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Rosa Pisaneschi

Rosa Pisaneschi (Siena, 26 gennaio 1890Roma, 2 marzo 1960) è stata una traduttrice italiana fra le prime a svolgere tale attività in modo professionale e prima traduttrice in italiano di racconti di Thomas Mann.

Biografia modifica

Figlia di Antonio, medico psichiatra nel manicomio di S. Niccolò, inserito nella società senese e coinvolto, come consigliere comunale, nelle vicende della città, e di Ida Lodoli. La coppia ha oltre a Rosina, un’altra figlia, Ada, e due maschi, Guido ed Ermanno. Riceve una formazione scolastica di buon livello e, nel 1910, si iscrive al corso di laurea in Lettere dell’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Frequenta gli ambienti della redazione della rivista La Voce, con cui collabora e dove conosce i triestini Alberto Spaini e Scipio Slataper. Si crea uno stretto legame d’amicizia tra Rosa, Alberto e Scipio che, come annota Giuseppe Prezzolini in una pagina del suo diario, rischia di scivolare in un tormentato intreccio amoroso presto risolto con il fidanzamento tra Rosa e Alberto[1].

Attività professionale modifica

Nello stesso anno 1911 parte da sola per il suo primo soggiorno di studio a Berlino; al rientro in Italia si trasferisce a Roma per proseguire gli studi all’Università La Sapienza, divenendo presto una delle più apprezzate e brillanti allieve di Giuseppe Antonio Borgese, allora professore del corso di Letteratura tedesca. Si trasferisce a Roma anche Alberto Spaini e le loro vicende universitarie proseguono su percorsi strettamente intrecciati sul piano professionale e sentimentale. Tra il 1912 e il 1915 lavorano insieme alla prima traduzione integrale dei Wilhelm Meisters Lehrjahre (Le esperienze di Wilhelm Meister) di Goethe, come scrive Spaini a Prezzolini[2]. Contemporaneamente traduce Enrico d’Ofterdingen di Novalis. Torna poi insieme a Spaini a Berlino tra la fine dell’estate del 1912 e il mese di maggio del 1913 e per entrambi questi periodi di studio in Germania sono importanti occasioni di arricchimento culturale durante le quali conoscono linguaggi letterari e forme d’arte per loro nuovi e d’avanguardia. Già durante la prima permanenza da sola a Berlino, nel 1911, Rosa è venuta a contatto con il mondo letterario tedesco, in particolare con i testi di Thomas Mann, autore allora poco conosciuto in Italia, e con le opere dello scrittore e drammaturgo Georg Büchner che proprio in quegli anni cominciano a essere proposte nei teatri berlinesi. Durante un terzo soggiorno in Germania, dopo l’estate del 1913 ancora una volta insieme ad Alberto, Rosa approfondisce e consolida quanto conosciuto in precedenza, soprattutto nell’ambito del genere del romanzo, probabilmente già con l’idea pionieristica di tradurre e far conoscere in Italia l’opera di Mann Nota (Daria Biagi, Prosaici e moderni. Teoria, traduzioni e pratica del romanzo in Italia del primo Novecento, Macerata, Quodlibet, 2022, pp. 48-49, testo e note)

La sua carriera di traduttrice comincia infatti a essere una realtà concreta; prima di trasferirsi a Berlino per la terza volta, vede pubblicata per la collana “Scrittori Stranieri” di Laterza la traduzione del libro Le esperienze di Wilhelm Meister di Goethe a firma sua e di Spaini. A questo punto è una affermata traduttrice e affronta la traduzione di Thomas Mann riuscendo per prima a farlo conoscere in Italia. Nel 1914 pubblica sul periodico Il Conciliatore di Giuseppe Antonio Borgese un saggio dedicato all’opera del drammaturgo Georg Büchner e pubblica con la sua sola firma per la collana Antichi e Moderni dell’editore Carabba diretta da Borgese, la traduzione e la prefazione al romanzo Enrico d’Ofterdingen di Novalis; subito dopo discute la sua tesi di laurea dal titolo Saggio sullo svolgimento poetico di Novalis, lavoro molto apprezzato dal suo relatore, sempre il professor Borgese

