Ministero delle partecipazioni statali: differenze tra le versioni

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Vigilava e coordinava le attività di [[IRI]], [[ENI]], [[EGAM]], EAGC - Ente Autonomo di Gestione per il Cinema, [[EAGAT]], [[EFIM]], EAMO - Ente Autonomo Mostra d'Oltremare, emanando direttive sulla base degli indirizzi generali ricevuti da due comitati interministeriali, il Comitato Interministeriale per la Politica Industriale ed il [[Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica]]. Queste dispersioni nella catena di comando frammentavano il potere decisionale e assoggettavano le compagnie statali ad interferenze politiche che minano le scelte aziendali e, di conseguenza, anche conti e bilanci<ref>Le amministrazioni pubbliche verso logiche di governo partecipato, Fabio Donato, Giuffrè</ref> (teoria degli oneri impropri): peraltro il Ministero non avrebbe potuto esercitare la sua autorità sulle singole partecipate, dovendosi prima dovuto raccordarsi con l'ente di gestione preposto<ref>Storia dell'Iri - Vol. 2, Franco Amatori, Laterza</ref>. Nel [[1977]], si frappone un ulteriore soggetto, la Commissione Parlamentare di Controllo delle Partecipazioni Statali<ref>Saggi di storia dell'economia finanziaria, Domenicantonio Fausto, FrancoAngeli</ref>.
 
Contestualmente alla nascita del Ministero, le aziende Iri ed Eni uscirono da [[Confederazione generale dell'industria italiana|Confindustria]], come richiesto da [[sindacati]] e movimenti di sinistra già dal [[1947]], dando vita ad [[Intersind]] per Iri e Asap per Eni.
 
Le società dichiarate di ''interesse pubblico'' come [[ENEL]], [[Ferrovie dello Stato]], Azienda autonoma delle Poste e delle Telecomunicazioni, [[ANAS]] rimasero in carico al [[Ministero delle Finanze]].