Utente:Andrea Mazzone/Sandbox

Il design minimalista è una tendenza artistica emersa nel XX secolo che ha profondamente influenzato il design contemporaneo. Più che uno stile formale e circostanziato, è una concezione morale delle forme che presuppone una pulizia ed una riduzione dei messaggi[1], opponendo una forte resistenza alla politica dello spreco che caratterizza la società di massa ed un rifiuto agli stili prettamente decorativi del passato come l'architettura vittoriana[2]. Si evita il simbolismo ed il contenuto emotivo degli oggetti, spostando l'attenzione sulla materialità delle opere.[3]

Tuttavia, sebbene il termine minimalismo sia stato coniato da Richard Wollheim per identificare la Minimal Art degli anni sessanta, nell'architettura e nel design i connotati della Minimal Art hanno costituito, seppur sfumando di volta in volta, le principali concezioni del design industriale fin dal suo nascere.

Il padre del minimalismo viene spesso considerato Donald Judd [4]il quale non ha influenzato soltanto il mondo dell’arte, ma anche il mondo del design grazie alla propria produzione artistica fondata su tecniche costruttive industriali e caratterizzata da oggetti semplici e quotidiani dalle geometrie perfette.

Lo slogan dello stile minimal, coniato da Ludwig Mies van der Rohe, è less is more (meno è di più).

Posacenere Cubo (1957), Bruno Munari. Oggetto dal design minimalista progettato in modo da nascondere i mozziconi di sigaretta alla vista.

Panoramica

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Il concetto di design minimalista affonda le proprie radici nel periodo del secondo dopoguerra, durante il quale si è passati dalla produzione artigianale a quella in serie ma, prima che il minimalismo fosse chiamato in tal modo, già negli anni '20 si fece avanti il pensiero della Scuola Bauhaus di Weimar, secondo cui si sosteneva l'utilizzo della minor quantità di materiale possibili cosicché la produzione diventasse meno costosa e gli oggetti diventassero maggiormente portatili e più facili da pulire.[5]

Ordine, razionalità e forme essenziali iniziarono a farsi avanti tra gli insegnamenti di Ludwig Mies van der Rohe presso l'Illinois Institute of Technology a Chicago, negli Stati Uniti.

Negli anni cinquanta prende spazio l'utilizzo di materie plastiche, fino ad allora considerate di scarto o di ripiego, e così nascevano incoscientemente degli oggetti dalle linee pulite ed eleganti, ad esempio come la sedia Tulip (1956) di Eero Saarinen o come la sedia Panton (1959) di Verner Panton, quest'ultima realizzata con un solo foglio di plastica.

Il minimalismo emerge durante gli anni sessanta, ancora caratterizzati dalla grade produzione di materiale plastico. Vengono prodotte alcune delle icone del design, quali la lampada Arco dei fratelli Castiglioni, un oggetto simbolo del design italiano. Tuttavia sul finire del decennio, solo pochi anni dopo la nascita del movimento, il minimalismo si stava diversificando in molte discipline a tal punto che non poteva più essere visto come uno stile o una tendenza coerente: vari artisti che erano stati importanti per il suo primo sviluppo iniziarono a muoversi in diverse direzioni personali.[6]

Gli anni settanta, caratterizzati anche da una nuova ricerca dell'eccesso, sono anni di frenetica sperimentazione in cui nascono le basi dell'età contemporanea del design. Viene progettato il Cimitero di San Cataldo da Aldo Rossi nel 1971, mentre nel 1979 Gio Ponti disegna la Short Seat Chair.

Negli anni ottanta in contrapposizione al minimalismo emergono Ettore Sottsass ed il gruppo Memphis con una forte concezione artistica ed estetica dell'oggetto, caratterizzata da forme giocose e colori sgargianti, andando a rompere la sobrietà dell'oggetto minimalista tramite il libero sfogo della creatività. Il decennio successivo si distingue con il concetto del vivere in modo semplice, concentrandosi su ciò che conta davvero e, dunque, mettendo da parte il superfluo.

Il design nordico

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In linea con il concetto di design minimalista vi è anche il design nordico o scandinavo che, originatosi all'inizio del Novecento nei paesi del Nord Europa (principalmente in Norvegia e Svezia, ma anche in Danimarca, Islanda e Finlandia), ha caratteristiche che lo accomunano al design minimalista, quali la semplicità, la modernità e l'efficienza, valorizzando la struttura del prodotto e le caratteristiche naturali dei materiali utilizzati[7]. Tali scelte si accordano con lo scopo di dare la più alta corrispondenza qualità-prezzo, caratteristica portante della filosofia democratica che ha sempre caratterizzato il settore del product design nei paesi nordici.

In questa corrente vengono tralasciate le linee geometriche a favore della sinuosità e della morbidezza delle linee proprie degli oggetti appartenenti alla corrente del design nordico, che in passato avevano caratterizzato il minimalismo funzionale della Bauhaus: ciò è dovuto all'espediente di Alvar Aalto nella curvatura del legno, permettendo a questa corrente di assumere la connotazione accogliente e calorosa che la contraddistingue.

