Utente:AntonioLerro/Dentro la società interconnessa

Dentro la società interconnessa. Prospettive etiche per un nuovo ecosistema della comunicazione
AutorePietro Dominici
1ª ed. originale2014
GenereSaggio
SottogenereInformatica
Lingua originaleitaliano

Dentro la società interconnessa: Prospettive etiche per un nuovo ecosistema della comunicazione è un saggio scritto da Pietro Dominici nel 2014.

Comunicazione è complessità

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Il libro è dedicato al concetto di comunicazione (definita come un processo sociale di condivisione della conoscenza) e alle modifiche provocate dalla sua evoluzione recente in diversi settori della società e nella sfera individuale. Un processo che, a detta dell'autore, non può più essere considerato in maniera oggettiva, ma va analizzato attraverso l'analisi e l'interpretazione dei pensatori precedenti.

Dominici parte dall'assunto forte della presa di coscienza sulla complessità della comunicazione. Quest'ultima viene definita come "un'interazione sociale caratterizzata da un sistema di relazioni nel quale azione e retroazione (feedback) presentano un carattere probabilistico"[1] alla quale partecipano attori sociali (individui), gruppi, comunità situazioni e contesti differenti. Poiché la complessità di un sistema è data dall'alto numero di variabili che ne rendono difficile l'osservazione, la comunicazione risulta essere particolarmente complessa da analizzare, rendendo l'individuazione di "regolarità" e fare il "previsioni"[2] l'unico percorso percorribile ai fini di una sua analisi. L'autore ci tiene poi a chiarire che analizzare la comunicazione è ben diverso dall'analizzare i mezzi di comunicazione, questi ultimi difatti rappresentano solo un mezzo per la condivisione della conoscenza e pertanto risultano essere solo un parte dell'"ecosistema della comunicazione" all'interno del quale prendo piede sempre più rapidamente i mezzi di comunicazione digitali (Social Network) sui quali ci si interroga se essi abbiano permesso un salto di qualità solo in termini di connessione o anche di comunicazione.

È poi posto all'attenzione del lettore come le nuove tecnologie stiano portando ad un processo di trasformazione antropologica in grado di mutare la natura dell'agire umano ed i suoi modi di conoscere ed approcciarsi alla realtà. Alla luce di ciò appare necessaria una riformulazione dell'etica, soprattutto in vista della nuova concezione di soggettività personale basata su una una maggiore autonomia individuale.

Su tale questione si oppongono due schieramenti: gli integrati convinti che l'arricchirsi della comunicazione con tali mezzi tecnologici sia un qualcosa di assolutamente positivo in grado di permettere maggiore democrazia ed uguaglianza, e gli apocalittici che vedono nei nuovi mezzi di comunicazione le basi per una frammentazione della società in favore dell'individualismo.

Dalla società di massa

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Come lo stesso titolo lascerebbe intuire, il secondo capitolo raccoglie percorsi e spunti per la comprensione del contemporaneo e si struttura come un'analisi concernente il pensiero dei maggiori intellettuali contemporanei riguardo il concetto di società con particolare attenzione al ruolo della comunicazione. Dominici si sofferma innanzitutto a precisare che esista un punto fondamentale rispetto il quale ogni autore risulta essere in accordo, ovvero la nascita di un nuovo individuo multimediale che ha esteso i propri sensi e la propria conoscenza attraverso i nuovi media.

Il discorso si apre delineando le due fasi della società: la società di massa e la società dell'informazione verso la quale ci stiamo muovendo. La società di massa, omologante e conformista, basata su schemi di valori derivanti dal rapporto con la famiglia, il territorio, la comunità e nella quale l'individuo si ritrova ad essere solo un ingranaggio della società e ridotto a semplice consumatore, sta mutando verso una forma di società basata su diversi mezzi di aggregazione e ricchezze, quelle digitali. In entrambe le forme di società un ruolo importante è svolto dai mass-media che, mentre nella società di massa di manipolare con facilità gli individui (proprio in virtù del forte spirito di omologazione che li contraddistingueva), nella società dell'informazione perdono molta della loro influenza in quanto i messaggi da loro trasmessi vengo sempre processati e rielaborati individualmente dal singolo prima di essere discussi nel gruppo di appartenenza.

