Eremo di San Michele alle Grottelle
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneTemplate:IT-CAMPANIA
LocalitàPadula
Coordinate40°11′45.6″N 15°24′07.31″E / 40.196°N 15.40203°E40.196; 15.40203
Religionecattolica
Consacrazionemetà IV secolo d.c
Stile architettonicoGotico
Sito webwww.novacivitas.info/san-michele-alle-grottelle.html

Eremo di san Michele alle Grottelle

Storia modifica

Lungo il fianco est della collina di San Sepolcro,ad un’altezza di circa 750 m.s.l.m.,si trova l’ Eremo di San Michele alle Grottelle. Il luogo, già frequentato in età pagana, era dedicato al dio Attis; quando al paganesimo subentrò il cristianesimo, la chiesa fu dedicata a San Michele Arcangelo e a san Giacomo, come rilevabile dall'edicola ivi presente.

Nell'XI secolo il santuario era di pertinenza del monastero di San Nicola al Torone e, nel 1538, la Certosa acquisì l’eremo e tutti i territori dell’abate di San Nicola[1].

Descrizione modifica

L’ingresso della grotta è stato probabilmente scavato nella roccia dai pellegrini e sostituisce quello precedente, nel quale è stata realizzata la sacrestia. Nell'atrio, che precede la grotta, un cancello.

Nella concavità rocciosa a sinistra si notano resti di affreschi del XIV secolo che raffigurano la Natività e l'incoronazione della Vergine; entrando attraverso l’ingresso attuale, sulla sinistra ritroviamo la tomba di Bernardino Boccaccio risalente, come detto, al 1538.

Nella grotta, sulla destra, si presenta un arco che inizialmente non esisteva e che è stato realizzato nell'ultimo secolo e mezzo: l’altare è in parte stato ricostruito negli anni Ottanta del Novecento e presenta degli affreschi realizzati dai certosini nel 1693 da Michelangelo Caputo, che ha affrescato anche la chiesa delle donne in Certosa. Per quanto riguarda questi affreschi, il loro stato di conservazione è discreto e si riconoscono cicli su san Lorenzo e sul primo martire santo Stefano.

L'altare è sormontato da un arco e da una larga cornice aggettante che poggia su questa, dietro il quale si ritrova un’edicola posteriore al ciclo mariano esterno, e che è databile intorno al XV secolo. Essa presenta riquadri e zone con spesse linee colorate rosse, gialle e bianche, oltre a un affresco di san Benedetto. All'estremità del sottarco vi sono fasce decorate a motivi geometrici di rettangoli e losanghe neri e rossi.

Sulla destra, invece, troviamo gli affreschi del ciclo di Santa Caterina d’Alessandria (prima martire donna), San Benedetto e una Madonna di origine bizantina.

Sulla parete di fondo è rappresentato, come detto, san Giacomo, tre dei suoi miracoli sono rappresentati nella nicchia delle grottelle. Essi sono: il miracolo dell'impiccato, il miracolo delle mele d'oro e il miracolo del pellegrino morto[2].

La zona esterna della nicchia presenta in alto una cornice curva con tre riquadri che raffigurano l'Annunciazione e l'Eterno legati da una banda gialla a righe rosse incrociate. Un fregio a quadratini simili alle stelle separa la parete di fondo dal sottarco.

Note modifica

  1. ^ Alle origini della storia di Padula, a cura di V. M. Pinto, Associazione Pro Loco, Padula, 2014, pp. 16-22.
  2. ^ Elia Giudice, Secoli di storia di fede e di arte nelle chiese di Padula, sl. Stampa Editoriale, 2000, pp. 25-30.

Bibliografia modifica

  • Elia Giudice, Secoli di storia di fede e di arte nelle chiese di Padula, sl. Stampa Editoriale, 2000.
  • Alle origini della storia di Padula, a cura di V. M. Pinto, Associazione Pro Loco, Padula, 2014