Nell'estate del 1914 sposa Alberto Spaini e insieme l'anno successivo si trasferiscono in Svizzera dove il marito è corrispondente estero del resto del Carlino ed altri giornali; nel 1918 nasce la prima figlia Giuliana, Avvia il progetto di una antologia di autori tedeschi insieme a Palazzeschi, che non andrà però in porto Nota. Rosina continua a tradurre, da sola o con il marito. Nel 1919 escono due sue traduzioni di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, pubblicate nella collana Un libro per tutti della “Società anonima editrice La Voce” di Prezzolini, e nel 1920 le prime traduzioni di Thomas Mann: una è il racconto Tutto deve essere aria uscito nel mese di febbraio sulla rivista “Il Mondo” di Sonzogno, l’altra è il Tonio Kröger, apparso in aprile su “Rassegna italiana politica letteraria e artistica”.

Tornata nel 1919 stabilmente a Roma con la famiglia, la sua attività di traduttrice si fa intensa, pubblica con la sua sola firma testi di E.T.A. Hoffmann per la collana Antichi e Moderni dell’editore Carabba e contemporaneamente prosegue anche l’impegno di traduzione a quattro mani col marito Alberto. L’interesse di Rosa per la letteratura di Hoffmann darà vita nel 1926 a un articolo, pubblicato su “La Fiera Letteraria” in occasione dei centocinquant’anni dalla nascita dell’autore Nota con il titolo dell'articolo (Rosina Spaini Pisaneschi, Traduzioni da Hoffmann, “La Fiera Letteraria”, 16 maggio 1926)

La nascita nel 1925 del secondogenito Paolo le porta serie conseguenze di salute e per diversi mesi non lavora alle traduzioni. Cominciano a manifestarsi alcuni segnali che aprono la strada al progressivo calo della sua carriera professionale Nel 1926 viene pubblicata la raccolta di Thomas Mann dal titolo Ora greve e altri racconti che comprende testi già tradotti da lei accanto ad altri tradotti insieme al marito. Nonostante sia chiaro il contributo autonomo di Rosa Nota, chi lo dice?, l’editore Morreale sceglie di riportare integralmente sul frontespizio solo il nome di Alberto Spaini abbreviando quello di Rosa in “R. Pisaneschi” per poi limitarsi, nella quarta di copertina, alla citazione del solo Alberto Spaini.

Negli anni successivi si ripropongono situazioni analoghe, il suo nome compare come R. Spaini, oppure R. Pisaneschi con il nome di Rosa ridotto alla sola iniziale o omesso, fattori che concorrono all’oscuramento della sua attività di traduttrice; anche l’obbligo di assumere il cognome maritale dopo il matrimonio è alla base della dispersione del suo lavoro visto che “R. Spaini” facilmente rischia di essere confusa con “A. Spaini”. Inoltre, come ha sottolineato Daria Biagi[1] essere apparsa nelle pubblicazioni come Rosina Spaini ma anche come Rosa Pisaneschi o più sinteticamente come “R. Spaini” e “R. Pisaneschi” rende ulteriormente complicata la ricostruzione del suo percorso professionale, disperso in informazioni apparentemente diverse[2].

A partire dagli anni Trenta gli impegni ufficiali di traduzione si fanno più sporadici fino a scomparire, anche se all’interno delle mura domestiche continua a collaborare in forma anonima col marito. Nota: Daria Biagi, Rosina Pisaneschi (1890-1960) in Anna Baldini e Giulia Marcucci, Quodlibet, Macerata 2023, pp.113-124

