Utente:Cristina756fh/Sandbox

WILPF
Women's International League for Peace and Freedom
TipoONG
Fondazione1915
Scopoottenere una pace duratura e la libertà attraverso un sistema di uguaglianza politica e sociale e giustizia economica
Sede centraleBandiera della Svizzera Ginevra
Altre sedi33 sedi in tutto il mondo
Lingua ufficialeinglese

La Lega internazionale delle donne per la pace e per la libertà (in inglese the Women's International League for Peace and Freedom o WILPF) è un'organizzazione non-profit e non governativa che opera "per riunire le donne dalle diverse visioni politiche e dai diversi background religiosi e filosofici, determinata nello studiare e nel far conoscere le cause della guerra e lavorare per ottenere una pace permanente" e per unire le donne di tutto il mondo che si oppongono all'oppressione e allo sfruttamento. [1]

La WILPF ha sezioni nazionali in 33 paesi[2] e mantiene il primato per la più longeva organizzazione femminista e pacifista al mondo[3]. Ha sede centrale a Ginevra, Svizzera e tiene un ufficio negli Stati Uniti nella città di New York.

Storia dell'organizzazione

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La WILPF è nata da un Congresso Internazionale delle Donne contro la Prima Guerra Mondiale che ha avuto a L'Aia nei Paesi Bassi; il nome WILPF non fu scelto fino al 1919.[4][5] La prima presidentessa delle WILPF, Jane Addams aveva precedentemente fondato il Partito delle Donne per la Pace (in Inglese Woman's Peace Party) negli Stati Uniti, nel gennaio del 1915, partito che divenne più tardi la sezione statunitense delle WILPF.[6] Oltre a Jane Addams, furono membri fondatrici di WILPF anche Marian Cripps e Margaret E. Dungan. Per quanto riguarda la sede centrale statunitense delle WILPF nel 1920, era collocata nella città di New York.[7] Marian Cripps, Baronessa Parmoor, diventò in seguito presidentessa della sede britannica.[8][9]

La Lega Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà si oppose alle guerre e ai conflitti internazionali, mettendo in atto azioni formali per porre fine alla guerra.

Il Partito delle Donne per la Pace (o Woman's Peace Party) negli USA

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Il predecessore della Lega Internazionale delle Donne per la Pace e per la Libertà, il Partito delle Donne per la Pace (WPP) è stato formato nel gennaio del 1915 a Washington ad un incontro convocato da Jane Addams e Carrie Chapman Catt.[10] Le circa 3.000 donne partecipanti approvarono un programma per chiedere l'estensione del suffragio alle donne e per una conferenza dei Paesi Neutrali per offrire una mediazione costante come metodo per porre fine alla guerra.[11]

La WPP mandò dei rappresentanti ad un successivo Congresso Internazionale delle Donne per la Pace e per la Libertà, tenuto a L'Aia dal 28 Aprile al 1° Maggio del 1915.[12]

Il Congresso Internazionale delle Donne, a L'Aia, nel 1915

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Il Congresso fu organizzato dalla femminista tedesca Anita Augspurg, la prima giurista donna della Germania, e Lida Gustava Heymann (1868-1943) su invito della pacifista, suffragetta e femminista olandese Aletta Jacobs per protestare contro la guerra che stava infuriando allora in Europa, e per suggerire dei metodi per prevenire la guerra in futuro. Il congresso si aprì il 28 Aprile[13] e vi parteciparono 1.136 donne provenienti da paesi belligeranti e non belligeranti.[3] Venne adottato in gran parte il programma del WPP e venne formato l'International Committee of Women for Permanent Peace (ICWPP) con Jane Addams nel ruolo di presidentessa. Il WPP divenne presto la sede statunitense dell'ICWPP.

