche (2) ===
La sala presenta il panorama composito ed internazionale di Roma nel primo Ottocento ("Internazionalismo Romano").
È così chiamata per la presenza, al centro di essa, della statua di:
 
L’intervento di Cosenza ebbe una storia travagliata, l’ala da lui progettata venne chiusa nel 1998 per inadeguatezza alle norme di sicurezza. Successivamente divenne oggetto di un concorso internazionale di riqualificazione nel 2000 vinto dallo studio svizzero Diener&Diener. Le polemiche scatenate per la proposta di demolizione dell’opera di Cosenza da parte degli architetti elvetici ne hanno permesso la salvezza, ma non ne hanno impedito il degrado.
* [[Pietro Tenerani]], ''Psiche svenuta'', 1822, marmo. La statua ben rappresenta lo stile purista, movimento artistico italiano sorto intorno al 1833 sulla scia dei [[Nazareni]]. Richiamandosi ad una concezione etica dell'arte, il [[Purismo (pittura)|Purismo]] riconosceva come modelli i primitivi da Cimabue al primo Raffaello. Importanti esponenti del purismo furono oltre al Tenerani, il pittore e letterato [[Antonio Bianchini]] (che redasse il manifesto del purismo nel 1849), [[Friedrich Overbeck]], [[Tommaso Minardi]], [[Augusto Mussini]] e altri<ref name="Enciclopedia Arte"/>.
La statua rievoca una dei più famosi miti dell'antichità greca e romana, quello di Psiche e Amore, da cui il termine psicologia. Questa statua è citata da Argan nella sua storia dell'Arte.<ref>Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973,ed. Poligrafico dello Stato</ref><ref>Giulio Carlo Argan, L'Arte Moderna, 1970, Ed. Sansoni</ref>
Nella stessa sala, sempre di Pietro Tenerani: ''Ritratto della principessa Zenaide Wolkonsky'', 1850 e ''Pellegrino Rossi''.
 
Con il rinnovamento avviato dalla direttrice Cristiana Collu si è puntato al recupero della primitiva funzionalità d’insieme dell’edificio con l’intento di assegnare ad ogni spazio un compito specifico con il fine di valorizzare il museo anche in quanto strumento urbanistico.
* [[Tommaso Minardi]], ''La Madonna del Rosario'', 1840.
* [[Tommaso Minardi]], ''Omero cieco in casa del pastore Glauco'', 1810.
* [[Andrea Appiani]], ''Ritratto di Vincenzo Monti'', 1809.
* [[Marianna Candidi Dionigi]], ''Paesaggio (L'Aniene presso Tivoli)'', 1798.
 
“''Nulla è stato aggiunto, a tutto è stata tolta una patina opaca”'' dice la Collu “''L’architettura di questo edificio incrocia viste luminose, che mettono in collegamento l’interno del museo con l’esterno, un fuori fatto di verde, di giardini, di scalinate e di città”.''
=== Sala della Saffo (3) ===
LE SCUOLE TOSCANE.
La sala è dedicata alla pittura toscana della prima parte dell'Ottocento, caratterizzata dalla presenza del movimento [[Macchiaioli|Macchiaiolo]], forse il più importante e originale movimento artistico italiano di quel secolo.
Il movimento si fondava sul principio che la visione della realtà non sia altro che un insieme di macchie colorate, più o meno intense per effetto della luce e che, compito del pittore non fosse di ritrarre le cose come si sa che obbligatoriamente sono, ma di rendere nel modo più diretto l'impressione ottica. Il [[Caffè Michelangiolo|caffè Michelangelo]] (in via Larga, oggi Cavour; una targa lo ricorda) a Firenze fu luogo di raduno dei [[Macchiaioli]], mentre Pergentina (subito fuori Firenze, lungo il torrente Affrico) e Castiglioncello (sulla costa, non lontano da Livorno) furono i luoghi preferiti per la pittura. Il pittore più importante e giustamente famoso fu [[Giovanni Fattori]] (Livorno 1825 - Firenze 1908), [[Telemaco Signorini]] fu il cervello del movimento, [[Adriano Cecioni]] e [[Nino Costa]] ne furono i teorici. Furono conosciuti alla mostra nazionale di Firenze del 1861. Il loro periodo migliore fu dal 1855 al 1865.<ref>Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna,1973, Ed. Poligrafico dello Stato, pag. 24</ref><ref>Enciclopedia Arte Garzanti 2002, voce "Macchiaioli"</ref>
 
