Utente:Frassionsistematiche/Bostel

Bostel
CiviltàReti
UtilizzoVillaggio
EpocaV - II secolo a.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneRotzo
Altitudine852 m s.l.m.
Scavi
Data scoperta1781
ArcheologoAgostino Dal Pozzo
Amministrazione
EnteArcheidos coop - Gestione dei Beni Culturali
Visitabile
Sito webarcheidos.it/

Il Bostel è una località, sostanzialmente un ampio pianoro, posta ai margini occidentali dell'Altopiano di Asiago. Si trova nel comune italiano di Rotzo, nei pressi della frazione Castelletto.

È nota in quanto vi si estende un'importante area archeologica in cui si conservano i resti di un insediamento stabile preromano, collocabile nella seconda età del ferro.

Storia modifica

I primi rinvenimenti al Bostel risalgono al 1781. In quell'anno l'abate Agostino Dal Pozzo, erudito del periodo illuminista nativo proprio di Castelletto, si stava occupando della diffusione della patata nell'Altopiano, coltivando alcuni appezzamenti di sua proprietà. Durante i lavori emersero quelli che dovevano essere i resti di un villaggio di epoca preromana, che lui descrisse come «seicento casette sotteranee» con muri a secco, tetto a livello del terreno e, al centro, una buca circolare per cuocere i cibi. Assieme ai ruderi delle costruzioni, Dal Pozzo rinvenne anche frammenti di vasellame, punte di armi e attrezzi in rame e piombo, grani di vetro, manufatti in corno di cervo, pietre ovali da impiegare come macine e due monete di tipico gallico.

Negli anni seguenti il Bostel fu oggetto di ulteriori indagini. Il primo a interessarsi fu Marco Pezzo (che lo confrontò con i ritrovamenti analoghi della Lessinia), cui seguirono Francesco Molon, Carlo De Stefani, Giuseppe Nalli e Paolo Orsi; ciascuno rinvenne numerosi altri manufatti, senza tuttavia descriverli in modo sufficientemente accurato. Buona parte di essi è andato perduto nel corso della Grande Guerra con la distruzione del Museo archeologico di Asiago.

Bisognerà aspettare il 1912 per assistere alla prima vera e propria campagna di scavo, condotta da Alfonso Alfonsi su iniziativa del capo della Soprintendenza ai musei e scavi archeologici del Veneto Giovanni Pellegrini. I risultati ottenuti furono piuttosto deludenti: l'area era stata fortemente modificata dall'attività agricola, in particolare erano state realizzate delle coltivazioni a terrazze con muretti costituiti dagli stessi resti delle abitazioni. Durante questi lavori fu però riportata alla luce la pianta di una delle costruzioni più significative, la cosiddetta "sala del trono". Inoltre, vennero raccolti i resti di numerosi manufatti che, trasportati al Museo di Asiago, vennero in seguito trasferiti a quello di Este risparmiandoli dai bombardamenti.

Dopo una lunga interruzione, le ricerche ripresero nel 1969 sotto la direzione di Giovanni Battista Frescura per la Soprintendenza alle Antichità delle Venezie. In questa occasione fu effettuata un'approfondita indagine della cosiddetta "casetta A", offrendo quindi un modello generale per delineare le caratteristiche delle abitazioni del Bostel.

L'interesse per il sito archeologico non è mai venuto meno e altre campagne di scavo si sono susseguite sino ai tempi recenti, le ultime ad opera del Centro Internazionale di Studi di Archeologia di Superficie dell'Università di Padova e della cooperativa Archeidos che si occupa della gestione dell'area.

Descrizione modifica

Il Bostel presenta numerose caratteristiche che ne fanno una località particolarmente favorevole all'insediamento umano. Il clima è mite grazie alle altitudini non eccessivamente elevate (852 m s.l.m.), alla buona ventilazione e all'esposizione al sole. Il terreno è di origine morenica e per questo assai fertile, mentre nei dintorni abbondano le risorse idriche, prative e boschive. Un ruolo importante è giocato anche dalla posizione panoramica con un'ampia vista sulla confluenza della val d'Assa nella val d'Astico, che sin dall'antichità ha rappresentato un passaggio obbligato per i collegamenti tra la pianura veneta e la montagna trentina. L'importanza strategica del Bostel è suggerita perfino dallo stesso toponimo: deriva infatti dal cimbro Borch-stâ-elle che significa "stalla", ma anche "ripostiglio" e "nascondiglio".

