Neorealismo (letteratura): differenze tra le versioni

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La narrazione realistica prosegue per tutto il Novecento, ma spesso cambia di prospettiva. Se nel secolo precedente i personaggi concorrevano alla rappresentazione di un dato ambiente, ora l'attenzione è più concentrata sulle contraddizioni interne del personaggio, inquieto per i grandi dubbi esistenziali, sconvolto per il devastante impatto di grandi tragedie storiche: è il caso di tanti protagonisti di [[Cesare Pavese|Pavese]] e di altri autori che esprimono la stessa interiorità del romanziere:
{{Quote|[...] mai fu tanto chiaro che le storie che si raccontavano erano materiale grezzo: la carica esplosiva di libertà che animava il giovane scrittore non era tanto nella sua volontà di documentare o informare, quanto in quella di esprimere. Esprimere che cosa? Noi stessi, il sapore aspro della vita che avevamo appreso allora, tante cose che si credeva di sapere o di essere, e forse veramente in quel momento sapevamo ed eravamo. <ref>I. Calvino, ''op.cit. ibidem''</ref>}}
Nel Novecento si afferma inoltre il filone della [[memorialistica]], le cui opere, a essere precisi, non possono essere considerate dei veri e propri romanzi; infatti in esse non ci sono invenzioni narrative, ma solo testimonianze di fatti ed eventi realmente accaduti e vissuti in prima persona dai protagonisti: è il caso delle opere di [[Primo Levi]] ''[[Se questo è un uomo]]'' e ''[[La tregua (Primo Levi)|La tregua]]''.
{{Vedi anche|Narratore}}
Il romanzo realista, ormai con il nome di romanzo neorealista, presenta dunque un panorama quanto mai vario e quindi anche tecniche diverse rispetto alla tipologia del personaggio che narra i fatti che nel caso dei romanzieri veristi italiani tende ad assumere un punto di vista corale.