Con il termine Mossineci (in greco Mossynoikoi "abitatori delle torri in legno"), i greci del Ponto Eusino definivano i popoli del Ponto, situati lungo la costa anatolica settentrionale a ovest di Trebisonda.

Erodoto modifica

Scrivendo subito dopo il 430 a.C., Erodoto nel terzo libro cita i Mossineci, insieme ai Moschi, Tibareni, Macroni e Marsi inclusi nella XIX satrapia stabilita da Dario I di Persia. Un'intera satrapia veniva a fruttare trecento talenti.

Senofonte modifica

Secondo l'Anabasi di Senofonte, i mossineci erano "di carnagione chiara", "con schiene screziate e petti tatuati con motivi floreali di ogni sorta". [1] Essi accettavano il governo di una comune metropoli.

Senofonte racconta che egli condusse le sue truppe attraverso il territorio dei mossineci durante la primavera dopo la battaglia di Cunassa (400 a.C.) Durante questo tempo i mossineci governavano anche sui calibi. Quando Senofonte arrivò a Trebisonda, quei mossineci vennero in conflitto con quelli della metropoli; così l'armata di Senofonte, una volta accordatosi con i mossineci, attaccò la metropoli sconfiggendo il suo re.

Altro modifica

È possibile che il nome della città di Mossina derivasse da questo popolo.

Note modifica

  1. ^ ... furono mostrati loro i figli dei notabili della zona, bambini ingrassati e nutriti con noci bollite: erano obesi, bianchissimi, poco ci mancava che fossero tanto larghi quanto alti, avevano le spalle e il torace completamente tatuati con fiori variopinti. - Senofonte, Anabasi, libro V, 4-32

Voci correlate modifica

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