I legami tra individui e le tradizionali "agenzie" di socializzazione[3] (come la famiglia) stanno leggermente lasciando posto ai nuovi media. Un esempio è la teoria della coltivazione di Gerbner secondo la quale i contenuti televisivi sono in grado di produrre in chi li osserva idee riguardanti il comportamento, le norme e le strutture sociali. Tra le altre teorie citate da Dominici ritroviamo quella del Bullet theory (Teoria ipodermica) che vede la comunicazione tra due individui come qualcosa di non mediato, oppure quella di Lippmann il quale mise in risalto l'importanza dell'opinione pubblica nei processi formativi dell'individuo. Vi è poi la teoria degli effetti limitati secondo la quale, nel tentativo di influenzare l'attore sociale, debba prima superare la barriera del sistema sociale e delle sue interazioni. Oltretutto queste informazioni non verrebbero assimilate passivamente, ma rielaborate e riadattate all'interno delle relazioni interpersonali producendo, appunto, effetti limitati. Alla luce di ciò Klapper afferma che i mass-media tendono a rafforzare le opinioni dei gruppi di appartenenza più che modificarle. Tra le disfunzioni sociali citate, Dominici definisce quella della disfunzione narcotizzante "una delle più inquietanti". Secondo questa teoria, il cittadino interessato e ben informato sulla politica grazie allo sviluppo dei media, potrebbe cadere nell'apatia e nella passività, finendo per compiacersi della sua sapienza senza porsi il problema di decidere o agire. Il capitolo si conclude su riflessioni riguardo quelli che vengono definiti effetti a lungo termine dei media. Tra le citate ricordiamo quelle di Noelle Neumann che vedono un'imposizione dei "media potenti" su quelli meno influenti, facendo sì che le opinioni dei primi, avendo una maggiore diffusione, favoriscano anche di maggiore consenso, portando le altre a cadere in quella che viene definita spirale del silenzio; e la teoria dell'agenda-setting secondo la quale i media suggeriscono alle masse su quali temi avere un'opinione (dando risonanza ora all'uno, ora all'altro), ma non quale questa debba essere.

Cyberspazio mondiale

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Partendo dall'immagine di McLuhan di villaggio globale, Dominici disegna una interpretazione del mondo visto come un cyberspazio mondiale connesso alla rete.

Punti fondamentali di tale visione sono gli stessi che saranno poi alla base del concetto di internet bill of rights, ovvero il riconoscimento della conoscenza come un bene comune (che porta con se la tutela dalle censure), il riconoscimento del libero accesso alla rete come diritto fondamentale, ed il principio di neutralità del web che consiste nelle diritto alle pari opportunità ed il divieto di discriminazioni riguardante il traffico internet. Di pari passo con questi diritti viaggia il non market commons ovvero l'obbligo di lasciare gli spazi pubblici del sapere al di fuori della logica del profitto, garantendo così il libero accesso alla conoscenza (open source).

Da questa idea di mondo ipertestuale consegue una forte digitalizzazione del quotidiano, dal lavoro telematico ai social networks, tutto ciò coadiuvato anche dall'avvento del Web 2.0, ovvero una nuova forma di web più interattiva e basata su un nuovo linguaggio di programmazione (XML) che ha alimentato ulteriormente il livello di interconnessione del cyberspazio di cui sopra.

Una delle maggiori critiche alla società mediatica riportate da Dominici è quella della perfezione del nulla di Franco Ferrarotti. A parere del sociologo italiano questa "ipertecnologizzazione" della comunicazione risulta essere un mero esercizio tecnico, laddove alla tecnica "vuota" non si accompagna un contenuto (il nulla).

Un nuovo umanesimo

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Ricollocare la persona, portatrice di valori, di diritti e di un modello culturale al centro della riflessione e del pensiero contemporaneo, questa la proposta di Dominici nata dalla riflessione riguardo la dimensione etico-valoriale[4] e le modifiche da essa subite con l'avvento delle nuove tecnologie.

In particolare si definisce come la tecnologia debba tornare ad essere un "mezzo" e non un "fine". L'autore afferma che l'impulso produttivo che ha portato ad assottigliare la distanza tra offline ed online debba, soprattutto nel campo della divulgazione del sapere e delle notizie, cedere il passo ad una nuova categoria di persone, attraverso un processo di formazione possano assumersi la responsabilità di essere comunicatori divulgatori delle nuove forme di sapere.

  1. ^ Pietro Dominici, Dentro la società interconnessa, pp. 000.
  2. ^ Pietro Dominici, Dentro la società interconnessa, pp. 000.
  3. ^ Pietro Dominici, Dentro la società interconnessa, pp. 000.
  4. ^ Pietro Dominici, Dentro la società interconnessa, pp. 000.

Collegamenti esterni

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