Nella Larsen, 1928

Nella Larsen (Chicago, 13 aprile 1891New York, 30 marzo 1964) è stata una scrittrice statunitense del Rinascimento di Harlem.

Ottenne successo alla fine degli anni venti del Novecento con la pubblicazione di due romanzi: Quicksand (1928) e Passing (1929)[1]. È stata riscoperta alla fine del XX secolo, sulla scia degli studi sull'identità razziale e di genere. Le sue opere sono state oggetto di numerosi studi accademici che le hanno riconosciuto un posto di rilievo nel modernismo americano[2].

Biografia

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Nella Larsen nasce il 13 aprile 1891 in un quartiere povero di Chicago, conosciuto come Levee. La madre, Marie Larsen, sarta e lavoratrice domestica di origine danese, era immigrata negli Stati Uniti negli anni ottanta dell'Ottocento[3]. Il padre, Peter Walker, era un uomo di colore originario delle Indie Occidentali che morì quando Nella era ancora in tenera età. Dopo la sua morte, Marie sposò Peter Larsen, un immigrato danese, da cui Nella prese il cognome. Da questo matrimonio nacque Anna Larsen, sorellastra di Nella.[4] La famiglia si trasferì in seguito a ovest in un quartiere prevalentemente bianco di immigrati tedeschi e scandinavi, e fu oggetto di discriminazione a causa delle origini della primogenita. La studiosa Thadious Davis ha sostenuto che, a seguito del rapporto conflittuale intercorso con il patrigno e la sorella, Nella venne messa in disparte dalla madre, causandole un vero e proprio trauma che l'avrebbe accompagnata per tutta la sua vita, influenzando in parte anche la sua carriera da scrittrice; nella sua produzione letteraria sono infatti presenti sfumature autobiografiche e tematiche legate alle condizioni sfavorevoli vissute dagli individui di razza mista [5].

All'età di otto anni Nella frequenta una scuola privata per bambini di immigrati, e in seguito si trasferisce per alcuni anni presso alcuni parenti in Danimarca, forse nello Jutland, dove segue alcune lezioni all'University of Copenhagen.

In quegli anni aumenta sia la migrazione dei neri verso la città, che l'immigrazione europea; di pari passo crescono la segregazione razziale e le tensioni nei quartieri degli immigrati. La madre di Nella, ritenendo che l'istruzione potesse dare un'opportunità alla figlia, la iscrive alla Fisk University a Nashville, nel Tennessee, frequentata da neri. Nel 1907-08, per la prima volta Nella vive in una comunità afro-americana, anche se rimane ancora separata dal suo stesso background e dalle esperienze di vita della maggior parte degli studenti, provenienti principalmente dal Sud, e discendenti in gran parte da ex schiavi. Successivamente si trasferisce per quattro anni in Danimarca, per poi fare ritorno negli Stati Uniti, dove continua a cercare una propria collocazione personale e sociale. Nel 1914 si iscrive alla Lincoln Hospital of Nursing di New York e inizia a lavorare come infermiera a Tuskegee in Alabama, e successivamente a New York. [6] Nel 1919 sposa Elmer Imes, un afroamericano laureato in fisica all'University of Michigan. Un anno dopo pubblica The Brownies' Book (1920) una rivista per bambini di colore. Sulla spinta dei suoi interessi culturali, decide di abbandonare l'attività di infermiera e di intraprendere il lavoro di bibliotecaria nella succursale di Harlem della biblioteca pubblica di New York.

In questi anni si assiste all'esplosione della creatività artistica nera, alla quale lo scrittore Alain Locke attraverso un'antologia, nel 1925, diede il nome di The New Negro[7]. Durante questo periodo dinamico, la cultura nera si pose come obbiettivi principali una maggiore emancipazione e il rispetto e il riconoscimento della loro etnia, attraverso l'utilizzo di nuove forme di arte e poesia (scrivere meglio). Larsen partecipò con entusiasmo a questo movimento[8]. Erano diversi i promotori d’arte (??) che volevano esaltare la cultura afroamericana e celebrarne l’eredità, tra questi c’erano: A’ Lelia Walker (che gestiva un influente salone, il “Dark Tower”), Countee Cullen (poeta romantico e voce prominente di quel periodo), Zora Neale Huston (scrittrice e antropologa) e Langston Hughes (poeta e drammaturgo); ad essi si affiancarono tre figure della politica che spianarono la strada verso questa rivoluzione: l’attivista W.E.B Du Bois, James Weldon Johnson e il nazionalista della cultura nera Marcus Garvey[9].

