Utente:Bruno Zani 1936/Sandbox

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Bruno Zani è nato a Empoli (FI) il 23 giugno del 1936. E' stato un operaio specializzato della ditta di materiale plastico Bernardelli.

Biografia

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Attilio Prevost jr. nasce a Torino da Augusto Prevosto e Maria Maddalena Giraudi (nel 1956 cambia il cognome nell’originaria versione francese).

Dopo il liceo scientifico inizia la Facoltà di Ingegneria Meccanica al Politecnico di Torino. Si trasferisce a Milano nel 1939. Conclude con lode gli studi al Politecnico di Milano, dove si laurea nel 1943.

Nel 1946 sposa Liliana Versè (Reggio Emilia, 28 novembre 1923). Dalla loro unione nascono Renata, Paolo e Nicoletta.

Vita professionale

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Gli inizi con lo zio Attilio Sn.

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Il padre di Attilio Jr, già socio dell'orologeria “Rocca” di Torino, era stato convinto dal fratello Attilio Prevost Sr. (Torino 6 settembre 1890, Milano 3 maggio 1954), a vendere le sue quote e la sua abitazione di Torino e trasferirsi con la famiglia a Milano per acquistare insieme il terreno su cui costruire i nuovi stabilimenti dell’azienda, avviata già nel 1913 (con diverse denominazioni e sedi, infine approdata a Officine Prevost)da Attilio Sr, da far poi continuare, dato che Attilio Sr,. non aveva figli, ad Attilio jr.

I due fratelli comprano nel 1938 in via Desenzano 2 a Milano il terreno su cui costruiscono, insieme a Elena Lanzoni, moglie di Attilio Sn, al nuova sede delle “Officine Prevost”.

Attilio Jr. entra in azienda nell’ottobre del 1945 e comincia immediatamente nel seguire lo zio sia nella parte tecnologica sia inventiva dei prodotti. Attilio Prevost Jr si dimostra un ingegnere particolare, capace di unire alla conoscenza e all’amore per la tecnologia quello per la poesia, la letteratura, la musica e il disegno, un mix raro che, unito a una profonda, intelligenza, umiltà, riservatezza e generosità portava a un sentimento di stima e ammirazione in tutti quello che lo incontravano. I due ingeneri sono affiancati nella parte amministrativa sino al 1965, anno della sua morte, da Elena Lanzone Prevost e, quindi, dal cugino Franco Mojana (1931 2008).

Il fotocoagulatore Raverdino

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Nel 1952 Attilio Sr. incarica Attilio Jr. di realizzare un prodotto lontano dal cinema ma sempre nell'ambito dell'ottica di precisione. Si tratta di un fotocoagulatore per la retina dell’occhio che tra spunto da quello che era stato inventato dal medico tedesco Gerhard Meyer-Schwickerath. Con la consulenza del professor Emilio Raverdino e anni di prove e sperimentazioni condotte da Attilio Jr., nell’agosto del 1957 (annali Medici anno 1959 fascicolo 4-5il fotocoagulatore Prevost Mod. Raverdino (inizialmente prodotto con lampada ad arco e successivamente con lampada allo xeno) è pronto.

 

Nel 1958 (foto) il primo fotocoagulatore di fabbricazione italiana[1] fa il suo ingresso nell’Ospedale Maggiore di Milano. Si tratta del secondo al mondo dopo quello tedesco, è sarà seguito da una lunga serie venduta negli ospedali oftalmici di tutto il mondo.

