Utente:Federica Casa/Prova/5

Il libro è ambientato nel 1915 in Anatolia, allo scoppio della prima guerra mondiale. Si apre con una descrizione di una famiglia armena, gli Arslanian. Quando il capofamiglia Hamparzum muore, della famiglia si deve occupare il suo secondogenito Sempad, poiché il primogenito Yerwant si è trasferito in Italia giovanissimo, dove è diventato un medico molto ricco e apprezzato. La morte del padre fa rinascere in Yerwant la voglia di ritornare a vedere il paese natale, quindi inizia ad organizzare la rimpatriata per ritrovarsi con il fratello Sempad.

È ormai il maggio 1915, e l'ora del massacro si avvicina. Un giorno si presenta alla porta degli Arslanian Krikor, il medico, che racconta che tutti gli uomini sono convocati in prefettura nel pomeriggio, non si sa perché. Memori delle stragi del 1894-1896, Sempad e Krikor decidono che è più prudente rifugiarsi per una giornata alla Masseria delle Allodole. Mentre in città aumenta il panico, Shushanig, la moglie di Sempad, decide di raggiungere il marito alla Masseria delle Allodole insieme a tutta la sua famiglia e ad alcuni amici.

Un gruppo di soldati, aiutati da Nazim, si accorge però di questo spostamento, e raggiunge la Masseria delle Allodole. Sapendo la fine che è prevista per gli armeni e vedendo una casa così ricca (sperando quindi in un lauto bottino), il gruppo irrompe nella masseria e uccide tutti i maschi, compresi i bambini, tranne il piccolo Nubar, che portava un vestitino da femmina. Avvisato da alcune donne, arriva nella masseria anche il colonnello, amico di Sempad, che vedendo il massacro e non sapendo la vera fine che è ormai decisa per gli armeni, richiama duramente i soldati assassini. Le donne della famiglia Arslanian tornano nella loro casa cittadina, confortate da Ismene, una lamentatrice greca.

Intanto viene deciso che le donne armene rimaste devono andarsene dalla città, per venire accompagnate dai soldati in un posto non meglio precisato. Inizia così un viaggio terribile che porta il gruppo fino ad Aleppo, il cui scopo è in realtà ricavare tutta la ricchezza possibile dalle prigioniere e violentarle o ucciderle. Le sopravvissute, tra cui Shushanig e Azniv, sono seguite da Ismene, il mendicante Nazim e il prete greco Isacco con la moglie, che cercano un modo per aiutarle. Ad Aleppo riescono a trovare Zareh, fratello di Sempad e amico della moglie del console francese. Con l'aiuto di quest'ultima e corrompendo alcune guardie, i tre riescono a portar via Shushanig e i suoi figli ancora in vita (Arussiag, Henriette e il maschietto Nubar) e a nasconderli fino a che non potranno essere portati in Italia da Yerwant al sicuro. Azniv si fa uccidere, a un passo dalla liberazione, per permettere ai suoi nipotini di non essere scoperti mentre vengono fatti scappare.

Il romanzo si chiude, in un salto temporale, con la voce della narratrice "nessuno, paziente lettore, è più tornato nella piccola città"[1].


La sera del 25 marzo 1938 Ettore Majorana, trentunenne, si imbarca a Napoli sul traghetto diretto a Palermo lasciando due lettere nelle quali preannuncia la propria "scomparsa". Giunto a Palermo scrive però di ignorare le lettere che aveva inviato il giorno prima e annuncia di essere di ritorno a Napoli l'indomani. Tuttavia, il fisico non si fa più vedere e scompare nel nulla. Sciascia si interroga quindi sulle congetture fatte in proposito formulandone anche di proprie. In particolare ipotizza che Majorana si sia ritirato in un convento ricusando il suo ruolo di scienziato in seguito a un'intuizione circa il possibile sviluppo della bomba atomica e le conseguenze disastrose che ne sarebbero potute scaturire.

«La scienza, come la poesia, si sa che sta ad un passo dalla follia: e il giovane professore quel passo lo aveva fatto, buttandosi in mare o nel Vesuvio o scegliendo un più elucubrato genere di morte.»


«Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo così potessero vivere uomini irascibili ed irosi.»


Un sognatore, nella magia vagamente inquieta delle nordiche notti bianche, isolato dalla realtà e da qualsiasi rapporto di amicizia, durante una sua passeggiata notturna incontra, sul lungofiume, una ragazza che risveglia in lui il sentimento dell'amore: comincia così la sua "educazione sentimentale". Lei si chiama Nasten'ka, è una diciassettenne e viene subito colpita dal carattere timido e impacciato di lui, tanto che si incontrano di nuovo la notte dopo. Il romanzo si svolge in quattro notti, durante le quali i due si aprono l'uno all'altra. Il protagonista rivela tutto il suo distacco dalla realtà, e il suo mondo di fantasie, tetro e illusorio, mentre lei si sfoga sulla sua vita privata. La ragazza racconta che vive sotto il controllo di una vecchia nonna cieca che arriva persino ad appuntare il proprio vestito a quello della ragazza con uno spillo, e che sta aspettando, da un anno ormai, il suo amore perduto, un inquilino della nonna che, dopo la sua rivelazione d'amore, le aveva chiesto un anno di attesa, data la povertà di lui, senza però prometterle nulla. Passato l'anno, Nasten'ka invia una lettera al coinquilino e fissa un incontro per la notte, che non avverrà. Quindi decide di dimenticarlo, seppur con scarsi risultati, e anche in lei pare esser nato lo stesso sentimento che prova il sognatore. Tutto finisce quando l'uomo, che non l'aveva dimenticata, giunge all'appuntamento la quarta notte, ricomparendo nella vita della ragazza. Allora il protagonista capisce che è tutto inutile e riscivola nella sua tana, nella solitudine dei sogni.

  1. ^ La MASSERIA delle ALLODOLE, Antonia Arslan, p. 230