Nella fu la prima donna di colore nel 1930 a ricevere il premio Guggenheim. Ricevette incoraggiamenti da parte dell'attivista afro-americano per i diritti civili Walter F. White e dallo scrittore Carl Van Vechten. Quest'ultimo suggerì la pubblicazione di Quicksand (e quando parli di Quicksand?) alla casa editrice Knopf, permettendo a Nella di ottenere una buona promozione editoriale; come segno di ringraziamento la scrittrice dedicò a lui e alla moglie Fania Marinoff[10] il suo romanzo.

Nel 1933 Nella divorzia dal marito, e tale evento le provoca una forte depressione che blocca la sua scrittura, oltre che causarle una pubblicità negativa. La sua produzione successiva non riceve l'approvazione guadagnata in precedenza. Nella decide così di riprendere il suo lavoro di infermiera al Gouverneur Hospital a New York. Nel 1962 si trasferisce al Metropolitan Hospital e trascorre l'ultimo periodo della sua vita dedicandosi a questa professione. Muore il 30 marzo 1964[11].

Produzione letteraria

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Nella Larsen inizia la sua attività di scrittura con la pubblicazione di The Brownies' Book (1920), una rivista per bambini di colore edita dalll'editrice afro-americana Jessie Fauset. Nel 1926 scrive due storie brevi che trattano dei problemi legati alla vita matrimoniale: The Wrong Man e Freedom, entrambe pubblicate nello Young's Magazine. Raggiunge la notorietà con i due romanzi: Quicksand (1928) e Passing (1929)

Quicksand (1928)

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Il libro tratta la storia di Helga Crane, una meticcia appartenente alla piccola borghesia, incapace di trovare il suo posto nel mondo. La sua ricerca la spingerà a muoversi tra America e Europa[12]. Nella narrazione, ricca di elementi autobiografici (come Helga, Nella ha una madre bianca e un padre di colore, e si è spostata più volte fra Stati Uniti ed Europa[13]), emergono le diversità culturali della popolazione danese e di quella americana: Helga Crane nasce a Chicago, studia in una "scuola per negri" , lavora brevemente a Naxos nel Sud, e trascorre lunghi periodi di tempo a New York e in Danimarca, finendo infine per stabilirsi nell’ Alabama rurale[14]. I capitoli ambientati in Danimarca si presentano come uno studio comparativo delle culture danese e americana dalla prospettiva di una giovane donna che si identifica in parte con e contro di esse[15]. Nell'opera è centrale il tema della razza e delle tensioni esistenti fra bianchi e neri presenti all'interno della cultura americana. ma Sebbene Nella Larsen risulti innovativa nel trattare la sessualità femminile, presentando la protagonista come un individuo consapevole della sua condizione e della sua difficoltà all'interno della società e sperimentando con lo stile narrativo (cosa c'entra con la sessualità femminile?), invitando il lettore a riflettere sui temi quali la razza e il genere. il romanzo ricevette alcune critiche a causa dell'eccessiva attenzione attribuita al mondo della borghesia nera[16].

Passing (1929)

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Le protagoniste del romanzo, Irene Redfield e Clare Kendry, accomunate dalla stessa appartenenza razziale, per essere accettate dalla società bianca perdono quasi del tutto i legami con le loro radici nere. Irene non si vergogna di essere nera, o anche di dichiararlo, ma nonostante ciò decide di "passare" all'altra cultura di tanto in tanto; Clare invece è "passata" e diventa a tutti gli effetti una donna bianca: si , rinnegando le proprie origini, di cui la sua nuova famiglia non è a conoscenzaè sposata con un uomo bianco e razzista, John Bellew, e ha dato alla luce un bambino bianco e lao un incontro casuale in un bar di Chicago, la vita delle due donne diventa sempre più intrecciata, e mentre Irene inizia ad avvicinarsi sempre più alla cultura bianca, Clare tentando di mantenere i suoi privilegi di donna bianca, cerca di ricongiungersi alla società nera inserendosi nella vita borghese-afroamericana di Irene[17]. Tentando di integrarsi nella cultura dominante (quale? una frequenta i neri, l'altra i bianchi), nascondono la loro identità, danneggiando se stesse e la società nera nel suo insieme, e si avviano verso una tragica fine. Larsen impiegò ambientazioni tipicamente americane e personaggi tradizionali, affiancati da personalità innovative (la figura del mulatto), per soffermarsi su temi come il razzismo e i falsi sistemi dei valori, e sottolineò l'importanza dell'autostima e dell'identità personale[18].