Al centro della sala la scultura di:
* [[Giovanni Duprè]], ''Saffo'', 1857, che dà nome alla sala.
* [[Silvestro Lega]], ''La visita'', 1868.
* [[Giovanni Fattori]], ''Ritratto della prima moglie'', 1865.
* [[Nino Costa]], ''Donne che imbarcano legna nel porto di Anzio'', 1852.
* [[Adriano Cecioni]], ''Interno con figura'', 1867.
* [[Vincenzo Cabianca]], ''Studio di donna a Montemurlo'', 1862. Questo quadro può essere preso ad esempio dello stile dei Macchiaioli.
* [[Giovanni Fattori]], ''La battaglia di Magenta''. È il bozzetto per un quadro di più grandi dimensioni, notare come è anti-retorico.
* [[Raffaello Sernesi]], ''Cupolino alle Cascine''. Da notare l'effetto delle macchie di sole nel verde<ref>Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna,1973, Ed. Poligrafico dello Stato, pag. 27</ref>
* [[Odoardo Borrani]], ''Mugnone''.
* [[Vincenzo Cabianca]], ''Castiglioncello''.
* [[Vincenzo Cabianca]], ''Case a Lerici''.
 
=== Sala dello Jenner (4) ===
SCUOLE SETTENTRIONALI PIEMONTESE E LOMBARDO - VENETA.
La pittura del nord Italia di quegli anni è caratterizzata dalla presenza degli Scapigliati che si può vedere soprattutto in [[Giovanni Carnovali]], detto il ''Piccio''. Il Piccio è autore di una pittura giocata su trasparenze e velature. Gli [[Scapigliatura|Scapigliati]] si caratterizzano per il dissolvimento della forma nel colore forzando la sfocatura dei contorni e l'uso di pennellate discontinue e luminose, a queste Tranquillo Cremona dà una caratterizzazione patetica e sensuale.<ref>Colombo - Lafranconi, Guida alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 2004 Electa</ref><ref>Crespi Morbio, Arte, storia universale, 1997 Ed. Leonardo Arte.</ref><br />
La scapigliatura fu movimento letterario e artistico sviluppatosi in Lombardia tra il 1860 e il 1900. Esponenti di punta furono [[Emilio Praga]] e [[Arrigo Boito]]. Da: Universale Garzanti.
 
* [[Giulio Monteverde]], ''Edoardo Jenner'', 1873, bronzo. La scultura dà il nome alla sala. "L'opera ritrae il medico inglese, scopritore del vaccino contro il vaiolo (1796), che compie l'esperimento sul figlio "...scultura ai suoi tempi famosa, anche per il soggetto, ma, ha certamente tutti limiti della scultura storico - aneddotica"<ref>Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato, pag. 33</ref>
* [[Domenico Induno]], ''Bollettino di Villafranca'', 1861. Nel corso della seconda guerra d'indipendenza le armate piemontese e francese avanzano vittoriose su quelle austriache in ritirata, sembra vicina anche la liberazione di Venezia quando giunge improvvisa la notizia della pace tra Austria e Francia che separatamente Napoleone III ha firmato all'insaputa degli italiani. Sul volto dei patrioti si legge la delusione per l'arrivo del bollettino con la notizia. Notare certi particolari che danno un tono veristico come la bandiera italiana con i colori posti in un ordine sbagliato. "Induno dà al quadro storico un accento di attualità, lo traduce in scene di un verismo aneddotico". Da: Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973, Istituto Poligrafico dello Stato.
* [[Tranquillo Cremona]], ''I due cugini''.
* [[Antonio Fontanesi]], ''Una mattina d'ottobre''.
* [[Antonio Fontanesi]], ''Alla fonte'', 1865.
* [[Antonio Fontanesi]], ''Alla fontana'', 1869.
* [[Giovanni Carnovali]] (detto PICCIO), ''Ritratto d'uomo in atto di scrivere'', 1869.
* [[Giovanni Carnovali]], Ritratto del padre del basso Marini, 1843.
* [[Vittorio Avondo]], ''La valle del Pussino'', 1874.
* [[Ippolito Caffi]], ''Roma vista da monte Mario''. Celebre vedutista, è morto nella battaglia di Lissa durante la terza guerra di indipendenza.
 
