Emilio o dell'educazione: differenze tra le versioni

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L'uomo naturale a cui pensa Rousseau non è quello che Voltaire beffeggiava, né il "buon selvaggio" di cui riferivano i resoconti dei viaggiatori illuministi ma un mito reso irrealizzabile dallo stesso progresso umano: «''Come sarebbe dolce vivere tra noi, se l'atteggiamento esteriore fosse sempre l'immagine delle disposizioni del cuore. [...] Prima che l'arte avesse modellato le nostre maniere e insegnato alle nostre passioni un linguaggio controllato, i nostri costumi erano rozzi, ma naturali.''» <ref>Jean-Jacques Rosseau, Discorso sulle scienze e le arti, p. 7. In Scritti politici</ref>
 
L'uomo naturale è prima della civiltà, è la manifestazione della originaria natura dell'uomo, «''è l'uomo universale nei suoi tratti più generali e più durevoli''», è il simbolo di un pedagogia ideale <ref>J.J.Rousseau, ''op.cit.Emilio, o, Dell'educazione'', traduzione e premessa di Paolo Massimi, Introduzione di F. e P. Richard, Armando Editore, 1989, (Introduzione), p.20</ref>.
L'equilibrio razionale umano si fonda sull'[[amor proprio|egoismo]] a tutela dell'autoconservazione e sulla solidarietà verso il prossimo ma mentre negli animali gli istinti non si modificano, l'uomo è libero di osservarli o meno. «''L'uomo è libero, cioè dai limiti imposti dalla natura, riconosciuti e accettati da lui; si muove e si sviluppa senza costrizione, realizzando per se stesso e per gli altri la felicità.''» <ref>J.J.Rousseau, ''op.cit.'', Introduzione, p.21</ref>. La libertà del fanciullo in tutti i suoi aspetti deve essere la prima regola di ogni educatore che deve intervenire il meno possibile: sarà la natura stessa a punire il fanciullo che la viola. In primo luogo prima di quella sociale si dovrà curare la sua formazione individuale e quindi lo si terrà libero dalla famiglia, dalla società che si fonda sull'ingiustizia della diseguaglianza, dai libri che insegnano una "scienza morta", dalla religione colma di misteri, dalle cattive abitudini
la "seconda regola" prevede di trattare il fanciullo da fanciullo; poiché non si può liberare l'uomo in via di [[formazione]] se non rispettandolo nella progressione delle sue fasi di sviluppo. «''Lasciar maturare la fanciullezza nel fanciullo''» <ref>J.J.Rousseau, ''op.cit.'', Introduzione, p.22 nota 31</ref>.