Dioscoride Pedanio: differenze tra le versioni

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Un gran numero di [[manoscritti]] illustrati testimoniano della grande diffusione dell'opera di Dioscoride; alcuni di essi sono antichissimi, risalendo al V-VII secolo. Il più famoso di essi è il ''[[Codex Aniciae Julianae]]'' (512/513), cioè il manoscritto Cod. med. gr. 1. conservato presso la [[Biblioteca Nazionale Austriaca]] di [[Vienna]].
La principale traduzione italiana di Dioscoride si trova in "''I discorsi ... nelli sei libri di Pedacio Dioscoride ... della materia medicinale"'', pubblicato a Venezia da [[Vincenzo Valgrisi]] nel 1568, a cura del medico senese [[Pietro Andrea Mattioli]]. L'edizione del Mattioli, tradotta in varie lingue tra cui latino e francese, affiancava alla traduzione del testo greco illustrazioni di notevole qualità e precisione, che rendevano facile il riconoscimento della specie trattata. Seguiva poi un ricco commento con le osservazioni sul testo a cura del Mattioli stesso.
 
Dioscoride è citato da [[Dante Alighieri]] nel [[Inferno - Canto quarto|quarto canto della ''Divina Commedia'']], tra gli ''"spiriti magni''" del [[Limbo]], attribuendogli l'epiteto "il buono accoglitor del quale".<ref>Con riferimento alle opere sulle erbe: "il buon scrittore che trattò (''accoglitor'') le qualità (''del quale'') delle erbe". Dante, ''Inferno'', IV, 139-140.</ref>
 
== Documenti ==