Il secondo Congresso Internazionale delle Donne, a Zurigo, nel 1919

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Jane Addams ha incontrato il presidente Woodrow Wilson e viene detto che abbiano elaborato un terreno comune sulla pace. Nonostante ciò, al loro secondo congresso internazionale tenuto nel 1919 a Zurigo, l'ICWPP ha denunciato i patti finali del trattato di Pace che concludevano la Prima Guerra Mondiale come uno schema di vendetta da parte dei vincitori nei confronti dei vinti, ritenendo che esso contenesse i semi di un'altra guerra mondiale.[14] Le partecipanti al congresso decisero di rendere il loro comitato permanente e lo rinominarono Women's International League for Peace and Freedom (la Lega Internazionale delle Donne per la Pace e per la Libertà).[6] La WILPF spostò la sua sede centrale a Ginevra per poter essere vicino alla sede proposta dalla Società delle Nazioni, nonostante la WILPF non approvasse la scelta di questa organizzazione di creare blocchi alimentari e di usare la pressione militare come arma di convincimento. La Lega chiese il disarmo internazionale e la fine dell'imperialismo economico.[6] La sede statunitense delle WILPF crebbe di fama e in iscrizioni durante il periodo post-prima guerra mondiale, nonostante gli attacchi all'organizzazione che veniva etichettata come "antipatriottica" durante la Prima Paura Rossa.[6] La WILPF ha però supportato patti come il Patto Navale di Washington e il Patto Kellogg-Briand, ritenendoli pietre miliari verso un ordine mondiale pacifico.[6]

Durante il 1930, Vera Brittain fu la Vice-Presidentessa della WILPF.[15]

Nel periodo precedente allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la Lega ha supportato la messa in atto di misure volte a risollevare la comunità ebrea dell'Europa.[6]

Nonostante l'iscrizione alla WILPF sia ristretta alle donne, diversi attivisti (uomini) per la pace hanno contribuito agli incontri e alle pubblicazioni della WILPF, inclusi Bart de Ligt [16] e J.D.Bernal.[17]

Due delle leader della WILPF hanno ricevuto il Premio Nobel per la Pace, per il loro impegno e il loro generale punto di vista internazionale e il loro lavoro con le WILPF Two WILPF: Jane Addams nel 1931 ed Emily Greene Balch nel 1946.[18]

La WILPF e le Nazioni Unite

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 La WILPF ha avuto uno Status Consultativo (categoria B) con il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) sin dal 1948 e ha Speciali Relazioni Consultive con con l'UNESCO e con la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, e speciali relazioni con l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) e altre organizzazioni e agenzie. La WILPF ha portavoce e lobbies per la democratizzazione delle Nazioni Unite, del Consiglio di Sicurezza e di tutte le organizzazioni e agenzie delle Nazioni Unite; monitora le attività del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea Generale in modo da promuovere le riforme.

La WILPF oggi

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Posizioni

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La WILPF immagina un mondo libero dalla violenza, dalla povertà, dall'inquinamento e dal dominio. La WILPF si schiera a favore dell'uguaglianza di tutti i popoli in un mondo libero dal razzismo, sessismo e omofobia; la costruzione di una pace duratura attraverso il disarmo; e il cambiamento delle priorità di governo in modo da andare incontro ai bisogni dell'uomo, come citato sul sito ufficiale wilpf.org.

Le aree generali di occupazione sono:

  • Disarmo, demilitarizzazione e buon governo
  • Sostenibilità ambientale
  • Giustizia Globale economica

PeaceWomen

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La PeaceWomen è un progetto delle WILPF, con sede nell'ufficio delle Nazioni Unite a New York. La sua missione è descritta sul suo sito come segue:

Il progetto PeaceWomen promuove il ruolo delle donne nella prevenzione dei conflitti, l'equa e piena partecipazione delle donne in tutti gli sforzi per creare e mantenere la pace e la sicurezza internazionale. La PeaceWomen facilita il monitoraggio del sistema delle Nazioni Unite, la condivisione delle informazioni e l'abilitazione a dialoghi significativi per un impatto positivo sulle vite delle donne in ambienti di conflittuali o post-conflittuali.[18]