All’interno delle mura domestiche però continua a lavorare in forma anonima e invisibile per il marito. Un caso piuttosto emblematico riguarda il libro di Kafka Il Processo, traduzione commissionata ad Alberto Spaini nel 1933 che in breve tempo lo conferma tra i più abili ed efficaci traduttori dal tedesco in Italia. La traduzione procede a rilento e Spaini, probabilmente preso da molti altri impegni lavorativi, è costretto a giustificarsi coll’editore dichiarando che può inviare solo due terzi del lavoro, dal foglio 64 alla fine, mentre le iniziali 63 pagine, non ultimate, saranno inviate in un secondo momento. Come ha osservato Daria Biagi sempre nel corso del convegno senese, considerando che le traduzioni cominciano dall’inizio di un testo, molto probabilmente Spaini ha affidato alla moglie il lavoro a partire da pagina 64 ‒ i due terzi che risultano tradotti ‒ riservando per sé la prima parte del libro che, però, non riesce a terminare in tempo Nota con titolo e pagina dell'articolo . Rosa agisce quindi nell’ombra come una «traduttrice fantasma» e chi le è più vicino non sembra far nulla per rendere visibile il suo contributo. Chiusa nella vita familiare, non sembra però aver rivendicato il “posto al sole” sottrattole nel panorama editoriale italiano; anche la richiesta di poter leggere e tradurre le lettere di Rilke, inviata a Olga Signorelli nell’ottobre del 1933, sembra più motivata dal desiderio di riappropriarsi di uno spazio culturale privato piuttosto che dal tentativo di ridare forma concreta e ufficiale al suo impegno professionale in declino Nota.

Negli anni seguenti le strade di Rosina e Alberto divergono sempre più, lui proteso nel mondo esterno e professionale, anche con nuove passioni amorose a coinvolgerlo, lei ritirata all’interno della sua casa in mezzo a scampoli di una professione nascosta e rabberciata Nota. La carriera di traduttrice lentamente lascia il posto a quella di “casalinga”, come si può leggere sul suo passaporto anni dopo, nel 1950 Nota o foto del passaporto.

Scomparsa modifica

Muore il 2 marzo del 1960 e ne dà notizia il marito Alberto in una lettera a Prezzolini: «Caro Prezzolini, sì, la Pisaneschi non è più. Io sono sempre stato quel tremendo lazzarone, ma pareva che lei non se ne avvedesse e conservava l’entusiasmo e la fede e le speranze di una volta, di quando eravamo giovani ed il nostro centro era la VOCE; non è mai venuta meno alla convinzione che il mondo non conta, contiamo noi e il modo con cui lo accogliamo. Lei è stata magnifica, e chiusa nella sua ombra pensava solo a non farsi scorgere ma sapeva che la sua presenza era necessaria, e fino all’ultimo ha cercato solo di non pesare e di aiutare […]» Nota da dove è presa questa frase?. (Daria Biagi (a cura di), Alberto Spaini Giuseppe Prezzolini. Carteggio 1911-1974, Bellinzona, Edizioni dello Stato del Canton Ticino, lettera 57, 17 marzo 1960, p. 111) Nella memoria della moglie scomparsa Spaini riunisce il ricordo giovanile, citando la rivista La Voce, e quelli più intimi e familiari coll’allusione a una certa fatica di vivere della donna (“chiusa nella sua ombra pensava solo a non farsi scorgere”). Ma un’analoga testimonianza non viene riproposta da Spaini qualche anno dopo, nel 1963, al momento della pubblicazione del suo libro Autoritratto triestino, che raccoglie articoli ed elzeviri usciti del corso degli anni. In nessuna delle pagine del volume Spaini traccia un ricordo della moglie, neppure quando rievoca luoghi o momenti importanti per la vita di entrambi come la collaborazione alla rivista La Voce, o il clima culturale e sociale di Berlino nel 1913, oppure la vita romana negli anni Dieci; non lo fa neanche quando si sofferma a parlare del romanzo Le esperienze di Wilhelm Meister di Goethe, traduzione che li aveva visti lavorare insieme quando erano ancora giovani studenti. Nota titolo del libro, editore anno data

La riscoperta modifica

Sul lungo silenzio intorno alla figura di Rosa Pisaneschi hanno gravato le poche notizie biografiche tratte da fonti dirette, più che altro rintracciabili nelle lettere e nelle cartoline postali scambiate col fidanzato e poi marito Alberto, in gran parte ancora inedite; altre fonti dirette sono alcune cartoline e lettere inviate da Rosa a Olga Resnevič Signorelli conservate presso la Fondazione Cini a Venezia. Notizie indirette si ricavano in un altro carteggio, quello tra Alberto Spaini e Giuseppe Prezzolini, in un arco temporale che va dal 1911 e al 1960, anno della morte di Pisaneschi. In questo caso si tratta soprattutto di riferimenti brevi relegati nella parte conclusiva dei saluti, dove l’accenno a Rosa si riduce il più delle volte alla sigla «La P.», comunemente usata da Pisaneschi e Spaini nella corrispondenza tra loro.

