Sophrosyne: differenze tra le versioni

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«''Per questo motivo attribuiamo alla temperanza questo nome, perché salva la saggezza''». Ciò significa che, se uno non è temperante, cioè non sa dominare i desideri, per esempio il desiderio di denaro, o di piaceri in genere, non può nemmeno essere prudente, cioè saper deliberare la scelta dei mezzi più adatti a realizzare il fine buono. Aristotele infatti aggiunge: «''La temperanza salva il giudizio saggio; in effetti non è che il piacere e il dolore distorcano ogni tipo di giudizio (per esempio quello che il triangolo ha o non ha la somma degli angoli interni uguale a due angoli retti), bensì soltanto i giudizi che riguardano l’azione. Infatti i fini delle azioni sono le azioni stesse: a chi è corrotto dal piacere o dal dolore non è più manifesto il principio, né che è in vista di questo o per causa sua che deve scegliere e fare tutto ciò che sceglie e fa: il vizio infatti distrugge il principio dell’azione morale''» <ref>E. Berti, ''Nuovi studi aristotelici'', Morcelliana 2004, p.63.</ref>
 
==Sophrosyne e sofiasophia==
Nella figura di Socrate trasmessaci da Platone i concetti di saggezza e di conoscenza in una visione intellettualistica della morale sembrano coincidere: per fare il bene bisogna conoscerlo e una volta conosciuto è nella natura dell'uomo farlo: se si agisce male invece ciò è dovuto all'ignoranza di chi scambia per bene il male. Nel ritratto dei Memorabili senofontei si afferma che Socrate «''non distingueva σοφία e σωφροσύνη, ma considerava saggio e temperante colui che, conoscendo le cose belle e buone, sapesse servirsene, conoscendo le brutte, sapesse guardarsene''» <ref>Senofonte, ''Memorabili'', III, 9, 4</ref>: la conoscenza infatti a questo punto non è solo una caratteristica intellettuale ma riguarda l'uomo nella sua interezza morale.