Il lavoro della PeaceWomen si concentra su sei aree di azione alla base per promuovere la sua missione:[18]

  • monitorare l'esecuzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nei confronti della Risoluzione 1325 del Consiglio.
  • fornire una risorsa comprensibile di informazioni online su donne, pace e sicurezza al sito inglese www.peacewomen.org
  • monitorare l'esercizio del sistema da parte delle Nazioni Unite nei confronti della Risoluzione 1325
  • sostenere una piena e rapida esecuzione della risoluzione 1325 e altre simili.
  • amministrare l'iniziativa di traduzione e il generale raggio d'azione alle donne, alla pace e alla sicurezza

Congressi

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Qui di seguito vi è una lista dei congressi fatti dalle WILPF. Che sono reperibili sul sito inglese www.swarthmore.edu

  • L'Aia, 1915
  • Zurigo, 1919
  • Vienna, 1921
  • Washington 1924
  • Dublino, 1926
  • Praga, 1929
  • Grenoble 1932
  • Zurigo 1934
  • Luhačovice, 1937
  • Lussemburgo, 1946
  • Copenaghen, 1949
  • Parigi, 1953
  • Birmingham, 1956
  • Stoccolma, 1959
  • Asilomar 1962
  • L'Aia 1966
  • Nyborg Strand, 1968
  • Nuova Delhi 1971
  • Birmingham, 1974
  • Tokyo,1977
  • Hamden, 1980
  • Gothenburg 1983
  • Woudschoten-Zeist, 1986
  • Sydney 1989
  • Santa Cruz de la Sierra, 1992
  • Helsinki, 1995
  • Baltimora, 1998

Premi e riconoscimenti

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  • Jane Addams ed Emily Greene Balch furono le prime donne americane a ricevere il Premio Nobel per la Pace rispettivamente nel 1931 e nel 1946[19][20].
  • Rita Levi Montalcini, Socia onoraria del WILPF Italia, ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina nel 1986
  1. ^ WILPF. Una breve introduzione, su wilpf.org.
  2. ^ wilpf vision and mission, su wilpf.org.
  3. ^ a b Maria Grazia Suriano, La WILPF. Cento anni di impegno per la pace e i diritti delle donne, p. 113.
  4. ^ Pioneers for Peace. Women’s International League for Peace and Freedom 1915-1965, Oxford, Alden Press, 1980.
  5. ^ Women, peace and transnational activism, a century on History and Policy (2015)
  6. ^ a b c d e f Thomas I. Faith, Women's International League for Peace and Freedom, in Women's Rights in the United States: a comprehensive encyclopedia of issues, events, and people, Santa Barbara, California, ABC-CLIO, 2014, pp. 272–3, ISBN 978-1-61069-214-4.
  7. ^ Harriet Hyman Alonso, Former Suffragists for Peace during the Interwar Years, 1919-1935, in Peace As a Women's Issue: A History of the U.S. Movement for World Peace and Women's Rights, Syracuse University Press, 1993, pp. 85–124, ISBN 978-0-8156-0269-9.
  8. ^ Sybil Oldfield, Ellis, Marian Emily, in {{{ency}}}, Oxford University Press. URL consultato il 6 January 2013.
  9. ^ Sir John Lavery Portrait of The Lady Parmooor Oil on canvas, 76 x 64cm (30 x 25") Signed, su adams.ie. URL consultato il 6 January 2013.
  10. ^ Linda K. Schott, Reconstructing Women's Thoughts: The Women's International League for Peace and Freedom Before World War II, Stanford, Stanford University Press, 1997, pp. 40-46, ISBN 0-8047-2746-5.
  11. ^ Maria Grazia Suriano, Storia d'Europa: Identità Collettive, Cittadinanza e Territorio (Età Moderna e Contemporanea)-XIX ciclo, 2007.
  12. ^ Maria Grazia Suriano, La Wilpf. Cento anni di impegno per la pace e i diritti delle donne, in DEP - Deportate, esuli, profughe, rivista telematica di studi sulla memoria femminile, p. 114.
  13. ^ International Congress of Women opens at The Hague, su history.com. URL consultato il 12 December 2014.
  14. ^ (EN) Catia Confrontini, Intelligent Compassion: Feminist Critical Methodology in the Women's International League for Peace and Freedom, New York, Oxford University Press, 2012, p. 9.
  15. ^ Patrick Deane, History in our hands: a critical anthology of writings on literature, culture, and politics from the 1930s, London, Leicester University Press, 1998, pp. 63–4, ISBN 978-0-7185-0143-3.
  16. ^ Bart de Ligt, The Intellectual Class and Modern Warfare, July 1929. (Speech originally given at WIPLF conference in Frankfurt-am-Main).
  17. ^ J.D. Bernal: a life in science and politics, London, Verso, 1999, p. 234, ISBN 1-85984-854-0.
  18. ^ a b c Liz Ford, Centenary Stand: Female Activists Head for The Hague to Set a New Peace Agenda, in The Guardian, 27 April 2015.
  19. ^ (EN) Catia Cecilia Confortini, Intelligent Compassion: Feminist Critical Methodology in the Women's International League for Peace and Freedom, Oup USA, 2012, p. 9, ISBN 9780199845231.
  20. ^ Liz Ford, Centenary Stand: Female Activists Head for The Hague to Set a New Peace Agenda, in The Guardian, 27 April 2015.