Il suo lavoro di traduttrice è stato recentemente ricostruito e le sue inclinazioni culturali e professionali dimostrano l’interesse rivolto soprattutto verso autori di lingua tedesca del XIX secolo e del XX secolo, con incursioni anche nella letteratura mistica medievale, e verso alcuni scrittori non di lingua tedesca, come il norvegese premio Nobel Knut Hamsun e il francese François Mauriac.

Il processo di oscuramento nei confronti di Rosa Pisaneschi sembra essersi interrotto negli ultimi tempi grazie a studi recenti capaci di riesaminare il valore del suo percorso intellettuale e professionale; la persistenza nel mondo editoriale di alcune sue traduzioni databili ai primi due decenni del Novecento e le ristampe, nel 2022, di altri suoi lavori dello stesso periodo, confermano l’autorevolezza e la consistenza della sua attività di traduttrice e germanista. Nota: https://www.ltit.it/scheda/persona/pisaneschi-rosina__644

Note modifica



vecchia voce

Biografia modifica

Rosa Pisaneschi, tra le prime donne a laurearsi in lingua e letteratura tedesca in Italia, è stata una colta germanista e una raffinata traduttrice che ha subìto, ancora in vita, una lenta, progressiva ma inesorabile rimozione dal mondo culturale italiano che pure, tra gli anni Dieci e Trenta del secolo scorso, aveva contribuito a rinnovare. Il motivo del suo precoce oblio va ricercato nelle dinamiche proprie del sistema patriarcale. Invischiata nella propria condizione femminile all’interno della sua stessa famiglia, dove la carriera professionale del marito Alberto Spaini, anche lui germanista, traduttore, scrittore e giornalista, prevale a discapito della sua, Rosa intorno ai quarant’anni di età si inabissa nel suo ruolo di moglie e madre.

Figlia di Antonio, medico psichiatra nel manicomio di S. Niccolò, inserito nella società senese e coinvolto, come consigliere comunale, nelle vicende della città, e di Ida Lodoli. La coppia ha oltre a Rosina, un’altra figlia, Ada, e due maschi, Guido ed Ermanno. Riceve una formazione scolastica di buon livello e, nel 1910, si iscrive al corso di laurea in Lettere dell’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Frequenta gli ambienti della redazione della rivista La Voce, con cui collabora e dove conosce i triestini Alberto Spaini e Scipio Slataper. Si crea uno stretto legame d’amicizia tra Rosa, Alberto e Scipio che, come annota Giuseppe Prezzolini in una pagina del suo diario, rischia di scivolare in un tormentato intreccio amoroso presto risolto con il fidanzamento tra Rosa e Alberto[1].

Attività professionale modifica

Nello stesso anno 1911 parte da sola per il suo primo soggiorno di studio a Berlino; al rientro in Italia si trasferisce a Roma per proseguire gli studi all’Università La Sapienza, divenendo presto una delle più apprezzate e brillanti allieve di Giuseppe Antonio Borgese, allora professore del corso di Letteratura tedesca. Si trasferisce a Roma anche Alberto Spaini e le loro vicende universitarie proseguono su percorsi strettamente intrecciati sul piano professionale e sentimentale. Tra il 1912 e il 1915 lavorano insieme alla prima traduzione integrale dei Wilhelm Meisters Lehrjahre (Le esperienze di Wilhelm Meister) di Goethe, come scrive Spaini a Prezzolini[2]. Contemporaneamente traduce Enrico d’Ofterdingen di Novalis. Torna poi insieme a Spaini a Berlino tra la fine dell’estate del 1912 e il mese di maggio del 1913 e per entrambi questi periodi di studio in Germania sono importanti occasioni di arricchimento culturale durante le quali conoscono linguaggi letterari e forme d’arte per loro nuovi e d’avanguardia. Già durante la prima permanenza da sola a Berlino, nel 1911, Rosa è venuta a contatto con il mondo letterario tedesco, in particolare con i testi di Thomas Mann, autore allora poco conosciuto in Italia, e con le opere dello scrittore e drammaturgo Georg Büchner che proprio in quegli anni cominciano a essere proposte nei teatri berlinesi. Durante un terzo soggiorno in Germania, dopo l’estate del 1913 ancora una volta insieme ad Alberto, Rosa approfondisce e consolida quanto conosciuto in precedenza, soprattutto nell’ambito del genere del romanzo, probabilmente già con l’idea pionieristica di tradurre e far conoscere in Italia l’opera di Mann Nota.