=== Sala Morelli (5) ===
La sala è interamente dedicata a [[Domenico Morelli (pittore)|Domenico Morelli]]. Negli anni Settanta e Ottanta dell'Ottocento Domenico Morelli e [[Filippo Palizzi]] sono le figure centrali del panorama artistico napoletano e meridionale.
Morelli (Napoli 1826 - 1901) elaborò uno stile verista fondato sulla preminenza del colore rispetto al disegno accademico, cercò di adattare la sua pittura a contenuti ancora romantici, letterari, religiosi, storici e simbolisti. Nel 1905 la Galleria acquistò tutto quanto era rimasto nello studio alla morte dell'autore, quadri, bozzetti, acquarelli e un gran numero di disegni. Negli anni in cui era sovrintendente Palma Bucarelli ben due sale erano dedicate al pittore. Da: Enciclopedia dell'Arte, 2002 Garzanti.
 
* [[Domenico Morelli (pittore)|Domenico Morelli]], ''Tasso legge la Gerusalemme Liberata a Eleonora d'Este'', 1865. "Uno dei quadri più celebri della pittura italiana dell'Ottocento. È la scena di un melodramma, si può stabilire una similitudine con la musica verdiana "...quanto intima e silenziosa è la pittura del Toma, tanto è vistosa, magniloquente e talvolta retorica quella di Domenico Morelli" Da: Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato.
È il quadro principale della sala, lo si può vedere dal salone di Ercole, si pone così in colloquio con le grandi opere del romanticismo storico che caratterizzano quel salone. Da: Colombo - Lafranconi, Guida alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 2004 Electa.
Si narra che Tasso fosse segretamente innamorato di Eleonora d'Este e delle sue due dame di compagnia che si chiamavano Eleonora anch'esse. Da audioguida disponibile in Galleria nel 2008.
* [[Domenico Morelli (pittore)|Domenico Morelli]], ''Le tentazioni di Sant'Antonio'', 1878.
* [[Domenico Morelli (pittore)|Domenico Morelli]], ''Ritratto di Bernardo Celentano'', 1859.
* [[Mario Rutelli]], ''Ritratto di Domenico Morelli'', c.1884. Rutelli (Palermo 1859 - 1941) è lo scultore di gusto accademico che ha realizzato la fontana delle Najadi in piazza della Repubblica a Roma, la sua opera più importante. Si tratta del bisnonno di [[Francesco Rutelli]] già sindaco di Roma.
 
=== Sala della Cleopatra (6) ===
SCUOLE MERIDIONALI
 
Questa sala è dedicata agli artisti che sono nati, si sono formati e hanno operato a Napoli o nell'Italia Meridionale. Prende il nome dal marmo di:
 