Bibliografia

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  • (EN) Linda K. Schott, Reconstructing women's thoughts : the Women's International League for Peace and Freedom before World War II, Standford, Standford University Press, 1997, OCLC 34746032.
  • (EN) Catia Cecilia Confortini, Intelligent compassion : feminist critical methodology in the Women's International League for Peace and Freedom, New York, Oxford University Press, 2012, OCLC 939788716.
  • (EN) Allen Freeman Davis, American Heroine: The Life and Legend of Jane Addams, Chicago, I. R. Dee, 2000, OCLC 964261296.
  • (EN) Harriet Hyman Alonso, Peace as a Women's Issue: A History of the U.S. Movement for World Peace and Women's Rights Syracuse, New York, Syracuse University Press, 1993, OCLC 746858494.
  • (EN) Gertrude Bussey e Margaret Tims, Pioneers for Peace: Women's International League for Peace and Freedom 1915-1965, 2 edizione, Oxford, Alden Press, 1980, OCLC 961900077.
  • (EN) Carrie A. Foster, The Women and the Warriors: The U.S. Section of the Women's International League for Peace and Freedom, 1915-1946, Syracuse, NY, Syracuse University Press, 1995, OCLC 246894713.
  • (EN) Catherine Foster, Women for All Seasons: The Story of the Women's International League for Peace and Freedom., Athens, GA, University of Georgia Press, 1989, OCLC 246655214.
  • (EN) Leila J. Rupp, "Transnational Women's Movements", in European History Online, 2011.
  • (EN) Ethel Snowden, A Political Pilgrim in Europe, New York, George H. Doran, 1921.Ethel Snowden, A Political Pilgrim in Europe, New York: George H. Doran, 1921.
  • (EN) Wiltsher, Anne, Most dangerous women: feminist peace campaigners of the Great War, 1. publ. ed, London, Pandora Press, 1985, ISBN 0863580106., OCLC 957575755.
  • Maria Grazia Suriano, La Wilpf. Cento anni di impegno per la pace e i diritti delle donne, in DEP - Deportate, esuli, profughe, Rivista telematica di studi sulla memoria femminile, pp. 109-123.
  • (FR) Maria Grazia Suriano, Guerra, Pace e Suffragio. La sezione italiana della Women's International League for Peace and Freedom (1915-1928), in Cahiers de la Mediterranee.

Collegamenti esterni

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