La sua carriera di traduttrice comincia infatti a essere una realtà concreta; prima di trasferirsi a Berlino per la terza volta, vede pubblicata per la collana “Scrittori Stranieri” di Laterza la traduzione del libro Le esperienze di Wilhelm Meister di Goethe a firma sua e di Spaini. A questo punto è una affermata traduttrice e affronta la traduzione di Thomas Mann riuscendo per prima a farlo conoscere in Italia. Nel 1914 pubblica sul periodico Il Conciliatore di Giuseppe Antonio Borgese un saggio dedicato all’opera del drammaturgo Georg Büchner e pubblica con la sua sola firma per la collana Antichi e Moderni dell’editore Carabba diretta da Borgese, la traduzione e la prefazione al romanzo Enrico d’Ofterdingen di Novalis; subito dopo discute la sua tesi di laurea dal titolo Saggio sullo svolgimento poetico di Novalis, lavoro molto apprezzato dal suo relatore, sempre il professor Borgese

  1. ^ Giuseppe Prezzolini, Diario 1900-1941, Milano, Rusconi, 1980, p. 144.
  2. ^ Carteggio tra Giuseppe Prezzolini e Alberto Spaini, lettera 8, 19 marzo 1912, p. 45

Nell'estate del 1914 sposa Alberto Spaini e insieme l'anno successivo si trasferiscono in Svizzera dove il marito è corrispondente estero del resto del Carlino ed altri giornali; nel 1918 nasce la prima figlia Giuliana. Avvia il progetto di una antologia di autori tedeschi insieme a Palazzeschi, che non andrà però in porto Nota. Rosina continua a tradurre, da sola o con il marito. Nel 1919 escono due sue traduzioni di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, pubblicate nella collana Un libro per tutti della “Società anonima editrice La Voce” di Prezzolini, e nel 1920 le prime traduzioni di Thomas Mann: una è il racconto Tutto deve essere aria uscito nel mese di febbraio sulla rivista “Il Mondo” di Sonzogno, l’altra è il Tonio Kröger, apparso in aprile su “Rassegna italiana politica letteraria e artistica”.

Tornata nel 1919 stabilmente a Roma con la famiglia, la sua attività di traduttrice si fa intensa, pubblica con la sua sola firma testi di E.T.A. Hoffmann per la collana Antichi e Moderni dell’editore Carabba e contemporaneamente prosegue anche l’impegno di traduzione a quattro mani col marito Alberto. L’interesse di Rosa per la letteratura di Hoffmann darà vita nel 1926 a un articolo, pubblicato su “Fiera Letteraria” in occasione dei centocinquant’anni dalla nascita dell’autore Nota con il titolo dell'articolo.

La nascita nel 1925 del secondogenito Paolo le porta serie conseguenze di salute e per diversi mesi non lavora alle traduzioni. Cominciano a manifestarsi alcuni segnali che aprono la strada al progressivo calo della sua carriera professionale. Nel 1926 viene pubblicata la raccolta di Thomas Mann dal titolo Ora greve e altri racconti che comprende testi già tradotti da lei accanto ad altri tradotti insieme al marito. Nonostante sia chiaro il contributo autonomo di Rosa Nota, chi lo dice?, l’editore Morreale sceglie di riportare integralmente sul frontespizio solo il nome di Alberto Spaini abbreviando quello di Rosa in “R. Pisaneschi” per poi limitarsi, nella quarta di copertina, alla citazione del solo Alberto Spaini.

