Secondo dopoguerra in Italia: differenze tra le versioni

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vandalismi
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{{Citazione|Marco roggiu passanante.L'aria pareva più pura, persino la natura più bella; quanta fiducia negli uomini, quanta speranza che fosse sorta l'era degli uomini di buona volontà, disinteressati, senza ambizioni, per cui gli alti uffici fossero soltanto un dovere e una missione [...] Fu lo spazio d'un mattino.|[[Arturo Carlo Jemolo]] in ''[[La Stampa]]'', 2 giugno 1974.}}
 
La [[locuzione]] '''secondo dopoguerra italiano''' indica un periodo storico compreso tra la fine della [[seconda guerra mondiale]] e gli anni seguenti in un periodo il cui termine va considerato nel contesto complessivo e che può essere determinato schematicamente da date diverse tra di loro, includendo comunque i primi decenni della [[Prima Repubblica (Italia)|prima repubblica]].
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[[File:Pietro Nenni.jpg|thumb|[[Pietro Nenni]]]]
 
Ciao Dopo la lacerazione causata dalla divisione tra il Centro-Nord, presidiato dai tedeschi, e il Sud, occupato dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], alla fine della guerra in Italia si era formata una frantumazione e sovrapposizione dei centri di potere dello Stato: il governo monarchico, il governo d'occupazione degli Alleati, quello dei comandi militari d'occupazione, quello dei [[Comitato di Liberazione Nazionale|Comitati di liberazione nazionale]] si soverchiavano e contrastavano tra loro determinando una crisi dello stato unitario a cui si era spesso sostituito l'intervento del [[Città del Vaticano|Vaticano]] nelle ultime fasi della guerra e dopo l'immediato dopoguerra.<ref>"...i rami dell'Azione Cattolica avevano già allestito nel 1946-47 diverse manifestazioni di piazza, espressioni più vistose della mobilitazione cattolica che segnò il clima politico del dopoguerra, secondo lo stile movimentista impresso da Pio XII al disegno di riconquista cristiana della società." (in Francesco Piva, ''"La gioventù cattolica in cammino": memoria e storia del gruppo dirigente (1946-1954)'', FrancoAngeli, 2003, p. 31).</ref>
{{Citazione|La liberazione di Roma è l'ingresso delle truppe alleate, non come a Genova, Torino, Milano ecc., l'ingresso delle formazioni partigiane. Su tutta la scena, infine, è il Santo Padre, il Vaticano che domina, con tutt'altra forza che il CLN.|[[Federico Chabod]]<ref>''L'Italie contemporaine. Conférences données à l'Institut d'Études Politiques de l'Université de Paris'' (in [[Armando Saitta]], ''Storia e miti del '900'', [[La Nuova Italia]], Firenze, 1974, p. 843).</ref>}}
 
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{{Citazione|La destra liberale e i democristiani conservatori consideravano [quei provvedimenti] un attacco alla struttura economica della società italiana... La Sezione economica della Commissione alleata minacciò di fermare le forniture di carbone e di altre materie prime...<ref>Norman Kogan, ''L'Italia del dopoguerra. Storia politica dal 1945 al 1966'', Laterza ed., Bari, 1968 (in Lamberto Mercuri, ''1943-1945: gli alleati e l'Italia'', Edizioni scientifiche italiane, 1975, p. 328).</ref>}}
 
Ciao ciao A deludere ogni velleità rivoluzionaria intervenne poi «quella forza enorme che nello stato moderno costituisce la burocrazia, la struttura amministrativa dello Stato... per natura conservatrice: la sua forza propria è nella continuità delle funzioni, non certo nel loro sconvolgimento.»<ref>F. Chabod, ''Op. cit.''</ref>
 
Con [[Alcide De Gasperi]], successo appena due anni dopo al governo Parri, prevalse l'idea di una necessaria continuità<ref>«...De Gasperi era l'artefice della conservazione o meglio della restaurazione...» (in Leo Valiani, ''L'avvento di De Gasperi'', F. de Silva, 1949, p. 27.</ref>: l'amministrazione centrale dello Stato rimase immutata, i codici di leggi, anche quelli vigenti durante il [[fascismo]], furono conservati. L'opposizione di gruppi capitalistici ostili ad ogni intervento dello Stato in economia, sostenuti dalla presenza di uomini politici della scuola [[liberismo|liberista]], fece mancare una visione di [[documento di programmazione economica finanziaria|programmazione economica]] da parte dello Stato su cui basare la ricostruzione.