Federico Borromeo: differenze tra le versioni

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[[File:Cardinale&DonAbbondio.jpg|thumb|left|[[Don Abbondio]] e il cardinale Federigo Borromeo. Illustrazione di [[Francesco Gonin|Gonin]] all'edizione del 1840 dei ''[[Promessi Sposi]]'']]
 
Federico ricopre rispetto ai ''[[I promessi sposi|Promessi sposi]]'' di [[Alessandro Manzoni]] il doppio ruolo di personaggio e di fonte. Il [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] nel romanzo esalta la nobile figura del prelato, contraddistinguendolo per la grande conoscenza teologica, l'indole di profondo scrutatore dell'animo umano e di pastore zelante e comprensivo che aveva quale scopo di vita l'insegnamento della dottrina ai poveri e la cura dei sofferenti; il vivido ritratto biografico occupa quasi interamente il [[:s:I promessi sposi (1840)/Capitolo XXII|capitolo XXII]].
 
Nel romanzo egli svolge il ruolo di auditore dei protagonisti, simboleggiando un Cristianesimo puro e ispirato. Egli è dipinto come un vero santo, pio, umile, caritatevole, altruista, disponibile e pacato. Il [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] poi, nei capitoli dedicati alla peste di Milano del [[1630]], utilizzò quale fonte anche lo stesso ''[[De pestilentia]]'' di Federigo, oltre ad altri scritti ed all'opera del [[Giuseppe Ripamonti|Ripamonti]] che fornirono spunti certamente più copiosi.