Il successo della moviola e dei proiettori 16/35mm Nel 1954, a brevissima distanza dalle prime presentazioni in America di questo nuovo formato, entra in produzione il modello “Cinemascope”. La vocazione alla progettazione di modelli sempre più perfezionati, unita all’impostazione più propriamente industriale degli studi d’ingegneria porta Attilio Jr. ad imprimere una forte diversificazione ed accelerazione della produzione. Negli anni 53-54 vengono progressivamente sostituiti tutti i precedenti modelli denominati “Fulgor“ , “Alfa“, “Impero” e nascono i nuovi modelli della serie “P”, con fusione della testa in un corpo unico e meccanismo interno a bagno d’olio. Si susseguono i modelli P10, P30 e P40; nel 58-59 entra in produzione il modello P55, che sarà il modello a maggiore diffusione mondiale e di maggiore successo di tutta la storia della Prevost. Alla fine degli anni Cinquanta, Attilio Prevost Jr. progetta una nuova moviola combinata 16/35mm, a 4 o a 6, piatti capace di sopperire alle nuove necessità di montaggio derivate dall’arrivo della televisione in Italia. La nuova moviola, consente di cambiare il formato in pochi secondi con teste scorrevoli e rulli a doppio passo 16mm. e 35 mm insieme. Anche i proiettori, come per esempio il P. 70, saranno in seguito migliorati con quei dispositivi. Si tratta di una vera rivoluzione, capace di diventare in breve marchio distintivo dell’azienda,che fa guadagnare a Cinecittà ad Attilio Prevost jr. l’appellativo di “re delle moviole” (Corriere della Sera, 23 marzo 2010 articolo di Franco Manzoni “Attilio Prevost un nome che significa ‘cinema’”)

Il P.70 “la Ferrari dei proiettori” Alla fine degli anni Cinquanta dall’America arriva il nuovo sistema di proiezione Todd- AQ con pellicola da 70mm e suono stereo da 6 piste magnetiche e Attilio Prevost jr progetta il proiettore P.70, il quale, date le sue particolari caratteristiche riguardanti lo scorrimento della pellicola, incontra un grande successo, a tal punto da essere definito come “la Ferrari dei proiettori italiani” (Cinema Technology pubblicazione dell’associazione inglese BKTS, del 1992 ed).

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La croce di malta per il proiettore P.16 === Negli anni 60 Attilio Jr., stimolato dalla conoscenza acquisita con le moviole dei sistemi di laboratorio, prende l’allora non facile decisione di inserire in produzione anche un proiettore professionale a croce di malta anche per il formato 16mm. Da questo momento le Officine Prevost saranno l’unica industria italiana ed una delle due uniche a livello mondiale ad avere in produzione proiettori professionali per tutti formati di pellicola esistenti.

La collaborazione con la Zeiss

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La Zeiss, negli anni 60, allora la più prestigiosa industria cinematografica tedesca, aveva stipulato un accordo con la Prevost per la produzione personalizzata di un modello di proiettore 16mm a croce di malta, che veniva poi venduto con il marchio Zeiss in alcuni mercati ( soprattutto del Nord America e del Nord Europa). Tra l’ingnegner Gruber della ZEISS e l’Ingegner Attilio Jr si instaurò rapidamente un forte rapporto di reciproca stima professionale e di amicizia. Ne seguirono anni di collaborazione e reciproca soddisfazione che culminarono con la selezione da parte della Zeiss del proiettore Prevost P70 per completare la loro gamma di produzione, allora mancante di un proiettore 70mm. Il proiettore Prevost P70 marcato Zeiss Favorit venne distribuito dalla Zeiss in grande numero in tutto il mondo, compreso, nel 1969, lo Zigfield Theatre di New York.

La Camera a bolle

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Sempre in quegli anni Attilio jr. progetta e mette in produzione una nuova apparecchiatura nell’ambito della ricerca scientifica SPI. Si tratta di un’evoluzione della camera a nebbia, un complesso di proiezione simultanea di tre e quattro pellicole impressionate da camera a bolle per effettuare lo scanning delle immagini relative agli eventi nucleari verificatesi nella camera stessa. Il dispositivo viene messo in produzione nel 1960 e viene venduto ai laboratori di ricerca di fisica di tutto il mondo fino al 1965 , dal CERN di Ginevra allo statunitense MIT Massachusetts Institute of Technology. (Fonte: manuale…… registri d’archivio d’officina )

Gli anni d’oro del cinema

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Negli anni Settanta Attilio Jr. progetta modelli sempre più sofisticati delle ormai conosciutissime moviole combinate 16/35mm, che iniziano ad essere prodotte anche in una versione ad otto piatti e in un’altra, particolarmente destinata al mercato estero, con dieci piatti e schermo in trasparenza verticale. Sempre negli Settanta si arriva alla produzione di una moviola che consente di registrare direttamente le piste sonore su di essa. Di questo periodo l’attività di progettazione di Attilio Prevost porta anche alla registrazione di alcuni brevetti internazionali. (Office Européen des : US3472582 (A) 1969-10-14; DE1522212 (A1) 1969-08-07 DE1522212 (B2) 1975-11-06)