La località cominciò ad essere abitata sul finire dell'età del bronzo, tuttavia la gran parte dei reperti risale alla seconda età del ferro (V - II secolo a.C.). I suoi abitatori erano probabilmente di stirpe retica, ma alcuni manufatti (vedi le ceramiche "cinerognole") suggeriscono dei contatti con la sottostante area paleoveneta; più correttamente, la comunità di Bostel non può dirsi appartenente all'una o all'altra civiltà, ma va considerato come un popolo di confine che ha assimilato i caratteri dei vicini.

Nel periodo di massimo splendore il Bostel si presentava come un insediamento molto articolato, costituito da piccoli agglomerati di casette unifamiliari. Le abitazioni seguono un modello tipico dell'area alpina: sono costruzioni di pianta rettangolare e seminterrate, con le pareti costituite da muretti a secco proseguite, oltre il livello del suolo, da una struttura in legno (larice o abete) conclusa da un tetto di paglia. Grazie a queste conclusioni, nel 1999 è stato possibile innalzare la ricostruzione della "casetta A" indagata da Frescura.

Il ritrovamento di falcetti e macine, nonché di cariossidi di Triticum sativum turgidum, fa pensare a un'alimentazione a base cerealicola. Probabilmente a causa dell'altitudine, l'agricoltura non era sufficientemente produttiva, pertanto essa veniva integrata dall'allevamento (come testimoniato dal ritrovamento di ossa animali, specialmente di caprini e ovini) e dalla raccolta (gli studi del Frescura attestano la barbabietola selvatica). Per quanto riguarda l'artigianato, la presenza di "aghi" in osso e corno di cervo dimostrerebbero la lavorazione della lana, mentre le informazioni sulla metallurgia risultano meno abbondanti (Dal Pozzo sostiene di aver rinvenuto una fucina, ma non è sufficientemente chiaro).

Come già rilevato dal Dal Pozzo e confermato nelle ricerche seguenti, il villaggio è stato completamente abbandonato a causa di un disastroso incendio. Questo evento ha permesso di "congelare" l'insediamento al momento della fuga, permettendo di reperire un'abbondante quantità di reperti, peraltro nello stesso luogo in cui erano stati lasciati.

Casetta A modifica

La "casetta A" risulta particolarmente interessante anche perché offre uno spaccato della vita quotidiana degli abitanti del villaggio in quanto, colpita da un incendio, venne completamente abbandonata. Presso l'ingresso sono state recuperate la chiave e la maniglia della porta. All'interno, tra le rovine del pavimento in legno, sono emersi un ago, un anello e un punteruolo in corno di cervo, testimonianze di attività domestiche. Presso il focolare, collocato al centro della casa, si trova un piccolo pozzo (utilizzato forse per raccogliere l'acqua) e una grande teglia fittile per la cottura dei cibi. Si aggiunge un vero e proprio "set da cucina" costituito da vasi, tazze e una brocca, nonché degli oggetti decorativi, ovvero delle bulle in bronzo e delle perline in pasta vitrea; la presenza di altre chiavi e maniglie lontane dall'ingresso fa pensare che alla presenza di ambienti annessi come stalle o magazzini.

Sala del trono modifica

Presenta le medesime caratteristiche delle altre costruzioni del Bostel, se non per la posizione, sopraelevata rispetto al resto del villaggio, e la presenza, verso il fondo della stanza, di un grosso blocco di pietra tondeggiante; alcuni sassi posti in circolo fanno pensare che al macigno si accedesse tramite un gradino. Il pavimento, in argilla pestata e ciottoli, presenta file regolari di pietre; doveva forse reggere una struttura di legno, probabilmente una sorta di sopraelevazione.

Si è ipotizzato che sulla pietra fosse trovasse posto uno scranno in legno su cui sedeva l'autorità, oppure che rappresentasse un altare o un oggetto sacra. In ogni caso questa doveva essere la costruzione più importante del villaggio, sede del potere politico e/o religioso e delle assemblee.