Arcidiocesi di Ravenna-Cervia: differenze tra le versioni

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Nel [[999]] Gerberto ricevette anche le contee di [[Forlì]], [[Forlimpopoli]], [[Cesena]], [[Sarsina]] e [[Montefeltro]], così il dominio temporale dell'arcivescovo di Ravenna venne a comprendere tutto il territorio ''a mari usque ad Alpes, a fluvio Rheno usque ad Foliam'' (dal mare alle alture, dal fiume Reno al fiume Foglia), escludendo solo l'enclave di [[Bertinoro]], all'epoca indipendente. Nello stesso anno Ottone III, in base al ''[[Privilegium Othonis|Privilegium]]'' imperiale, lo scelse come nuovo papa. Egli lasciò quindi Ravenna e salì al soglio pontificio con il nome di [[Silvestro II]]. A Ravenna si insediò Leone (aprile 999), al quale il sovrano confermò la giurisdizione sulle sedi episcopali suffraganee e sulle contee già possedute.
 
All'inizio dell'[[XI secolo]] l'arcivescovo Arnoldo (sassone) ottenne il potere temporale su Ravenna, [[Cervia]], [[Faenza]] e [[Imola]]. La rivalità tra sede ravennate e papa si riaccese durante la [[lotta per le investiture]]: l'arcivescovo Enrico sostenne l'[[antipapa Onorio II]] (1061-1072) che si oppose a [[papa Gregorio VII]] riportandone però la [[scomunica]]. L'[[imperatore del Sacro Romano Impero]] nel 1080 contrappose al papa Gregorio VII l'arcivescovo di Ravenna Guiberto, che divenne [[antipapa]] con il nome di [[Antipapa Clemente III|Clemente III]] (1080-1100). Ravenna faceva parte di un preciso disegno dell'imperatore, era un cardine della dominazione germanica dell'Italia settentrionale.<ref>{{cita|Andrea Ferri|p, ''Imola nella storia. 47|FerriNote di vita cittadina'', Edizioni Il Nuovo Diario Messaggero, Imola 1991}}, pag. 47.</ref>
 
A conferma del prestigio della sede ravennate, sta il fatto che il vescovo Gualtiero († [[1144]]) si firmasse con una formula simile a quella usata da [[papa Onorio II]]. Se il vescovo di Roma compariva negli atti ufficiali come "Servo dei Servi di Dio, per grazia divina Papa di Santa Romana Chiesa", Gualtiero era identificato con la formula: "servo dei Servi di Dio, per grazia di Dio arcivescovo della ravennate Chiesa". Solo nel [[1157]] gli arcivescovi cessano di conferirsi il titolo di esarchi della città.