Edito dalla casa editrice Knopf, l'opera divenne uno dei romanzi più letti dell'Harlem Renaissance, e una delle prime del XX secolo in cui emerse la figura tragica del mulatto. Nelle prime due bozze alle quali non seguì una pubblicazione, gli ultimi due paragrafi si presentavano in forma integrale, mentre nell'ultima, quella corrispondente alla prima edizione , venne omesso il paragrafo finale, rendendo cosi impossibile conoscere la conclusione della storia. Nessuna prova esistente può spiegare la scelta di questo cambiamento strutturale, si può solo ipotizzare che la causa si possa identificare nell'insoddisfazione dell'autrice per la conclusione del romanzo o nella sua volontà di aggiungere suspense e ambiguità al finale[19].

La figura letteraria del mulatto tragico

La tragica figura del mulatto rappresenta un topos nella letteratura americana del XIX e XX secolo. Il "mulatto", usato per descrivere persone nate dall'unione di appartenenti a razze diverse, incarna l'eredità della schiavitù e dei conflitti razziali e culturali che hanno attraversato la storia americana fin dalle sue origini. Esprime il dramma di chi non si sente né bianco né nero, in conflitto costante con la propria identità razziale, e indotto dalla discriminazione sociale a mascherare la propria origine[20]. Alcuni scrittori, tra i quali William Wells Brown e Harriet Beecher Stowe, si servirono di questa figura per contestare o per giustificare la schiavitù[21]. L'idea che il mescolamento fra bianchi e neri conducesse al degrado, rafforzò i pregiudizi culturali contro i mulatti, ritenuti frutto del peccato e di un "tragico" difetto. Socialmente identificati con gli appartenenti ai livelli più bassi della società[22], diventarono simbolo di marginalità e alienazione[23].

La discriminazione razziale era diffusa anche nella Chicago degli anni dell'adolescenza di Nella Larsen. Chi si sposava con appartenenti a una razza diversa poteva perdere il posto di lavoro; in molti locali era vietato il consumo alle persone di razza mista; le madri bianche conosciute per aver avuto figli con uomini di colore, erano viste con grande ostilità e considerate delle prostitute; nonostante gli effetti negativi derivanti da questo stigma sociale, che le causarono problemi fin dall'infanzia, Larsen utilizzava l’espressione “mulatto” anche per affermare la sua identità: era nata da un genitore bianco e uno nero e non era disposta a negare le sue origini[24].

Nella Larsen utilizzò In entrambi i suoi romanzi la figura del mulatto: in Quicksand, la protagonista Helga Craine era figlia di madre bianca danese e di padre nero delle Indie Occidentali. Helga disprezzava la cultura nera e amava quella bianca, dalla quale a sua volta però veniva discriminata, costringendola a lottare costantemente con il sentimento di non appartenenza che la costringeva a spostarsi in continuazione da un luogo ad un altro. Nel libro Larsen descrive entrambe le culture, descrivendo la vita, le abitudini e le preoccupazioni della popolazione nera di una piccola città dell'Alabama e mettendola in contrasto con le persone bianche e ricche di Copenhagen. Helga viene rappresentata come lo stereotipo del mulatto che si trova a dover fare i conti con una società tradizionale in cui non c'è posto per il cambiamento e per chi non gode di una chiara identità di appartenenza[25].

In Passing la figura del mulatto è affrontata attraverso la tematica del passaggio (??)  , ossia il fenomeno che permette a un individuo di acquisire gli aspetti di un'altra cultura, immedesimandosi completamente in essa; per fare ciò, deve attraversare il confine che separa l'identità culturale bianca da quella nera, avere delle origini miste e una carnagione che permette tale passaggio[26]. Le due protagoniste Irene e Clare, accomunate dal fatto di essere figlie di un genitore nero e di uno bianco, cercano di nascondere la propria identità prendendo decisioni che influenzavano negativamente le loro vite (quali decisioni?) e che le conducono verso un tragico destino[27].