Il singolo mobile del minimalismo scandinavo, a differenza degli oggetti appartenenti ad altre correnti minimali, i quali dovrebbero omogeneizzarsi ad ogni ambiente e stile perché privi di particolari connotati, dovrebbe essere accostato a oggetti concepiti con lo stesso spirito organico, costruiti con il tipico legno, espressivi di quella sintesi di tradizione e modernità, di modo da non risultare esteticamente dissonanti dal tutto che li circonda, ma armonici. Questo limita tale arredamento, che per questo viene scelto con cautela nonostante il largo consenso che ha sempre riscontrato.[8]

Alcuni dei più importanti designer scandinavi di fama mondiale che hanno prodotto opere minimaliste sono Alvar Aalto, Verner Panton ed Eero Aarnio.

 
Poltrona 41 (1930-31), Alvar Aalto. Opera minimalista particolarmente caratterizzante del design scandinavo.

Il design funzionalista

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Il minimalismo è presente anche nel design funzionalista in quanto è congeniale all'obiettivo primo di quest'ultimo: l'idea secondo cui gli oggetti dovrebbero essere progettati basandosi unicamente sullo scopo e sulla funzione (e non sull'estetica) è facilitata dai concetti minimalisti della riduzione e della moderazione che danno luogo all'assenza di ornamenti, fino ad allora applicati durante l'ultimo stadio della produzione per richiamare un'idea di artigianalità, nonché un maggior pregio.

 
Calcolatore Braun ET 66, 1987, Dieter Rams

Sotto questa idea sono nate prima la Bauhaus e poi la Scuola di Ulm, caratterizzata dall'aver progettato oggetti pensati per essere durevoli nel tempo, lineari, geometrici e minimalisti.

Il design giapponese

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Il minimalismo giapponese coniuga l'essenzialità del design occidentale con la raffinatezza delle arti decorative giapponesi, facendo leva non sul miglioramento della qualità di un prodotto, ma sulla ricerca di un'armonia naturale.[9] Le ragioni che muovono queste scelte sono di natura morale e religiosa, dal momento che a differenza di quanto accade nella cultura occidentale, in cui l'estetica è parte della più vasta categoria dell'etica, in Giappone sono i canoni estetici a dettare le linee guida valide non solo per l'arte, ma anche per la morale e le relazioni tra le persone. Il tipico senso di perfezione minimale giapponese non viene affidato soltanto alla qualità dell'oggetto finito, ma anche al percorso effettuato per realizzarlo.[10]

Lo stile giapponese si distanzia dagli eccessi e usa forme pulite e semplici, geometrie essenziali e arredi minimali. Utilizzando come primo materiale il legno (bambù, sandalo, cedro) e concentrandosi sull'utilizzo di colori prettamente naturali, il design giapponese denota un forte legame con la natura.

Un tipico rappresentante del design giapponese è stato Shirō Kuramata che, utilizzando pochi materiali, anziché adottare l'estetica tumultuosa degli anni ottanta, creò oggetti che sembrano scomparire, usando vetro trasparente e acrilico, o, nel caso dei suoi interni, usando gli stessi materiali su più superfici della stanza[11].

Arredo minimalista

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La principale caratteristica dello stile d'arredo minimalista è quella di essere ridotto il più possibile all'essenziale, avendo come obiettivo primario quello di risultare il più funzionale possibile a discapito degli eccessi decorativi.

Alcuni suoi tratti tipici sono:

  • Esaltazione dell'utilizzo della luce naturale
  • Colori monocromatici e limitati che si propongono di creare sensazioni di rilassatezza
  • Ingombro minimo dello spazio
  • Assenza di decori superflui
  • Semplicità e pulizia delle forme
  • Tutto ha un posto ed uno scopo
  • Ordine

Principali esponenti del design minimalista

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Galleria immagini (opere caratteristiche)

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  1. ^ Gabriella D'Amato, Capitolo 13: Vecchio e nuovo nel design del terzo millennio, in Storia del Design. Dal Novecento al terzo millennio, Seconda edizione, 2020, p. 283.
  2. ^ What Is Minimalist Design?, su thespruce.com.
  3. ^ The Art Story: Minimalism, su theartstory.org.
  4. ^ Andrea Branzi, Capire il design, p. 204.
  5. ^ Inspired by the roots of Minimalist design, by Wava Carpenter, su pamono.com.
  6. ^ The Art Story: Minimalism, su theartstory.org.
  7. ^ Scandinavian Design, su designindex.it.
  8. ^ Renato De Fusco, Storia del Design, pp. 240-243.
  9. ^ Design giapponese: le caratteristiche dello stile nipponico, su eroicafenice.com.
  10. ^ Andrea Branzi, Capire il Design, p. 66.
  11. ^ Inspired by the roots of Minimalist design, by Wava Carpenter, su pamono.com.

Collegamenti esterni

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