Negli anni successivi si ripropongono situazioni analoghe, il suo nome compare come R. Spaini, oppure R. Pisaneschi con il nome di Rosa ridotto alla sola iniziale o omesso, fattori che concorrono all’oscuramento della sua attività di traduttrice; anche l’obbligo di assumere il cognome maritale dopo il matrimonio è alla base della dispersione del suo lavoro visto che “R. Spaini” facilmente rischia di essere confusa con “A. Spaini”. Inoltre, come ha sottolineato Daria Biagi[1] essere apparsa nelle pubblicazioni come Rosina Spaini ma anche come Rosa Pisaneschi o più sinteticamente come “R. Spaini” e “R. Pisaneschi” rende ulteriormente complicata la ricostruzione del suo percorso professionale, disperso in informazioni apparentemente diverse[2].

A partire dagli anni Trenta gli impegni ufficiali di traduzione si fanno più sporadici fino a scomparire. All’interno delle mura domestiche però continua a lavorare in forma anonima e invisibile per il marito. Un caso piuttosto emblematico riguarda il libro di Kafka Il Processo, traduzione commissionata ad Alberto Spaini nel 1933 che in breve tempo lo conferma tra i più abili ed efficaci traduttori dal tedesco in Italia. La traduzione procede a rilento e Spaini, probabilmente preso da molti altri impegni lavorativi, è costretto a giustificarsi coll’editore dichiarando che può inviare solo due terzi del lavoro, dal foglio 64 alla fine, mentre le iniziali 63 pagine, non ultimate, saranno inviate in un secondo momento. Come ha osservato Daria Biagi sempre nel corso del convegno senese, considerando che le traduzioni cominciano dall’inizio di un testo, molto probabilmente Spaini ha affidato alla moglie il lavoro a partire da pagina 64 ‒ i due terzi che risultano tradotti ‒ riservando per sé la prima parte del libro che, però, non riesce a terminare in tempo Nota con titolo e pagina dell'articolo . Rosa agisce quindi nell’ombra come una «traduttrice fantasma» e chi le è più vicino non sembra far nulla per rendere visibile il suo contributo. Chiusa nella vita familiare, non sembra però aver rivendicato il “posto al sole” sottrattole nel panorama editoriale italiano; anche la richiesta di poter leggere e tradurre le lettere di Rilke, inviata a Olga Signorelli nell’ottobre del 1933, sembra più motivata dal desiderio di riappropriarsi di uno spazio culturale privato piuttosto che dal tentativo di ridare forma concreta e ufficiale al suo impegno professionale in declino Nota.

Negli anni seguenti le strade di Rosina e Alberto divergono sempre più, lui proteso nel mondo esterno e professionale, anche con nuove passioni amorose a coinvolgerlo, lei ritirata all’interno della sua casa in mezzo a scampoli di una professione nascosta e rabberciata Nota. La carriera di traduttrice lentamente lascia il posto a quella di “casalinga”, come si può leggere sul suo passaporto anni dopo, nel 1950 Nota o foto del passaporto.