Nel decennio 1970/1980 in Italia la quota di mercato dell’azienda nel settore dei proiettori è del 20 per cento, per le moviole dell’80 per cento. Il personale delle officine Prevost, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale composto da una ventina 20 dipendenti, arriva al suo massimo alla fine degli anni Settanta con oltre 200 addetti. Sono gli anni d’oro del cinema e della televisione insieme. La Rai utilizza quasi esclusivamente moviole Prevost: solo nella sede Rai di Milano sono più di sessanta, fra queste la famosa moviola utilizzata con regolarità a partire dal 1967 nella trasmissione la Domenica Sportiva su RaiUno. L’International Recording, principale studio di doppiaggio e registrazione romano frequentato da attori come Fred Astaire, Richard Burton, Ava Gardner, Richard Johnson, Elisabeth Taylor, Raquel Welch e, tra gli altri, da registi come John Houston, Bob Fosse, Vincente Minelli, Orson Welles e Luchino Visconti, Pierpaolo Pasolini, Mario Monicelli e Sergio Leone, a metà degli anni Sessanta ha 23 moviole Prevost.

Giancarlo Barndolini, docente di storia, teoria e tecnica del montaggio all’Università Cattolica di Milano e responsabile del settore lavorazioni cinematografiche ed elettroniche della Rai fino al 1993, sostiene che le moviole Prevost erano “estremamente affidabili, assomigliavano ai carri armati tedeschi, tutte spigoli e squadrature. Caratteristiche queste assimilabili anche ai proiettori che derivano da un sistema di costruzione molto robusto con organi sovradimensionati e materiali altamente selezionati. Si può parlare di macchine con una durata praticamente illimitata e con necessità di assistenza veramente esigua.” (libro La materia dei sogni pagina 44).

A partire dal ‘74 la denominazione delle società diventa Prevost spa, incorporando la società per Azioni Immobiliare Anguissola. (Atto depositato presso la Camera di Commercio DI Milano atto numero 19565/4952 del 7 luglio 75 ) e l’amministrazione della società viene affidata a un consiglio di amministrazione composto da Lari Prevost Anna Maria, dall’ingegner Attilio Prevost jr e da Franco Mojana, il capitale sociale passa da 60milioni di lire a 100 milioni di lire. Nel 1980 (Atto depositato presso la Camera di Commercio numero 36292/8152 del 27/10/1980) il capitale sociale viene aumentato a 600 milioni di lire.

Da Orson Welles ai Beatles

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Le innovazioni tecnologiche introdotte da Attilio Prevost Jr, “degno prosecutore della tradizione di creatività applicata all’industria caratteristica della famiglia”( Libro la materia dei Sogni) portano l’azienda ad espandersi in tutti mercati del mondo. In quel periodo con la clientela, siano essi proprietari di cinema, montatori, registi o capi di Stato, si instaurano rapporti molto personali, anche grazie al fatto che quasi ogni modello venduto dall’azienda viene fatto su misura per soddisfare le richieste di ciascuno e ciò richiedeva un lungo studio di Attilio Jr con gli utilizzatori finali degli apparecchi Il Re del Marocco e lo Scià di Persia se le facevano fare tutte personalizzate, un’azienda di Damasco ne ordinò una rosa violetto, Orson Welles ogni volta che iniziava la lavorazione di un film ne voleva una nuova e ne discuteva le caratteristiche preferibilmente al tavolo di un ristorante. L’ultima, uno speciale modello di moviola con registrazione magnetica, gli venne consegnata pochi mesi prima della sua scomparsa, avvenuta nel 1985, direttamente nella sua casa a Beverly Hills, in Hollywood Boulevard, dove la inaugurò insieme al montatore Jonathan Daniel Brown,. I Beatles a Londra nel ‘64 e aiutarono personalmente il personale della Prevost a togliere dall’imballaggio la moviola mod SC72 che poi John Lennon si mise subito ad utilizzare ”come se si trattasse di un giocattolo” (libro: La materia dei sogni). Herbert Von Karajan era un altro cliente molto esigente. “Apportare i tagli – diceva il Maestro Von Karajan riferendosi alla fase di montaggio del film- è importante, come dirigere un’orchestra” Nel 1983 gli venne montata direttamente a Salisburgo, in due grandi stanze che erano state allestite a laboratorio, una Prevost otto piatti Modello 72/3 con tre schermi , così da poter avere la visione simultanea relativa agli strumenti dell’orchestra, alle sue mani e al suo volto. “Von Karajen sedeva su un seggiolino alto da disegnatore al centro del tavolo Prevost , ‘alla sua sinistra il suo montatore Gela Marina Runne. Si trattava della Sinfonia n.6 di Beethoven”. (Libro Herbert Von Karajan di Roger Vaughan edito Longanesi & c.). Andò tutto bene sino a quando il Maestro sentì la musica letta al contrario durante il riavvolgimento della pellicola. Il suono emesso gli procurò una reazione di disgusto e disse “Le mie orecchie non possono sentire questo obbrobio” e se ne andò dalla sala. Per lui, venne inventato un micro switch (che poi vollero tutti) che scattava quando la moviola tornava indietro disattivando il suono.