* [[Alfonso Balzico]], ''Cleopatra''. Un soggetto spesso ritratto nella storia dell'arte per il fascino che ha sempre ispirato la regina dell'Egitto. Siamo negli anni del taglio dell'Istmo di Suez (1869), allora vi fu una ripresa di interesse e di studi sull'antico Egitto. Notare la finezza del bracciale all'avanbraccio e il serpente che emerge dal cesto di frutta che presto porterà la morte alla giovane regina.
* [[Gioacchino Toma]], ''Luisa Sanfelice in carcere'', 1875. "Questo è il suo capolavoro, non coglie un'azione drammatica, piuttosto una condizione umana"<ref name="Bucarelli">Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato</ref>. Uno dei quadri più celebri dell'Ottocento italiano, uno dei più importanti esposti in questa Galleria. [[Luisa Sanfelice]], patriota della repubblica partenopea, è in carcere in attesa della condanna a morte voluta dai Borboni nonostante fosse incinta. La vediamo preparare un vestitino per il figlio che non nascerà. "Tanto è concitata e teatrale la pittura di Morelli, quanto intimistica quella di Toma", sempre da Bucarelli, cit.<ref>Giulio Carlo Argan, L'arte moderna 1770/1970, 1970 Ed. Sansoni.</ref>
* [[Gioacchino Toma]], ''La guardia alla ruota dei trovatelli'', 1887.
* Gioacchino Toma, ''Il viatico dell'orfana'', 1877.
* Gioacchino Toma, ''Romanzo al convento'', 1877.
* [[Michele Cammarano]], ''Atrio di Santa Maria Maggiore'', 1868.
* Michele Cammarano, ''Chiacchiere in piazza in Piscinula'', 1865.
* Michele Cammarano, ''Caffè in piazza San Marco''.
* [[Vincenzo Gemito]], ''Bruto'', 1871.
* [[Antonio Mancini (pittore)|Antonio Mancini]], ''Carmiella'', 1870.
* Antonio Mancini, ''Venditore di cerini'', 1878.
* Antonio Mancini, ''Ritratto del barone Carlo Chiarandà'', 1883.
* Antonio Mancini, ''Nello studio'', 1875.
* Antonio Mancini, ''Il malatino'', 1878.
 
=== Sala Palizzi (7) ===
I PALIZZI E LA PITTURA DI PAESAGGIO A NAPOLI.
 
Anche questa sala come le due precedenti è dedicata alla pittura a Napoli e nell'Italia Meridionale, bisogna tener conto che Napoli era alla fine del Settecento una delle più grandi città europee. La sala testimonia anche la presenza di pittori stranieri a Napoli e la possibilità di apertura internazionale che godevano i pittori che operavano in quella città.
 
I quattro fratelli Palizzi giunsero dall'Abruzzo a Napoli per studiare all'[[Accademia di belle arti di Napoli|Accademia]] dove seguirono i corsi tenuti da Smargiassi, uno dei pittori della [[scuola di Posillipo]]. Con essi la pittura italiana prende contatto con la francese e precisamente con la scuola detta di Fontainebleau o di Barbizon, dal luogo dove si riunivano per dipingere all'aperto fuori dalle accademie. Il merito è del più anziano Giuseppe che, recatosi a Parigi nel 1844, vi rimase poi tutta la vita. Filippo, a cui appartengono la quasi totalità dei quadri presenti nella sala, è di gran lunga il più noto e il più importante, sia per la qualità dell'opera, sia per l'influenza che ebbe nell'affermarsi della corrente realistica.
L'opera di Palizzi si sviluppa, in ambiente napoletano, in antitesi a quella di Morelli, autore di una pittura di storia e sostenitore di un ideale che trascende la realtà.
Nel 1892 la Galleria riceve la donazione di 300 quadri e studi di Filippo Palizzi. È la prima donazione importante nella sua storia.
I quadri di Filippo Palizzi sono ordinati per argomenti: uomini a cavallo, soldati, scene di vita campestre, animali (anche esotici).<ref>Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato</ref><ref>Enciclopedia Arte, 2002 Garzanti</ref><ref>Colombo Lafranconi, Guida alla Galleria Nazionale d'arte moderna, 2004 Electa</ref><ref>Argan, L'arte moderna 1770/1970, 1970 Sansoni</ref><ref>Mary Hollingswrth, L'arte nella storia dell'uomo, 1997 Giunti</ref>
 