Scomparsa modifica

Muore il 2 marzo del 1960 e ne dà notizia il marito Alberto in una lettera a Prezzolini: «Caro Prezzolini, sì, la Pisaneschi non è più. Io sono sempre stato quel tremendo lazzarone, ma pareva che lei non se ne avvedesse e conservava l’entusiasmo e la fede e le speranze di una volta, di quando eravamo giovani ed il nostro centro era la VOCE; non è mai venuta meno alla convinzione che il mondo non conta, contiamo noi e il modo con cui lo accogliamo. Lei è stata magnifica, e chiusa nella sua ombra pensava solo a non farsi scorgere ma sapeva che la sua presenza era necessaria, e fino all’ultimo ha cercato solo di non pesare e di aiutare […]» Nota da dove è presa questa frase?. Nella memoria della moglie scomparsa Spaini riunisce il ricordo giovanile, citando la rivista La Voce, e quelli più intimi e familiari coll’allusione a una certa fatica di vivere della donna (“chiusa nella sua ombra pensava solo a non farsi scorgere”). Ma un’analoga testimonianza non viene riproposta da Spaini qualche anno dopo, nel 1963, al momento della pubblicazione del suo libro Autoritratto triestino, che raccoglie articoli ed elzeviri usciti del corso degli anni. In nessuna delle pagine del volume Spaini traccia un ricordo della moglie, neppure quando rievoca luoghi o momenti importanti per la vita di entrambi come la collaborazione alla rivista La Voce, o il clima culturale e sociale di Berlino nel 1913, oppure la vita romana negli anni Dieci; non lo fa neanche quando si sofferma a parlare del romanzo Le esperienze di Wilhelm Meister di Goethe, traduzione che li aveva visti lavorare insieme quando erano ancora giovani studenti. Nota titolo del libro, editore anno data

La riscoperta modifica

Sul lungo silenzio intorno alla figura di Rosa Pisaneschi hanno gravato le poche notizie biografiche tratte da fonti dirette, più che altro rintracciabili nelle lettere e nelle cartoline postali scambiate col fidanzato e poi marito Alberto, in gran parte ancora inedite; altre fonti dirette sono alcune cartoline e lettere inviate da Rosa a Olga Resnevič Signorelli conservate presso la Fondazione Cini a Venezia. Notizie indirette si ricavano in un altro carteggio, quello tra Alberto Spaini e Giuseppe Prezzolini, in un arco temporale che va dal 1911 e al 1960, anno della morte di Pisaneschi. In questo caso si tratta soprattutto di riferimenti brevi relegati nella parte conclusiva dei saluti, dove l’accenno a Rosa si riduce il più delle volte alla sigla «La P.», comunemente usata da Pisaneschi e Spaini nella corrispondenza tra loro.

Il suo lavoro di traduttrice è stato recentemente ricostruito e le sue inclinazioni culturali e professionali dimostrano l’interesse rivolto soprattutto verso autori di lingua tedesca del XIX secolo e del XX secolo, con incursioni anche nella letteratura mistica medievale, e verso alcuni scrittori non di lingua tedesca, come il norvegese premio Nobel Knut Hamsun e il francese François Mauriac.

Il processo di oscuramento nei confronti di Rosa Pisaneschi sembra essersi interrotto negli ultimi tempi grazie a studi recenti capaci di riesaminare il valore del suo percorso intellettuale e professionale; la persistenza nel mondo editoriale di alcune sue traduzioni databili ai primi due decenni del Novecento e le ristampe, nel 2022, di altri suoi lavori dello stesso periodo, confermano l’autorevolezza e la consistenza della sua attività di traduttrice e germanista. Nota

Traduzioni modifica

Autori tradotti

  • Achin Arnim, (1781-1831)
  • Georg Büchner, (1813-1837)
  • Johann Wolfgang Goethe, (1749-1842)
  • Friedrich Hebbel, (1813-1863)
  • Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, (1776-1822)
  • Thomas Mann, (1875-1955)
  • Gustav Meyrink, (1868-1932)
  • Novalis, (1772-1801)
  • Joannes Tauler (1300-1361)
  • Frank Wedekind (1864-1918)[3]

