Il notturlabio (o notturnale, oppure orologio notturno) è uno strumento simile all'astrolabio, utilizzato in passato dai naviganti per determinare l'ora durante la notte, sia pure con un grado di precisione molto modesto, qualora fosse nota la posizione di tre stelle. Il notturlabio (dal latino noctur(nus) «notturno» e -labio, dalla parola astrolabio) [1] ha diversi nomi, dai più comuni come notturnale, nottilabio o orologio notturno, fino a quelle latine più antiche di Horologium noctis o Noctilabium.

Componenti

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Il notturlabio è composto da tre dischi concentrici in ottone, rame o legno e un manico su cui è inciso il nord. Il disco più grande, posto alla base, ha inciso sul bordo un calendario, con mesi, giorni e in alcuni casi i segni dello zodiaco. Il disco di mezzo, chiamato disco orario, è diviso in ventiquattro parti, una per ogni ora del giorno. Ogni parte, nei notturlabi più precisi, è divisa anche in minuti. Le tacche orarie sono dentellate in modo da poter essere contate col tatto nel buio della notte. È anche presente un indice più lungo che rappresenta la mezzanotte, grazie al quale è possibile ruotare il disco. L'ultimo è il disco puntatore, a cui è collegata un'alidada: una lancetta rotabile con il bordo utile allineato con il centro dello strumento. Sull'alidada vi sono diverse incisioni: nei notturlabi più conosciuti vi è la scritta “horologium nocturnum” [2] o altre parole in latino. Al centro del notturlabio è presente un foro, attraverso il quale possiamo guardare per individuare la Stella polare.

 
Posione del notturlabio rispetto alle stelle

L'uso dello strumento presuppone delle conoscenze astronomiche basiche, conosciute da tutti fin dall'antichità. È possibile ricavare l'ora attraverso la conoscenza della propria latitudine e dall'individuazione di tre stelle: la stella polare dell'Orsa Minore e le cosiddette “guardiane del carro”: Dubhe (α Ursae Majoris) e Merak (β Ursae Majoris), facenti parte della costellazione dell'Orsa Maggiore. Il grande carro è una delle costellazioni circumpolari: grazie alla loro permanente posizione sopra l'orizzonte, è possibile utilizzare il notturlabio ogni giorno dell'anno. Per utilizzare lo strumento, si tiene per il manico il notturlabio in modo perpendicolare al terreno e si cerca di far coincidere il foro centrale dello strumento con la stella polare. Una volta posizionato, si cercano le due stelle del grande Carro e si ruota l'alidada facendo coincidere la sua inclinazione con la linea immaginaria tracciata dalle due stelle verso la stella polare. Come risultato si avrà il lato utile dell'alidada ad indicare l'orario corrente. Vi sono però alcune accortezze a cui prestare attenzione, tra cui il fuso orario: in caso fossimo nell'ora legale, bisogna aggiungere un'ora all'orario indicato dall'alidada. Un'altra correzione dell'orario è data dall'aggiunta o sottrazione di alcuni minuti in base alla latitudine dell'osservatore, in quanto l'orario risultante col notturlabio è lo stesso risultante con una meridiana. [3] Per ogni grado di longitudine ad est rispetto al meridiano di Greenwich, si contano quattro minuti di anticipo, al contrario se siamo ad ovest se ne contano quattro in ritardo. Vi sono anche dei casi particolari durante l'anno: il 5 marzo, alla mezzanotte dell'orario locale, le due stelle dell'Orsa maggiore saranno allineate verticalmente con la stella polare sul meridiano superiore, mentre il 7 settembre, sempre allo stesso orario, vi sarà l'allineamento opposto, sempre verticale, ma nella parte inferiore. Questi casi sono indipendenti dalla longitudine dell'osservatore. Questo fa si che l'asse verticale immaginario proiettato dall'impugnatura del notturlabio passi per queste due date sul disco calendariale. [4]

 
Illustrazione nel "Cosmographicus liber"