* [[Giuseppe Palizzi]], ''La foresta di Fontenbleau'', 1874. Il più noto dei quadri di Giuseppe, opera citata da Argan nel suo manuale più volte ricordato.
* [[Anton Sminck van Pitloo|Anton Sminck Pitloo]], ''Castel dell'Ovo a Napoli'', 1820. Esempio di presenze artistiche internazionali a Napoli. Intorno a lui, olandese, si formò la scuola di Posillipo. Da: Colombo - Lafranconi, Guida alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 2004 Electa.
* [[Eduardo Dalbono]], ''La terrazza'', 1867. In cui la composizione prospettica a piani luminosi è tipicamente macchiaiola.
* [[Filippo Palizzi]], ''Paesaggio dopo la pioggia'', 1860. Citato da Argan nel suo manuale.
* [[Filippo Palizzi]], ''Viottolo con prete'' o ''Viottolo fra due muri, figura di prete in fondo'' (Cava).
* [[Filippo Palizzi]], ''Studi di garibaldini e soldati'', 1860.
* [[Giacinto Gigante]], ''Marina di Sorrento'', 1840. Influenzato da [[William Turner|Turner]].
* [[Giacinto Gigante]], ''Mercato sul porto di Castellammare'', 1859.
* [[Giacinto Gigante]], ''Marina di Posillipo'', 1828 -30.
 
== [[XIX secolo]]: 2º settore ==
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La data di nascita è il 15 aprile 1874, quando Monet, [[Pierre-Auguste Renoir|Renoir]], [[Alfred Sisley|Sisley]], Degas, [[Berthe Morisot|Morisot]] e altri espongono dal fotografo [[Nadar]]. Erano quadri [[en plein air]] eseguiti lungo le rive della Senna, aiutati dai progressi della chimica che aveva prodotto i colori ad olio in tubetto, facili da usare fuori dall'atelier. La mostra fu un totale insuccesso di critica. Impressionismo fu il termine creato da un critico davanti al quadro di Claude Monet: "Impression: soleil levant", per evidenziarne i difetti, il disordine compositivo.
 
Tradizionalmente l'artista che dà l'avvio è [[Claude Monet]], mentre quello che ne conclude l'esperienza, aprendo nuove vie è [[Paul Cézanne]].<ref>Formilli - Marini, Percezione immagine arte, 1995 Ed. Sei; e da Bersi - Ricci, Il libro dell'arte, 1999 Ed. Zanichelli</ref> Questa sala ospita i tre quadri al centro did

i un clamoroso furto avvenuto in Galleria nel maggio 1998: la sera del 19 furono rubati "Il Giardiniere" e "L'Arlesiana" di Vincent van Gogh e "Le Cabanon de Jourdan" di Paul Cézanne. La vicenda della rapina è descritta dettagliatamente nel libro "Ore 22, furto in galleria", a firma di Francesco Pellegrino e con l'introduzione di Walter Veltroni.
* [[Vincent van Gogh]], ''[[Il giardiniere (Van Gogh)|Il giardiniere]]'', 1889.
* [[Vincent van Gogh]], ''[[L'Arlesiana (Van Gogh 1890)|L'arlesien]]'', 1890.
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* [[Gaetano Previati]], La creazione della luce, 1913.
* [[Giuseppe Pellizza da Volpedo]], Il sole 1904. Il quadro è esplicativo dei principi del divisionismo, rappresenta il momento del sorgere del sole. "Quest'opera, nella sua semplicità e assolutezza, una specie di dimostrazione virtuosisitica non solo dei principi del divisionismo, ma anche della necessità di portare l'arte a livello della scienza e di fare della verità scientifica il simbolo e la promessa di una nuova era". Da Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato. Nel 2004 il quadro è stato prestato al museo d'Orsay a Parigi per aprire la mostra sull'astrattismo. È citato nell'Enciclopedia dell'Arte di Garzanti e in Formilli - Marini, Percezione immagine arte, 1993 Sei.
* [[Angelo Morbelli]], ''Il viatico'', 1884. "È precedente alla nascita del divisionismo - 1890 - ma mostra gli interessi umanitari da cui era mosso".<ref name="Bucarelli">Palma Bucarelli, La Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1973 Istituto Poligrafico dello Stato</ref>
 
=== Veranda Sartorio (15) ===