Opere modifica

  • Hoffmann, E. T. A., Racconti fantastici, Traduzioni di R. Bottacchiari e R. Pisaneschi, Roma, A. Curcio, 1978,
  • Gustav Meyrink, Alla frontiera dell'al di là, traduzione di Rosina Pisaneschi, Rocco, Napoli, 1959.
  • Mauriac, François, Il deserto dell'amore, traduzione di R. Pisaneschi, Lanciano : G. Carabba, 1932
  • Hoffmann, E. T. A., Considerazioni filosofiche del gatto Murr traduzione di R. Pisaneschi, disegni di E. Castello, Roma.: A. F. Formiggini, 1930
  • Georg Büchner, La morte di Danton, traduzione di R. Pisaneschi e A. Spaini, Lanciano, G. Carabba Edit. Tip., 1929.
  • Giorgio Büchner, Opere, traduzione di R. Pisaneschi e A. Spaini, Lanciano, Carabba, 1929
  • Eduard Mörike, Storia della bella Naiade, traduzione di R. Pisaneschi-Spaini. Roma : Stock, 1927.
  • Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, traduzione e note di R. Pisaneschi e A. Spaini, Palermo, Industrie Riunite Editoriali Siciliane, 1926.
  • Hoffmann, E. T. A., Il feudo, a cura di R. Pisaneschi, Lanciano, R. Carabba editore, 1923.
  • Hoffmann, E. T. A., Mastro Martino e i suoi garzoni ; La finestra del cugino, a cura di R. Pisaneschi, Lanciano, R. Carabba, 1923.
  • Hoffmann, E. T. A., Il diavolo a Berlino ; Il cavalier Gluck ; Il gorgheggio ; Frammento della vita di tre amici, a cura di R. Pisaneschi, Lanciano, R. Carabba, 1923.
  • Hoffmann, E. T. A., Biografia frammentaria del direttore d'orchestra Giovanni Kreisler, traduzione di R. Pisaneschi, Lanciano, R. Carabba, 1922
  • Franz Wedekind, Fuochi d'artificio e Mine-Haha, Milano, Leonardo Potenza, 1921.
  • Wedekind, Frank, Fuochi d'artificio e Mine-Haha, Traduzione e prefazione a cura di A. Spaini e R. Pisaneschi, Milano : Leonardo Potenza, stampa 1921.
  • Rosina Pisaneschi, Le fiabe di Vaniusca; racconti russi per ragaziz italiani, Bologna, cappelli, 1920.
  • Hoffmann, E. T. A., Vita e opinioni del gatto Murr, traduzione di Rosina Spaini Pisaneschi, Roma, Elliot, 2019.
  • Novalis, Enrico d'Ofterdingen, traduzione e introduzione di R. Pisaneschi, Lanciano. R. Carabba, 1914.
  • Johann Wolfgang Goethe, Le esperienze di Wilhelm Meister, a cura di R. Pisaneschi e A. Spaini, Bari, Laterza. 1911.

Note modifica

  1. ^ Intervento al convegno La donna invisibile. Traduttrici del primo Novecento italiano, svolto nell’ottobre del 2021 presso l’Università per stranieri di Siena,
  2. ^ Nel Catalogo online del Servizio Bibliotecario Nazionale, infatti, esistono tre record differenti riferibili a lei che possono rendere complessa la ricostruzione del suo lavoro.
  3. ^ Daria Biagi, Rosina Pisaneschi, su tit.it. URL consultato l'8 gennaio 2024.

Fonti, risorse bibliografiche, siti queste fonti vanno collocate nel testo con le relative pagine

L’elenco completo delle traduzioni di Rosa Pisaneschi,si trova sul portale LTit – Letteratura Tradotta in Italia: https://www.ltit.it/scheda/persona/pisaneschi-rosina__644

Daria Biagi, Rosina Pisaneschi, in Anna Baldini e Giulia Marcucci (a cura di) La donna invisibile. Traduttrici del primo Novecento italiano, Quodlibet , Macerata 2023, pp.113-124

Barbara Belotti, “Via Antonio Gallonio n°23: la casa di Rosa Pisaneschi”, in Vitamine vaganti, n. 235, 9 settembre 2023, https://vitaminevaganti.com/2023/09/09/via-antonio-gallonio-n23-la-casa-di-rosa-pisaneschi/

Daria Biagi, Prosaici e moderni. Teoria, traduzione e pratica del romanzo nell’Italia del primo Novecento, Quodlibet, Macerata 2022

Daria Biagi (a cura di), Alberto Spaini Giuseppe Prezzolini, Carteggio 1911-1974, Bellinzona, Edizioni dello Stato del Canton Ticino 2020

Anna Baldini, Daria Biagi, Stefania De Lucia, Irene Fantappiè, Michele Sisto, La letteratura tedesca in Italia. Un’introduzione 1900-1920, Quodlibet, Macerata 2018