Si tratta di un romanzo in cui le due donne provavano emozioni contrastanti: da un lato sono inevitabilmente legate alle loro origini, dall'altro si sentono imprigionate da esse in quanto non erano libere di essere se stesse all'interno della società in cui vivevano. Clare trovò una soluzione integrandosi nella cultura bianca, ma insoddisfatta della sua vita decide di riavvicinarsi all'ambiente nero; Irene si sentiva "schiacciata" dalle sue origini nere e trovava difficoltà ad adattarsi all'altra cultura. Nel raffigurare questi due personaggi Nella fece implicitamente un' accusa al contesto sociale, in quanto causa determinante delle condizioni negative della figura tragica del mulatto; in particolare affrontò il fenomeno, descrivendo la situazione di due donne che dovevano lottare con se stesse e le loro origini, e con il mondo americano bianco[28]. Emersero così, le tematiche che si attribuivano a questa figura tragica, come l'isolamento, l'emarginazione, il falsificare la propria identità per integrarsi in una società che non accettava e discriminava gli individui di origine mista[29]. (scrivere meglio)

Romanzi:

  • Quicksand (New York, Knopf, 1928).
  • Passing (New York: Knopf, 1929)[30].

Altre pubblicazioni:

  • "Playtime: Three Scandinavian Games", The Brownies' Book (giugno 1920).
  • "Playtime: Danish Fun", The Brownies' Book (luglio 1920).
  • "Correspondence", Opportunity (settembre 1926).
  • "The Wrong Man" (Young's Magazine, 1926).
  • "Freedom" (Young's Magazine, 1926).
  • "Review of Black Spade", Opportunity (gennaio 1929).
  • "Sanctuary", Forum (gennaio 1930).
  • "The Author's Explanatio", Forum (aprile 1930)[31].
  1. ^ Larson, XII-XIII
  2. ^ (EN) Martyn Bone, Nella Larsen, in Brian W Shaffer; Patrick O'Donnell; John Clement Ball (a cura di), The Encyclopedia of Twentieth-Century Fiction, Malden, Wiley-Blackwell, 2011, pp. 658-659, OCLC 843087223.
  3. ^ Hutchinson (2009), p. 18
  4. ^ Hutchinson (2009), pp. 17-24
  5. ^ Hutchinson (1997), p. 330
  6. ^ Hutchinson (1997), p. 331
  7. ^ Larson, XII
  8. ^ Locke, 4-5
  9. ^ Haubold, 4
  10. ^ Hostetler, The Aesthetics of Race and Gender in Nella Larsen's Quicksand, p.37
  11. ^ Larson, XVI-XIX
  12. ^ Larson, XIII-XIV
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  15. ^ Hutchinson (1997), p. 338
  16. ^ Hostetler, The Aesthetics of Race and Gender in Nella Larsen's Quicksand, p. 35-36
  17. ^ (EN) Mary Wilson, “Working Like a Colored Person”: Race, Service, and Identity in Nella Larsen's Passing, in Women's Studies, 30 ottobre 2013, p. 980.
  18. ^ Watson, pp. 53-56
  19. ^ (EN) John K. Young, The Ends of Nella Larsen's Passing, in National Council of Teachers of English, vol. 66, n. 6, 2004, pp. 632-638.
  20. ^ Mario Maffi, Americana. Storie e culture degli Stati Uniti dalla A alla Z, Il Saggiatore, 2012, p. 460.
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Bibliografia

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  • (EN) Ann E. Hostetler, The aesthetics of race and gender in Nella Larsen's "Quicksand", in Publications of the Modern Language Association of America, 1990, pp. 35-46.
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  • (EN) G. Hutchinson, Nella Larsen and the Veil of Race, in American Literary History, vol. 9, n. 2, 1997, pp. 329-349.
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  • (EN) Kathrin Haubold, Nella Larsen - African-American Artist of the Harlem Renaissance, München GRIN Verlag GmbH, 2011, OCLC 724821091.
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