Arnaldo Di Benedetto: differenze tra le versioni

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Ha studiato presso l'[[Università Statale di Milano]], laureandosi con [[Mario Fubini]] con una tesi sulle ''Rime'' di [[Torquato Tasso]], e presso la [[Scuola Normale Superiore di Pisa]] (diploma di perfezionamento con una tesi sull'''Ultimo Tasso''). E a [[Torquato Tasso]] è dedicata una parte dei suoi primi scritti critici. I suoi primi studi d'argomento tassiamo sono: ''Un'imitazione tassiana d'un sonetto di Giovanni Della Casa'' e ''Un sonetto del Tasso'', pubblicati sul «[[Giornale storico della letteratura italiana]]» nel 1965 e nel 1966; e ''Le rime «eteree»'' e ''Una lettura del Tasso lirico'', pubblicati su «[[Studi Tassiani]]» nel 1966.
 
Dal [[1969]] al [[2010]] ha insegnato [[Letteratura italiana]] presso l'[[Università degli Studi di Torino]], dapprima come professore incaricato, poi come professore ordinario. Ha inoltre insegnato presso le [[università di Berna]], di [[Sorbonne Université#Università Paris-Sorbonne|Paris-Sorbonne]], di [[Chambéry]], all'[[École Normale Supérieure]] di [[Lione]], e all'[[Indiana University]].<ref>Sull'esperienza bernese, si può vedere: A. Di Benedetto, ''Berna nella memoria di un professore'', in «Il Cantonetto», ottobre 2013, pp. 200-04,</ref> È direttore responsabile del «[[Giornale storico della letteratura italiana]]», e ha collaborato e collabora a numerose riviste letterarie italiane e estere. È nel comitato scientifico di «[[Critica letteraria (rivista)|Critica letteraria]]». Dal 2012 è [[professore emerito]] dell'[[Università degli Studi di Torino]].
 
Negli anni trascorsi a [[Merano]] ha studiato privatamente violino. Diciottenne, ha pubblicato, con lo pseudonimo '''Aldo Di Benedetto''', un volume di racconti: ''Esistenze'' ([[1959]]). Ha inoltre pubblicato poesie su «[[Galleria (rivista)|Galleria]]» (rivista diretta da [[Leonardo Sciascia]]), con presentazione di [[Luciano Erba]], e nell' ''[[Almanacco dello Specchio]]'' della [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] con presentazione di [[Sergio Solmi]]<ref>Ora leggibile nel tomo II del volume III delle ''Opere'' di Solmi edite dalla [[Adelphi]], 1998, pp. 486-89.</ref>. Alla fine degli [[anni 1950|anni cinquanta]] ha frequentato quella che è stata definita “l'ultima bohème": gli artisti ([[Lucio Fontana]], [[Gianni Dova]], [[Edoardo Franceschini]], [[Piero Manzoni]], [[Uliano Lucas]] e altri) e gli scrittori (tra questi ultimi, [[Luciano Bianciardi]], [[Mario Schettini]], [[Camillo Pennati]], [[Nanni Balestrini]] ecc.) che s'incontravano al [[Bar Jamaica]]<ref>Il Bar Jamaica ha festeggiato nel 2011 i 100 anni dalla sua fondazione.</ref> in via Brera a Milano. Esperienza importante anche per la sua formazione di critico. Fra l'altro, da quegli artisti ha imparato a prestare attenzione ai problemi e alle «soluzioni» (parola da loro usatissima) formali. Una più complessa esperienza è stata per lui la successiva frequentazione dello scultore e, soprattutto nei suoi ultimi anni, pittore [[Gastone Panciera]]. Tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta ha frequentato anche il Blu Bar di piazza Meda, a Milano, luogo d'incontro di poeti e letterati ([[Vittorio Sereni]], [[Franco Fortini]], [[Luciano Erba]], [[Luciano Anceschi]], [[Sergio Antonielli]], ecc.). Negli stessi anni conobbe [[Eugenio Montale]] e [[Ezra Pound]]. (Sulla frequentazione di L. Erba, vd. il suo ''Con Luciano Erba'', in «Autografo», XXIV [2016]. Sulla frequentazione di Montale, vd. il suo ''Ricordare Montale'', in ''Non chiederci la parola… Gozzano, Sbarbaro, Montale'', a cura di G. Balbis, Mallare [SV], Matisklo, 2015).