I collaboratori della progettazione

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E poi Federico Fellini, Luchino Visconti e tanti altri, evocati anche nei ricordi dei più fedeli collaboratori di Attilio Prevost, fra i quali si annoverano i rappresentanti, ma anche amici e collaboratori nella progettazione: Giuseppe Pesciarelli, Alberto Palladino, Giovanni Tinuper, Rinaldi, Tonino Violante, Tregua pasquali, , Cerri, Cassiani, Burlando e il tecnico delle grandi installazioni all’estero, Dino Pajola.

L’ingresso del figlio Paolo Prevost

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Nel 1974 entra in azienda il figlio Paolo Prevost, (Milano, 1952) laureato in Ingegneria Meccanica a Politecnico di Milano, che dal 1986 diventa alter ego del padre nella direzione dell’officina e nei rapporti con i clienti affiancando anche Franco Mojana nelle fiere e nelle esposizioni. Si ripete il binomio zio-nipote con padre-figlio e fino verso la fine degli anni Ottanta la Prevost marcia a gonfie vele.

La fine delle moviole

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Ma il mondo sta cambiando, le moviole vengono sostituite dal digitale, un’intera officina specializzata in uomini e macchine di meccanica non può essere trasformata in elettronica, anche i proiettori cominciano a dare segni di volersi avvicinare all’elettronica, negli Stati Uniti sta già succedendo. Il cinema italiano, evocato nel 1988 nel film Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, in cui nella sequenza del proiettore che va a fuoco a lungo viene inquadrato il marchio Prevost fra le fiamme, entra in crisi. L’organico dell’Officine Prevost SPA si riduce a un centinaio di unità, con un’ulteriore diminuzione quando in tutto il mondo, nel giro di pochi anni, il mercato delle moviole cessa di esistere facendo concentrare la produzione della Prevost SPA unicamente sui proiettori.

La crisi dopo la Guerra del Golfo

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La situazione, aggravata dalla Guerra del Golfo, con il conseguente blocco del forte mercato medio orientale, porta nel 1991 i soci Anna Maria Lari Prevost, Attilio Prevost Jr e Franco Mojana alla decisione di porre l’azienda il liquidazione volontaria. La produzione cessa ma l’azienda, grazie alla vendita del terreno e dello stabilimento, riesce a fare fronte a tutti i propri impegni.

La Prevost Srl

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Il magazzino e parte delle apparecchiature tecniche vengono rilevate di Paolo Prevost che insieme a nuovi soci apre a Settimo Milanese la Prevost Srl, azienda tutt’ora attiva nel settore delle apparecchiature cinematografiche digitali e dei laboratori di produzione e ricerca. Sino a due anni prima della sua scomparsa, avvenuta il 15 marzo 2010, all’età di ‘91 anni, Attilio jr collabora alla Prevost srl, restando non solo memoria storica di un’epoca e della tradizione di una fabbrica di famiglia, ma anche continuo punto di riferimento per il mondo della cinematografia.

  1. ^ qui ci va la spiega della nota

Bibliografia

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  • Vincenzo Buccheri e Luca Malavasi, La materia dei sogni. L’impresa cinematografica in Italia, Carocci, 2005
  • Roger Crittenden, The arts of European Film Company, CRC Press, 2012
  • Kurt Michel, Herbert Tümmel, Die Wissenschaftliche und Angewandte Photographie -ISBN: 978-3-7091-8312-0
  • Roger Vaughan, Herbert Von Karajan, Longanesi & C.,1986