Il notturlabio ha origini europee. Nella prima metà del IX secolo, Pacifico (capo dello scriptorium della Cattedrale di Verona) costruì il precursore del notturlabio: un disco con al centro un tubo in cui osservare le stelle, raffigurato spesso in manoscritti del 1000 e 1100. Alcuni studiosi del 1800 credettero erroneamente che queste illustrazioni anticipassero la nascita del telescopio nell'età Medievale. La prima descrizione stampata del notturnale risale al 1524, nel "Cosmographicus liber" di Pietro Apiano: questa opera venne stampata in molte altre edizioni successive, contribuendo alla conoscenza del notturlabio. Johann Dryander fu il secondo a descrivere questo strumento. Pubblicò anche un trattato sul notturlabio rimasto incompiuto del matematico Jakob Köbel, chiamato "Das Nocturnal Oder Die nachtuhr". Il testo inglese più antico riguardante lo strumento risale alla seconda metà del 1500 con il matematico Thomas Fale, nella sua "Horologiographia". Durante questo secolo troviamo molte descrizioni del notturlabio anche nella manualistica dei marinai, in quanto usato anche per la correzione dell'altitudine attraverso l'osservazione della stella polare: alla fine del secolo successivo però questo metodo venne messo da parte dalla nascita del quadrante di Davis, facendo scomparire dai manuali le descrizioni dei notturlabi. Lo strumento fu quindi di uso comune fino al secolo XVIII, uso documentato anche dai molti esemplari pervenuti fino a noi oggi, molti di questi presenti all'interno di compendi astronomici.


Collegamenti esterni

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Bibliografia

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(EN) Günther Oestmann, On the History of the Nocturnal, Scientific Instrument Society, 2001.

Altri progetti

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Studio 65

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Studio 65 è un collettivo ispirato e costituito a Torino da Franco Audrito con Athena Sampanitou (detta Nanà), Ferruccio Tartaglia, Paolo Perotti, Adriana Garizio, Gianni Arnaudo e altri, attivo nell'ambito del Design sperimentale tra la seconda metà degli anni Sessanta e gli anni Settanta, autore di arredi e oggetti rappresentativi del Radical Design.[1] Il Collettivo, diventato Studio professionale, raggiunge l'apice del successo nel 1973 con la produzione in serie del divano Bocca sofà di Gufram, realizzato come prototipo nel 1970 per soddisfare la richiesta di una cliente privata. Verso la fine degli anni Settanta il collettivo si scioglie e Audrito e Sampanitou, mantenendo il nome Studio 65, avviano una attività progettuale con base nei Paesi Arabi, parallelamente a un lavoro di riedizione, riscoperta e contaminazione di alcuni dei pezzi più famosi della loro produzione di pezzi unici, spesso realizzati in collaborazione con aziende storiche del Made in Italy come la stessa Gufram e Savio Firmino, e di comunicazione dell'esperienza del Radical Design.[2][3][4]

  • 1977 – Al Madinah Newspaper Headquarter, primo posto e aggiudicazione dell'appalto
  • 1980 – Arabian Chevron Compound in Riyadh, primo posto e aggiudicazione dell'appalto
  • 1981 – Damacus international Fair project, primo posto
  • 1985 – Aga Khan Award per Arabian Chevron Compound, candidatura
  • 1994 – Yambu Cement Factory, primo posto e aggiudicazione dell'appalto
  • 1997 – Città di Grugliasco, premio speciale
  • 2000 – Premio London Association of Engineers
  • 2001- Yambu Cement Factory, premio Dedalo Minosse
  • 2004 - Aga Khan Award per Arabian Chevron Compound, primo posto
  • 2017 – iDOGI Awards[5]

Bibliografia

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(ITEN) M. Cristina Didero e Franco Audrito, Il mercante di nuvole. Studio65: cinquant'anni di futuro, Skira, 2015, ISBN 8857229904.

(ITEN) Franco Audrito, Studio65, Milano, L'Arca Edizioni, 2001, ISBN 8878380784.

(ITEN) Franco Audrito, Lo Studio 65. Architettura e Design, Milano, L'Arca Edizioni, 1995.

Voci correlate

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