Trittico della Trinità

dipinto di Domenico di Pace Beccafumi

Il Trittico della Trinità è un dipinto a olio su tavola (152x228 cm) di Domenico Beccafumi, databile al 1513 e conservato nella Pinacoteca Nazionale di Siena.

Trittico della Trinità
AutoreDomenico Beccafumi
Data1513
Tecnicaolio su tavola
Dimensioni152×228 cm
UbicazionePinacoteca Nazionale, Siena
Dettaglio

Storia modifica

Primo dipinto su tavola pervenutoci dal pittore, venne eseguito per l'altare della Cappella del Manto in Santa Maria della Scala, dove l'artista aveva eseguito anche un ciclo di affreschi dei quali resta oggi solo l'Incontro di Gioacchino e Anna alla Porta d'Oro. Opera prestigiosa, se si considera l'importanza e la ricchezza dell'istituzione che l'aveva commissionata, segna l'affermazione del giovane pittore, da poco tornato da Roma, nel panorama artistico cittadino.

La commissione, come ricorda un cartiglio sulla cornice, fu di un certo Battista d'Antonio da Ceva, "per sua devotione". L'opera fu realizzata, come hanno dimostrato i documenti rinvenuti dal Samminiatelli, tra il febbraio e il marzo del 1513 e non fu pagata più di 35 fiorini.

Restò nell'ospedale fino al 1818.

Descrizione e stile modifica

Su scala diversa e su uno sfondo diverso (chiaro al centro, scuro ai lati), sono rappresentati la Trinità, i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista (interno) e i santi Cosma e Damiano (esterno). Questi ultimi due, essendo medici, si adattavano particolarmente alla destinazione in una cappella ospedaliera.

Nonostante le indicazioni di Vasari, nella tavola sono assenti gli influssi di Perugino, supposto primo modello per Domenico. Al massimo vi si può vedere nella posa simmetrica e a braccia levate degli angeli nello scomparto centrale una similitudine con quelli delle opere di Perugino, sebbene di consistenza e stile nettamente diverso.

Vi si leggono invece riferimenti alla cultura fiorentina e senese dell'epoca, in particolare la semplificazione dei volumi di Fra' Bartolomeo, l'irrequietezza espressiva di Filippino Lippi, la fluidità del segno del Sodoma. I cherubini che si manifestano nella nube luminosa ricordano quelli della Madonna di Foligno, opera appena realizzata da Raffaello, che forse l'artista vide in via di completamento a Roma. L'impronta stilistica nettamente manieristica appare già pienamente individuale, nell'inquieto movimento delle figure, fortemente caratterizzate, e nei violenti contrasti cromatici.

Bibliografia modifica

  • Anna Maria Francini Ciaranfi, Beccafumi, Sadea Editore/Sansoni, Firenze 1967.

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