Inno del Primo Maggio

L'Inno del Primo Maggio, chiamato anche Vieni o maggio o Canzone del maggio[1], è un canto anarchico e socialista, scritto da Pietro Gori sulla melodia del Va, pensiero, il coro del Nabucco di Giuseppe Verdi.

Inno del Primo Maggio
Artistavari
Autore/iPietro Gori (testo), Giuseppe Verdi (musica)
GenereFolk
Musica classica
Data1892

Storia modifica

Gori la scrisse nel 1892, nel carcere milanese di San Vittore, dove era stato rinchiuso preventivamente: il testo fu scritto in prossimità del mese di maggio, per celebrare i Fasci siciliani (cui probabilmente si fa riferimento nel testo del canto). Lo definì "bozzetto drammatico in un atto" col titolo di "Primo Maggio"; avrebbe riscosso subito successo, specialmente fra gli immigrati italiani negli Stati Uniti dove Gori andò più tardi. A Paterson, il luogo più frequentato dagli anarchici americani (anche Gaetano Bresci visse lì) Gori rappresentò il bozzetto anche come attore, e così fece in molte altre città, tra cui Chicago, dove il primo maggio si ricordavano appunto i cinque anarchici impiccati, in seguito alla rivolta seguita allo sciopero organizzato per ottenere la giornata lavorativa di otto ore.[2] Alla fine del Prologo del Primo Maggio, il coro cantava l'Inno del Primo Maggio, che sarebbe divenuto il canto privilegiato della ricorrenza. L'Inno è cantato spesso a manifestazioni anarchiche, come il Primo Maggio di Carrara, anche con variazioni popolari della melodia. I versi finali furono incisi, con altre epigrafi, sul cippo commemorativo di Felice Cascione (partigiano comunista autore di Fischia il vento) ad Alto, in località Fontane: date fiori al ribelle caduto / con lo sguardo rivolto all'aurora / al vegliardo[3] che lotta e lavora / al veggente poeta che muor.[4] L'ultimo verso è un riferimento probabile a Goffredo Mameli, il patriota e poeta autore dell'inno nazionale italiano, qui celebrato da Gori come un combattente per la libertà (cadde per difendere la Repubblica Romana del 1849).[5]

Testo modifica

Vieni o Maggio t'aspettan le genti

ti salutano i liberi cuori

dolce Pasqua dei lavoratori

vieni e splendi alla gloria del sol

Squilli un inno di alate speranze

al gran verde che il frutto matura

a la vasta ideal fioritura

in cui freme il lucente avvenir

Disertate o falangi di schiavi

dai cantieri da l'arse officine

via dai campi su da le marine

tregua tregua all'eterno sudor!

Innalziamo le mani incallite

e sian fascio di forze fecondo

noi vogliamo redimere il mondo

dai tiranni de l'ozio e de l'or

Giovinezze dolori ideali

primavere dal fascino arcano

verde maggio del genere umano

date ai petti il coraggio e la fè

Date fiori ai ribelli caduti

collo sguardo rivolto all'aurora

al gagliardo che lotta e lavora

al veggente poeta che muor!

Note modifica

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