Con l'espressione teoria veneta (in lingua slovena venetska teorija) s'intende una tesi abbastanza diffusa in ambito culturale sloveno che nega la ricostruzione storiografica dell'arrivo dei popoli slavi nella zona delle Alpi Orientali nel VI secolo d.C., ritenendo invece che i cosiddetti protosloveni (chiamati Veneti) avessero abitato la regione fin da tempi molto più antichi. Pur essendo stata rifiutata dal mondo accademico, questa teoria ha avuto un notevole successo a livello popolare in Slovenia fra gli anni '80 e '90 del XX secolo, ricevendo anche una certa accoglienza presso gruppi pan-venetisti.

Introduzione modifica

La teoria veneta nacque nel corso degli ultimi anni della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, quando il risveglio delle varie nazionalità della Jugoslavia creò le premesse per il successo dei vari movimenti separatistici e per la successiva dissoluzione della federazione.

Nel 1989 l'economista Jožko Šavli, il poeta Matej Bor e il sacerdote Ivan Tomažič - tutti e tre linguisti dilettanti - pubblicarono il volume Veneti: naši davni predniki (I veneti: i nostri antichi antenati), tradotto poi in varie lingue negli anni successivi[1], contenente in parte alcuni loro contributi elaborati in anni precedenti. In tale saggio, essi rigettarono radicalmente la nozione comunemente accettata per cui gli Sloveni sarebbero i discendenti delle popolazioni slave che s'insediarono nell'attuale area di presenza slovena in Europa a partire dal VI secolo, ritenendo in modo del tutto innovativo che fossero in realtà parte di una popolazione pre-romana che essi chiamarono genericamente Veneti, suddivisa fra Veneti Adriatici, Veneti Baltici, Pannoni, Norici e alcuni altri popoli tradizionalmente definiti Celti o Illirici. Secondo questa teoria – quindi – i Veneti avrebbero parlato una lingua proto-slava, dalla quale sarebbero derivate le lingue slave occidentali, compreso il moderno sloveno.

Argomentazioni modifica

La teoria veneta si basa su una serie di varie argomentazioni soprattutto linguistiche, ma anche storiche, mitologiche, folkloristiche o di altra natura. Le prime derivano in gran parte dagli studi del Bor, sulla base di considerazioni spesso successivamente considerate in maniera sprezzante o derisoria dal mondo accademico, a causa del frequente utilizzo di forzature terminologiche, argomentazioni a senso, semplici allitterazioni o addirittura vere e proprie manipolazioni[2].

Fra queste considerazioni, v'è il fatto che gli antichi Germani utilizzassero il nome Vendi (Wenden) per indicare vari popoli, considerati tutti dai tre studiosi sloveni come Slavi, di conseguenza essi ritennero che gli antichi Veneti fossero uno dei ceppi di tale molteplice gruppo. Oltre a ciò, essi rilevarono come alcuni cronachisti medievali chiamarono i Veneti Slavi. Assieme a questo tipo di argomentazioni, il Šavli rilevò una serie di toponimi ipoteticamente proto-sloveni in Europa Centrale e nel nord Italia. Matej Bor invece ritradusse alcune antiche iscrizioni Venetiche del nord-est Italia e dell'attuale Litorale Sloveno utilizzando per allitterazione delle parole derivanti dalla lingua o da dialetti sloveni.

Tutte queste argomentazioni sono state radicalmente rigettate dagli studiosi accademici – compresi tutti gli studiosi sloveni più importanti – purtuttavia la teoria veneta creò grandissime discussioni e polemiche nella Jugoslavia dell'ultimo periodo. Alcuni importanti storici sloveni – come Bogo Grafenauer e Peter Štih – entrarono in aperta polemica con gli autori della teoria, mentre d'altra parte essi ottennero appoggio pubblico da vari artisti o scrittori sloveni, fra i quali il politico ultranazionalista Zmago Jelinčič. In qualche modo, si cercava di dare spazio alla teoria della differenza originaria fra gli Sloveni e gli altri popoli jugoslavi, creando una forte cesura con questi ultimi.

La ricezione della teoria in Italia modifica

La teoria veneta ottenne un certo successo in alcuni ambienti veneti, che rimarcarono per suo tramite il ruolo di primo piano che il popolo veneto avrebbe giocato nella costruzione della civiltà europea[3].

Particolarmente critico nei confronti di queste teorie fu uno dei linguisti che maggiormente studiò le antiche iscrizioni venetiche – Giovan Battista Pellegrini – che scrisse:

«(...) dobbiamo ora citare un'ampia serie di autentiche invenzioni in campo storico, linguistico, epigrafico e toponomastico; invenzioni fondate su una creduta e falsa equivalenza tra Veneti e Slavi. Dato che i tre autori sloveni Jožko Šavli, Matej Bor e Ivan Tomažič hanno elargito le loro fantasie in lussuosi volumi che pare abbiano avuto anche in Italia (specie nel Veneto) una certa diffusione, questa volta sono costretto ad abbandonare il mio costume fondato su non ti curar di lor, ma guarda e passa e a discorrere brevemente sulle invenzioni dei tre presunti studiosi sloveni i quali, bisogna sottolinearlo, non rappresentano affatto il pensiero degli autentici scienziati sloveni. (...) Comunque risulta a me (e agli altri colleghi) un atto di grave incilviltà e incultura che gli autori delle citate opere abbiano propagandato le loro opinioni in conferenze pubbliche tenute in varie città del Veneto con la sovvenzione della Regione Veneto[4]»

Note modifica

  1. ^ In italiano il volume s'intitolò I Veneti progenitori dell'uomo europeo, e venne pubblicato a Vienna nel 1991.
  2. ^ Si vedano i vari titoli in bibliografia. Fra questi in particolare si rileva la seguente stroncatura: "(Nel libro è presente) una lista di toponimi che 'solo gli Sloveni possono capire'. A seguito di un esame, diventa chiaro che i toponimi elencati possono essere capiti dai più immaginifici fra i parlanti lo sloveno. I Venetologisti interpretano i segni e le lettere in maniera libera e spesso suggeriscono che un certo suono possa esser scritto con vari combinazioni di segni. Ciò permette loro di manipolare le iscrizioni in lingua venetica fino a quando trovano una conveniente combinazione di suoni che possa essere riconosciuta come slovena in origine", in Zlatko Skrbiš, The Emotional Historiography of Venetologists: Slovene Diaspora, Memory and Nationalism, in European Journal of Anthropology 39, 2002, p.43.
  3. ^ Si veda per esempio la recensione dell'indipendentista veneto Ettore Beggiato.
  4. ^ G.B.Pellegrini, Toponimi slavi e "Slavo-venetici" in Italia, RIOn, 1996 (2), pp. 70-79.

Bibliografia modifica

Voci correlate modifica